ROMA – PAROLE, PAROLE, PAROLE: UNA MONTAGNA DI PAROLE PER GLI ITALIANI SFINITI DALLA PANDEMIA

Il Bel Paese è sempre stato sommerso da leggi, leggine e circolari straripanti di parole inutili e incomprensibili. Leggi contro leggi, parole contro parole. Nulla di concreto: specie in questi ultimi tempi di tregenda.

Roma – Gli atti legislativi sommergono gli italiani da fiumi di parole. I cittadini sono confusi a tal punto da desiderare di vivere nell’oblio o nell’ignoranza più assoluta.

Soprattutto nell’ultimo anno le Camere sono state costrette a lavorare in condizioni difficili e a ritmo ridotto per la nota grave situazione ma non si può certo dire che abbiano perso la “parola”. Anzi è l’esatto contrario. 

Al compimento del suo terzo anno di legislatura (la diciottesima) lo Stato ha prodotto 171 leggi, 59 delle quali di conversione dei decreti legge, disseminate da quasi 1,5 milioni di parole.

Per l’esattezza 1.444.290. Una sequenza di testi quasi sempre gonfiati, alcune volte a dismisura, da abbondanti iniezioni di commi, che sono arrivati alla fine del cammino a quota 12.752, con un incremento del 65,29% per i soli decreti.

Il “contatore”, aggiornato dal Servizio studi della Camera in collaborazione con l’Osservatorio legislativo parlamentare, non tiene conto addirittura della legge sull’assegno unico approvata martedì scorso in via definitiva dal Senato, ma fa capire come il Governo abbia preso il sopravvento sull’attività delle Camere.

Soprattutto nell’ultimo anno in cui, oltre alla pioggia di Dpcm, si sono susseguiti gli interventi urgenti per fronteggiare l’emergenza Covid. In tre anni di lavori sono stati emanati 91 Dl, con 34 voti di fiducia e 133 leggi d’iniziativa governativa che hanno ottenuto il via libera di Montecitorio e Palazzo Madama.

Di questi 59 sono leggi di conversione di Dl, mentre 29 sono rimasti senza il disco verde parlamentare (non convertiti o abrogati), anche perché in molti casi sono stati accorpati in corsa ad altri decreti, come i provvedimenti sui Ristori di fine 2020.

Si è fatto continuamente ricorso alla “fiducia” tant’è che la “blindatura” è stata richiesta 34 volte e in 20 casi è scattata in tutti i passaggi parlamentari.

I testi hanno via via assunto dimensioni più vaste e sono diventati spesso molto pesanti ed anche articolati malissimo. Un dato emblematico è quello delle ultime tre leggi di Bilancio che sono uscite dal Parlamento in versioni da 3.488 commi complessivi e con 369.310 parole.

Roba da non credere ma non c’è nemmeno da stupirsi. Così al netto dei 59 decreti convertiti in legge, gli altri 74 provvedimenti d’iniziativa governativa “licenziati” dalle Camere sono risultati composti da 4.152 commi con una crescita del 77,7% rispetto ai testi originari.

Diversa, invece, la sorte per le 35 leggi ordinarie nate da proposte parlamentari, poiché nella struttura sono rimaste invariate, passando dai 333 commi originari ai 347 commi definitivi. Insomma piccole modifiche. Come al solito a fare la parte del leone sono state le maggioranze parlamentari che di volta in volta hanno sostenuto i governi che si sono avvicendati a palazzo Chigi.

Mentre le opposizioni sono riuscite a far passare in tre anni solo 681 emendamenti, che vanno però in qualche modo sommati con i 365 condivisi con la maggioranza. In Italia ci saranno duecentomila leggi diverse, diceva Francesco Carnelutti, uno dei più famosi avvocati e giuristi italiani, il quale affermava provocatoriamente che “per fortuna sono temperate da una generale inosservanza”, che purtroppo coglie solo uno degli aspetti del problema.

Francesco Carnelutti

Il fatto è che non solo le leggi sono troppe ma spesso sono anche scritte male, ben oltre i limiti della comprensibilità. E spesso anche in contraddizione con altre fonti normative. La più grande riforma anticorruzione sarebbe la creazione di una commissione di esperti per la semplificazione delle norme.

Detta assise dovrebbe poi, ogni mese, redigere un report al Parlamento, con suggerimenti concreti al fine di abrogare le norme inutili, obsolete o non più vigenti perché superate.

Spetterebbe poi alle Camere decidere. Questo potrebbe essere un vero salto di qualità sia nell’efficienza dell’amministrazione, sia nella lotta alla corruzione. Un segno di progresso e di rinnovata democrazia. Questo “sistema” però fa comodo a molti ed è duro a morire. 

 

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