Politica ballerina: i problemi degli italiani possono attendere

Referendum ed elezioni focalizzano l’attenzione dei partiti che, al posto di affrontare seriamente le necessità della gente, continuano con estrema litigiosità a suonarsele di santa ragione. Un tale atteggiamento provoca un sempre maggiore divario fra cittadini e politica che rischia di trasformarsi in astensionismo da record. La nuova legge elettorale rimane nel cassetto, come da anni a questa parte.

Roma – Fino al 2023 la politica sarà un balletto sempre più frenetico. Sino ad allora solo bagarre con lotte intestine evidenti e sotto banco. Si parlerà prevalentemente di elezioni amministrative, nazionali, regionali, del Quirinale e forse persino di votazioni condominiali pur di non affrontare la crisi epocale che sta vivendo l’intera Europa dal punto di vista sociale, economico e sanitario. Crisi, peraltro, che fa il paio con quella dei partiti e delle rispettive coalizioni. Insomma una vera guerra che inesorabilmente incrementa il già ampio distacco tra cittadini e politica.

La prova delle tante inefficienze dei singoli partiti sono la continua e progressiva richiesta di referendum, che nascono dall’esigenza di avere visibilità più che dalla necessità di rivolgersi al popolo sovrano per perorare necessità ed esigenze collettive. Questo perché i partiti hanno spostato il proprio asse che gli consentiva di avere un‘identità ben precisa di cui iscritti e simpatizzanti andavano fieri.

La vita di partito si svolgeva nelle sedi politiche ed il confronto su tanti argomenti costituiva un collante interno molto importante. Adesso il “tu per tu” si è spostato nelle piazze, anche virtuali, attraverso la sottoscrizione delle richieste di referendum. Si va da quello sulla cannabis legale, all’eutanasia sino all giudizio popolare sulla giustizia. Ma tutto ciò non rappresenta forse un’ulteriore conferma dell’enorme debolezza del sistema partitocratico?

La via dei referendum che stanno mettendo in discussione le capacità riformatrici del Parlamento, evidenziano la distanza tra partiti e società. Giustizia, cannabis legale ed eutanasia, del resto, sono temi delicati su cui le forze politiche hanno quasi sempre cercato di non decidere. Le consultazioni dirette potrebbero quindi fungere da acceleratore per spingere il Parlamento ad una scelta, oppure evitarla coscientemente. Ma lo scontro è appena iniziato. E non si prevede nulla di buono.

L’emergere dei referendum, peraltro, ricorda per certi versi l’inizio degli anni Novanta quando il sistema dei partiti era in grave difficoltà. In quella fase, infatti, le consultazioni popolari sulla Legge elettorale diedero un contributo non da poco al crollo della Prima Repubblica. In particolare il referendum sulla preferenza unica del 1991, celebre per l’invito ad andare al mare di Bettino Craxi, portò alla luce la crisi irreversibile della partitocrazia che sarebbe esplosa nel triennio 1992-1994 con le inchieste di Mani Pulite.

Non vi è dubbio, pertanto, che queste legittime iniziative dimostrano la fragilità delle forze politiche che, prima con il Governo Conte 1 (tra M5s e Lega), dopo con il Conte 2 (tra M5s e Pd) ed attualmente con Draghi, evidenziano l’incapacità del sistema di trovare una soluzione al proprio interno. Situazione che ha spinto il Presidente della Repubblica a chiamare l’ex numero uno della Bce così da porre le basi per un Governo di unità nazionale.

Le pessime previsioni che girano a Roma e Milano per i candidati sindaci del centrodestra chiamano in causa direttamente i due leader, Giorgia Meloni e Matteo Salvini. È evidente che le due probabili sconfitte, unite a quelle di Napoli e Bologna, date per certe, saranno addebitate proprio ai “comandanti” del centrodestra, che dovranno rispondere del magro bottino rimediato in una battaglia che tutti gli analisti davano per acquisita.

Il successo delle singole liste sarà l’unico terreno di confronto interno ed esterno, come un trofeo di caccia da ostentare e di cui parlare in maniera esagerata con tutti i compagni di battuta. Se così sarà, tutto il livore residuo si concentrerà nella partita del Quirinale.

A proposito, dopo la riduzione del numero dei parlamentari, ancora nessuno parla di una nuova Legge elettorale, che forse non interessa ad alcuno. La storia si ripete ormai da anni. In barba agli interessi degli italiani.

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