Mille euro in contanti, oltre solo con pagamenti tracciabili tramite bonifici, bancomat, carte di credito e debito. Forti sanzioni per i trasgressori e per chi non accetta i pagamenti elettronici. Ci saremmo aspettati anche un inasprimento delle sanzioni per i grandi evasori che, di fatto, rimangono gli unici a fare soldi a palate.
Roma – Scattano le novità in vista per i pagamenti in contante. Il tetto massimo per i bigliettoni è sceso da duemila a mille euro. Soglia che viene applicata per qualsiasi passaggio di denaro tra persone fisiche o giuridiche. Questo significa che non solo l’acquisto di un bene o la prestazione di un professionista ma anche una donazione o un prestito ad un figlio, per una cifra di almeno 1.000€, dovrà essere giustificato ed effettuato con un tipo di pagamento tracciabile, come un bonifico.
Nulla cambia per quanto riguarda, invece, prelievi e versamenti in banca. I nuovi paletti sono quelli previsti dal Decreto fiscale dell’estate del 2020 varato durante il Governo Conte-bis e che non sono stati toccati.
Durante l’esame della Legge di Bilancio c’è stato il muro del Governo. Lega e Forza Italia, da sempre a favore di un regime più soft, non hanno potuto fare asse con il partito di Giorgia Meloni, per garantire gli equilibri della maggioranza. Comunque ultimamente Salvini e Berlusconi hanno rinnovato l’impegno ad alzare il limite di spesa. Ma al momento anche loro si debbono accontentare.
Il provvedimento fissava 2 tappe. La prima, scattata il 1° luglio 2020 e valevole fino al 31 dicembre 2021, ha registrato una riduzione della soglia da 3 mila a 2 mila euro. La seconda è scattata, appunto, con l’arrivo del 2022, con un ulteriore abbassamento del tetto per come abbiamo accennato da 2 mila a mille euro.
Da quest’anno, dunque, si torna al livello fissato nel lontano 2011 dal Decreto “Salva Italia” e poi cambiato nel 2016. Si tratta della nona modifica in 20 anni, la quinta negli ultimi 10.
In ogni caso chi non rispetta la regola può incorrere in una sanzione amministrativa pecuniaria da 3 mila a 50 mila euro. L’ammontare è quintuplicato in caso di violazioni che fanno riferimento a più di 250 mila euro.
E’ una misura che punta a rafforzare la lotta al nero e la strategia cashless, evitando il pagamento in contanti. Insomma una strada che si è intrapresa con le restrizioni approvate durante l’esame parlamentare del Decreto Legge “Recovery”.
Previsto anche che dal 1° gennaio 2023 negozianti e professionisti saranno tenuti ad accettare il bancomat o le carte di credito come forme di pagamento e di qualsiasi importo si tratti. Chi dovesse rifiutarsi incapperà in una multa, che partirà da 30 euro a cui si aggiungerà una percentuale in base al valore del prodotto o del servizio acquistato.
Il Decreto Recovery è stato approvato in via definitiva dal Senato giovedì 23 dicembre. Il Decreto-Legge 146 del 2021 ha, però, sottratto dall’applicazione della nuova soglia di mille euro le attività dei cambiavalute iscritti nel registro tenuto dall’Autorità prevista dal Testo Unico delle Leggi in materia bancaria e creditizia.
Il risultato è che in questo caso torna a essere applicata la soglia di 3 mila euro prevista da un provvedimento del 2007 (Decreto Legislativo n. 231).
E’ stato un continuo tira e molla che ha creato molti problemi, infatti già un provvedimento del 2012 (Decreto Legge n. 179) aveva introdotto a decorrere dal 30 giugno 2014 l’obbligo, per i soggetti che effettuano l’attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi anche professionali, di accettare pagamenti effettuati con carte di debito.
Successivamente la Legge 208 del 2015 (Legge di Stabilità per il 2016) ha esteso l’obbligo per i commercianti e i professionisti di accettare pagamenti anche mediante carte di credito, oltre che di debito, tranne nei casi di oggettiva impossibilità tecnica. Si sarebbe gradita anche una norma di inasprimento delle sanzioni per i grandi evasori che, di fatto, rimangono quelli che ci guadagnano di più. Tanto l’andazzo è quello che è.