Un’inchiesta ci voleva sotto elezioni sennò come tentare di “orientare” l’opinione pubblica? E’ il solito giochetto che, negli anni, ha avuto come bersaglio il partito o i leader politici che avrebbero potuto racimolare più consensi. Giudiziaria o giornalistica l’indagine che scoppia in campagna elettorale è sempre sospetta. Ma i veleni faranno effetto?
Roma – Ancora una pioggia di veleni a ridosso delle elezioni. La trasmissione “Piazzapulita”, in onda su La7, ha svelato l’indagine giornalistica realizzata da “Fanpage” e denominata “Lobby nera” legata alla destra milanese e a Fratelli d’Italia. La prima cosa che si pensa, in questi casi e in altri ormai arcinoti, è che certe bombe ad orologeria siano fatte esplodere a ridosso dell’apertura delle urne per influenzare l’elettorato. Questo è il sospetto quando si parla di indagine giudiziaria, ma in caso di rivelazioni giornalistiche il sospetto lascia il dovuto spazio alla certezza.
Nessuno in questi casi potrà avere la serenità d’animo o la sicurezza di considerare la notizia dell’indagine, giudiziaria o giornalistica che sia, solo una mera coincidenza. Allora perché, se non si vuole influenzare una elezione o strumentalizzarla, non attendere qualche giorno per la diffusione dello “scoop” e di tutto quello che ne segue?
Quante volte abbiamo ascoltato registrazioni di intercettazioni di personaggi politici o di malviventi legati a rappresentanti delle istituzioni e cosi via a qualche giorno dall’espressione del consenso? Quante volte il politico di turno è stato messo alla berlina addirittura a poche ore dall’apertura dei seggi? Quando queste cose accadono, se non vi sono elementi di sicurezza da tutelare, sono indubbiamente finalizzate a suggestionare il “corpo elettorale”. Al di là di ogni valutazione il sospetto rimarrà, così come le perplessità ed i dubbi sulla conoscenza delle registrazioni, prima della trasmissione, da parte della competente Procura. In quest’ultima ipotesi non si potrebbe più parlare di sospetto.
Corrado Formiglio, giornalista e conduttore Francesco Cancellato, direttore Fanpage
Sul piano politico, nel frattempo, Giorgia Meloni ha chiesto alla redazione de “La7” la registrazione della puntata di “Piazzapulita” e dei video mentre Matteo Salvini intanto rimane sotto attacco, anche se il chiarimento definitivo della vicenda della droga sembra ancora lontano, il fuoco dei social e delle accuse politiche per il leader della Lega è ormai innescato.
Il capo del Carroccio, si vede lontano un miglio, ostenta tranquillità ma si dice “…dispiaciuto della frenesia mediatica che condanna le persone prima che sia un tribunale a farlo…”. Ma l’episodio della sua citofonata nel 2020 in casa del tunisino di Bologna durante la quale il segretario leghista chiese all’uomo “scusi, lei spaccia?” continua a fare il giro dei social. Anche recentemente, il che è tutto dire.
Matteo Salvini Luca Morisi
Parole che, peraltro, furono allora postate in rete proprio dall’allora imponente macchina social del Carroccio. Comunque stiano le cose la macchina del fango sta dilagando e non bastano gli ombrelli per ripararsi. E’ chiaro che in queste condizioni l’astensionismo potrà raggiungere risultati importanti e ad avere la meglio saranno soltanto le segreterie politiche più organizzate.
Comunque le ultime ore di campagna elettorale sono frenetiche per tutti i candidati, così il Sindaco Beppe Sala, a Milano, cerca di recuperare “qualunque” voto pur di arrivare al ballottaggio. Numerose le critiche degli avversari per l’attuale primo cittadino meneghino, accusato di strumentalizzare politicamente disagio e povertà.
Beppe Sala
Ma Sala, così come gli altri candidati, continua il suo percorso alla ricerca del consenso, qualunque sia il volto dell’elettore e del quartiere in cui vive. I centri sociali, gli immigrati irregolari e le famiglie rom vivono spesso al di là della legge e proprio questa strategia elettorale, adottata dall’inquilino di Palazzo Marino, è oggetto di contestazione da parte delle opposizioni.
L’elettore per ogni candidato non è altro che un oggetto del desiderio, tanto che per racimolare le simpatie di una certa categoria di cittadini ognuno è pronto a vendere l’anima e ad elargire promesse. Che non potrà mai mantenere. Come sempre.
Giorgia Meloni
Poi c’è la vicenda di Mimmo Lucano che, in pratica, la dice lunga su che cosa sia diventata oggi la politica per chi è a capo di un ente locale. E sempre che le condanne non si trasformino in abbagli giudiziari. Insomma basta cosi e pazientiamo fino a lunedì quando le amministrative saranno soltanto un ricordo. Per alcuni un brutto ricordo. Il voto di domenica e lunedì, a chi vorrà intendere, rappresenta comunque una chiave di lettura su cui meditare. Specie per quei partiti che potrebbero scomparire dalla scena politica alle prossime nazionali.