Siamo tutti cyber-scemi?

Se non lo siamo già, ci stiamo diventando. I Socials ci stanno rovinando la vita e sono dannosi, come dicono gli scienziati. Ormai non ne possiamo fare più a meno ma ogni giorno che passa ne diventiamo schiavi. Abbiamo perduto il contatto umano e stiamo distruggendo la nostra esistenza. Ammalandoci.

Roma – Sono social-mente pericolosi, lo conferma la Scienza. Ormai lo constatiamo tutti i santi giorni che Dio manda in terra: i “Socials” sono entrati con prepotenza, pervasività e radicalità nelle nostre vite, trasformando il nostro modo di fare comunicazione.

C’è chi li considera una maniera diversa di socializzare, che sostituisce quella in presenza. Altri ritengono siano un modo per isolarsi dal mondo ed altri ancora, una minaccia per l’umanità. Per un gruppo di scienziati, i socials hanno un ruolo fondamentale nella disinformazione.

Lo conferma Stewardship of Global Collective Behavior (Gestione del comportamento collettivo globale), uno studio pubblicato sulla rivista scientifica PNASProceedings of the National Academy of Sciences (Procedimenti dell’Accademia Nazionale delle Scienze).

Un indiscusso vantaggio dei social network è il target a cui diffondere la propria visione politica.

Se ci pensiamo un attimo si è già avuto modo di verificare come i socials siano entrati nelle dinamiche sociali, cercando di manipolare le ultime elezioni americane ed il contributo che hanno dato alla cosiddetta infodemia.

In quest’ultimo caso si sono sovrapposti alla pandemia favorendo la sfiducia, ad esempio, nei dispositivi di protezione individuali, nei vaccini e nella stessa esistenza del virus. Un danno enorme.

Lo studio porta la firma di 17 ricercatori di discipline diverse: dalla filosofia alla matematica, dalla biologia sino alla scienza del clima. E’ un appello a considerare la tecnologia come una disciplina in crisi. Con questa locuzione si intende lo sforzo maggiore per l’approfondimento e la comprensione che i ricercatori devono compiere, data l’urgenza dei problemi sociali connessi ad essa.

Uno dei tanti rischi dei socials è la sostituzione della realtà col virtuale.

Lo studio afferma categoricamente che i socials sono pericolosi per l’umanità. Innanzitutto la scarsa comprensione del reale funzionamento delle tecnologie su scala globale sottintende molteplici criticità per le società democratiche ed il progresso scientifico.

Se lasciati allo stato brado, i meccanismi perversi di comunicazione dei socials, tra i quali ricordiamo i like (mi piace), commenti e condivisioni, potrebbero causare manomissioni elettorali, razzismo, guerre, malattie, estremismo radicale e carestie.

Carl Bergstrom

Secondo il co-autore dello studio Carl Bergstrom, biologo dell’Università di Washington in Seattle: “…I socials in particolare e una vasta gamma di tecnologie del cyberspace, come la ricerca guidata dagli algoritmi o la pubblicità basata sui clic, hanno rivoluzionato il modo in cui le persone si informano e formano la propria sovrastruttura culturale…”.

Tutto questo è stato ideato affinché gli utenti siano particolarmente vulnerabili alla diffusione della disinformazione. Per questi motivi, Facebook ed Instagram hanno deciso di nascondere i post e le foto di chi condivide fake news.

Se i social media diventano editori, la censura diventa un pericolo.

Indubbiamente tutto ciò che ha a che fare con le nuove tecnologie è un argomento molto delicato, perché delicata è la vita delle persone a cui si rivolgono. Sicuramente basta andare in giro per rendersi conto che si incontrano a qualsiasi ora della giornata, dall’alba al tramonto, individui che non sembrano più tali.

Tutti “auricolati”, a parlare con il volume dell’audio aumentato, a far scorrere con frenesia le dita sulla tastiera, col capo chino immerso voracemente su qualche video. Tutti sembriamo non essere presenti nel contesto che ci circonda ma da un’altra parte. Chissà dove, però.

Poi meglio stendere un pietoso velo quando si riesce a interfacciarsi de visu con qualcuno. Immancabilmente il bip di un cellulare si intromette nella comunicazione. Si continua a parlare, mentre l’altro guarda il suo aggeggio infernale senza alzare lo sguardo. Maleducazione a parte.

Dicono che bisogna essere multitasking. Sarà, ma sembriamo tutti fuori di testa. La delicatezza della questione è tale che, anche un intervento con tutti i buoni propositi del caso, è una sorta di manomissione. Non ci sono proprio speranze per noi comuni mortali.                                                                                  

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