Vaccinazioni in crescita come la povertà

Gli italiani non si sentono sicuri per quanto riguarda il futuro. Troppe le incertezze e la mancanza di lavoro incide negativamente sulla possibilità di fare previsioni. La politica non intende cercare soluzioni concrete mentre milioni di italiani non sanno come sbarcare il lunario.

Secondo gli studiosi del mutamento sociale stiamo vivendo un periodo di cauto ottimismo. La pandemia, incrociando le dita, grazie alle vaccinazioni, sembra aver imboccato la direzione giusta: si incomincia a vedere la luce in fondo al tunnel. In politica economica si nutre invece una cauta fiducia negli investimenti con le risorse del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).

Nonostante gli ultimi due anni tormentati per la nota malattia, non abbiamo perso il nostro tratto tipico, un vero e proprio marchio di fabbrica dai tempi del boom economico degli anni ’60, ovvero la propensione al risparmio.

Al contrario il periodo di restrizione ha accentuato l’attitudine alla parsimonia nelle spese, riducendo quelle non ritenute strettamente necessarie. Esiste però una diversa Italia, l’altra faccia della medaglia, in contrapposizione alla prima. Stiamo parlando di quei connazionali che ancora stanno arrancando e che vedono il ritorno alla cosiddetta “normalitàcon sfiducia, se non con rabbia.

Questo scenario è il risultato di una ricerca Ipsos presentata il 21 ottobre scorso in occasione della 97ma Giornata Mondiale del Risparmio. Nella raccolta e rielaborazione dei dati l’istituto di ricerche di mercato e sondaggi politici si è avvalso della collaborazione dell’Associazione di fondazioni e Casse di Risparmio. L’indagine “Gli italiani e il risparmio” mostra il divario sempre più importante tra chi resiste e chi invece incontra forti difficoltà.

Una vera e propria polarizzazione della società italiana che, in realtà non è solo frutto della pandemia ma risale almeno al decennio scorso. Chi, infatti, viveva una condizione di agiatezza si è arricchito ancora, non conscendo flessione nemmeno nel periodo pandemico. Chi, invece, si trovava già in difficoltà oggi ha subito il colpo di grazia, nel senso che naviga a vista come profughi sperduti e, spesso, non riesce ad affrontare nemmeno le più piccole difficoltà o spese non programmate.

Un po’ di elementi ci aiutano a comprendere meglio la situazione venutasi a delineare. Una sostanziosa percentuale di italiani ha dichiarato di proiettarsi al futuro con entusiasmo e fiducia e si sente pronta a voltare pagina. Com’è altrettanto alta la consapevolezza di voltarla davvero quella pagina. In tema di parsimonia, la stessa percentuale di cittadini è riuscita a mettere da parte denaro, nonostante le difficoltà provocate dal Coronavirus.

L’altra metà degli italiani ha invece dichiarato di essere insoddisfatto nei riguardi delle proprie finanze e di sentirsi molto preoccupato per il futuro. Come è cresciuta la quota di persone che ha finito le proprie risorse economiche a disposizione o percepisce di essere sull’orlo del baratro. I nuclei famigliari, vittime della crisi ammontano a circa 4 milioni, di cui una buona parte ha subito la perdita del lavoro senza riuscire ad ottenere una nuova occupazione fino ad oggi.

Dalla ricerca emerge, infine, che in questo contesto risulta manifesta una fondamentale presa di coscienza del ruolo del non profit e, più in generale dei corpi intermedi, in grado di intercettare le criticità sociali per offrirne una soluzione, in grado anche di allontanare quelli futuri.

E la nostra politica che cosa fa? Beh, si trova nella condizione del protagonista dell’opera Aspettando Godot di Samuel Beckett, un dramma associato al cosiddetto teatro dell’assurdo e costruito intorno alla condizione dell’attesa.

La locuzione è divenuta, col tempo, un vero e proprio modo di dire. La si utilizza, infatti, per indicare un frangente in cui si continua ad aspettare all’infinito. Ma aspettare che cosa? Qualcosa che appare come immediata, senza tuttavia adoperarsi affinché si realizzi o si smuova. Non è una descrizione che calza a pennello per il Bel Paese!

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