Per qualche voto in più nascondono il simbolo: la furbata del Pd

La base dei democratici ha storto il muso per la decisione del segretario di candidarsi a Siena facendo a meno del simbolo tanto caro agli iscritti. Le giustificazioni non tengono: si tratta solo di acchiappare più voti e con quel logo diventa davvero difficile. Stessa cosa fece Renzi alla Leopolda e le polemiche durarono mesi.

Roma – La politica è in campagna elettorale. I movimenti dei leader che si presentano in lista sono frenetici ed è tutto un pullulare di nomi di candidati e strategie per raccattare voti. Enrico Letta correrà alle elezioni suppletive di Siena senza utilizzare il simbolo del Pd di cui è segretario.

Non saranno presenti neanche i simboli degli altri partiti della sinistra che lo sostengono, come Mdp-Articolo 1, il Movimento 5 Stelle ed Italia Viva. I democratici si “vergognano” del loro simbolo? Macché. Sarebbe una furbata per “accalappiare” più consensi anche dagli schieramenti avversari. Dicono loro, Funzionerà?

Enrico Letta

In pratica ciò che viene realizzato in molti Comuni, al momento delle elezioni amministrative, con pseudo liste civiche dalla chiara appartenenza partitica. In questi casi il messaggio che gli schieramenti intendono lanciare è quello dell’autonomia dagli stessi partiti e di esclusivo interesse civico, ma nel caso di Letta il discorso è un tantino più peloso e perverso, per forma e sostanza.

Primo: Letta è il segretario nazionale del partito Democratico, il quale per strategie elettorali, che in questo caso sono solo personali, cerca di non identificarsi con il proprio simbolo. Secondo: il risultato che si ricava da questa scelta è in ogni caso perdente, in quanto al di là dell’esito, si dà l’impressione di non credere nel proprio partito ed ancor di più nella costellazione della sinistra che ha dichiarato di appoggiarlo. Terzo: non si comprende il motivo per cui un cittadino senese dovrebbe votare Letta se è di un altro orientamento, considerata l’identificazione forte con i Dem e la sinistra.

Valutazioni che sono ancora più delicate se venissero fatte dal Pd in sede regionale o locale. Infatti oscurare i simboli dei rispettivi partiti equivale ad annacquare tutta la coalizione di appartenenza, dando la conferma della debolezza degli stessi e ciò indipendentemente dal risultato ottenuto. Infatti non si può pensare di chiedere il voto per i candidati che non credono alla forza trainante di un simbolo. Allora meglio cambiarlo definitivamente per ottenere maggiore entusiasmo ed essere più coerenti.

Comunque dallo staff di Letta spiegano che “Non si tratta di una scelta leaderistica, ma dell’esigenza di rappresentare un mondo largo che si raduna intorno al nome del segretario Pd come collante…”, ma ai renziani e non solo sembra, invece, una scelta opportunistica. Infatti nessuno può dimenticare gli attacchi ricevuti da Matteo Renzi, nel passato, in occasione della “Leopolda” per l’assenza del logo Pd.

Leopolda senza il simbolo del Pd

I Dem toscani, in ogni caso, sono contenti della mancanza del simbolo soprattutto in un collegio uninominale, ma solo per ipotizzare in prospettiva a qualcosa di nuovo che sia maggiormente includente. Non si comprende a cosa si riferiscano, cosa c’è e ci potrà essere di diverso dalla scelta di un segretario nazionale del Pd di non candidarsi con il proprio simbolo e ciò per il semplice motivo che non esiste alcuna vera motivazione, ma solo strategia elettorale e di comunicazione. E basta.

Comunque stiano le cose l’evento non può passare inosservato, perché dopo tanto parlare di identità e di valori di centrosinistra, vedere il manifesto del segretario Dem con il solo nome del candidato senza simboli di partiti, disorienta l’elettore. Mentre per il nuovo simbolo “Con Enrico Letta” bianco in un tondo rosso si sono dovute raccogliere le firme per depositarlo in Corte d’Appello.

Memorandum: Letta ha già detto: “…Se perdo a Siena vado a casa…”, come ha già fatto Renzi da Premier in occasione del referendum. Il leader leghista Salvini, per tutta risposta, candidando a Siena l’imprenditore Marocchesi Marzi, lo sfida e rilancia: “…Rimandiamolo a Parigi, sarò a Siena ogni giorno…”. 

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