Non c’è Premier europeo che non riponga fiducia e stima in Mario Draghi, osannato anche da Joe Biden. Purtroppo i complimenti non bastano per risolvere una questione di vitale importanza. La data del 2050 è solo indicativa ma se non seguiranno fatti concreti i cambiamenti climatici rimarranno lettera morta.
Roma – Il cambiamento climatico è una emergenza che deve essere affrontata subito. Fatti concreti e non parole. E’ sotto gli occhi di tutti come il surriscaldamento del pianeta sia diventata una priorità da gestire senza perdere un istante. Il tempo delle conferenze, dei summit nazionali e mondiali, deve lasciare il passo agli interventi risolutivi. Legittime, dunque, le proteste soprattutto dei giovani che rivendicano un presente e un futuro migliore. Non si può attendere oltre.
L’Italia ha presieduto per la prima volta il G20 con risultati positivi, in particolare l’accordo sulla minimum tax per le imprese internazionali, sui dazi e vaccini. L’Italia, in ogni caso, stanzierà 1,4 mld di dollari l’anno per cinque anni al fine di contrastare i cambiamenti climatici.
Sul clima i Paesi G20 si sono impegnati, ulteriormente, a mantenere l’obiettivo di contenere il surriscaldamento sotto 1,5 gradi, con azioni immediate e impegni a medio termine per evitare una crisi ancora più devastante, anche se la data entro cui raggiungere l’obiettivo resta ancora molto vaga. Comunque essendo in piena emergenza ambientale, per contenere i cambiamenti climatici, non si dovrebbe andare oltre il 2050. Sul carbone, però, i finanziamenti pubblici non andranno oltre la fine di quest’anno.
“…E’ stato un summit di successo – ha detto Draghi – in quanto negli ultimi mesi sembrava che i Paesi emergenti non avessero nessuna intenzione di assumere altri impegni…”. Il giudizio finale, comunque, arriverà quando verranno intraprese azioni concrete al di là dell’impegno collettivo.
Il fatto più rilevante, comunque, è che da parte della Cina c’è stato un atteggiamento responsabile, cioè sono stati assunti impegni stringenti per mantenere l’innalzamento della temperatura entro la soglia degli 1,5 gradi. Pechino è il “grande inquinatore”. Con un quarto delle emissioni globali è il Paese che causa più di tutti il riscaldamento della Terra. Atteggiamento responsabile, dicevamo, ma nessuna data certa entro la quale ridurre le emissioni letali.
Mosca è, invece, la terza in classifica, dopo l’India. Ma la Cina e la Russia hanno in realtà sorpreso positivamente per il loro impegno a migliorare il pianeta, nonostante la loro prudenza nell’impegnarsi concretamente. Sono comunque sforzi notevoli, basti pensare che la Cina produce il 50% dell’acciaio mondiale e molte di queste aziende vanno a carbone. Il miglioramento consiste, infatti, nel convertire questi impianti ed adattare la gigantesca produzione di acciaio alle nuove energie più pulite. Insomma, una transizione difficile.
Riconosciuta, così, l’urgenza di combattere il degrado del suolo e creare nuove vasche di assorbimento del carbonio, è stato anche condiviso l’obiettivo di piantare 1.000 miliardi di alberi, concentrandoli in particolare sugli ecosistemi più degradati del pianeta.
La sessione dei lavori, al di là delle apparenze, è stata impegnativa e ricca di condivise assunzioni di responsabilità da parte di tutti i leader mondiali, che nell’ultima giornata di vertice con una foto di gruppo si sono fatti immortalare nel lancio, come da tradizione, della monetina nella Fontana di Trevi, nel centro storico di Roma.
Insomma si è trovato un compromesso che non minasse in partenza l’avvio della Cop 26 di Glasgow. Numerose e forti, invece, le contestazioni degli ambientalisti al Foro di Traiano. Sono centinaia di persone stanche delle chiacchiere e dei paroloni ridondanti ripetuti per decenni da tutti i responsabili economici mondiali. In molti si sono incatenati alla cancellata, mentre Biden annunciava una nuova era di cooperazione tra Unione Europea e Usa. Ma sarà proprio cosi?
Per la cancelliera Angela Merkel, invece, è stato l’ultimo vertice del G20 dopo 16 anni di servizio. “…Il suo equilibrio, la sua leadership e la sua determinazione nel creare consenso sono stati inestimabili per questo gruppo – ha affermato Mario Draghi – faremo tesoro della sua eredità per molto tempo. Cara Cancelliera, cara Angela, grazie…”.
Il G20 ha visto l’Italia come protagonista e non certo perché l’incontro si è svolto a Roma. Abbiamo tutte le carte in regola per diventare capo-fila in Europa, però gli altri Paesi membri debbono ottemperare ai propri doveri. Sennò dovremmo dare ragione a Giorgia Meloni:
“…Sul clima – ha detto la leader di Fratelli d’Italia – purtroppo ancora una volta l’Europa non ha posto sul tavolo l’unica grande arma a sua disposizione: dazi di civiltà nei confronti di chi non rispetta l’ambiente. Il libero mercato a livello mondiale può avere effetti positivi solo se equo e basato su valori e regole condivise. Dalla tutela dell’ambiente alle condizioni di lavoro, agli standard di sicurezza. Problema che neanche questa volta è stato sufficientemente affrontato...“. Se cosi fosse ci aspettano tempi duri.