Fame zero: un obiettivo raggiungibile?

Ancora troppo spreco di cibo specie nelle famiglie più ricche ma anche nelle mense pubbliche e private. Occorre un progetto comune e il coinvolgimento di tutti i governi del mondo. Minore spreco del cibo e tutela dell’ambiente rappresentano i due parametri essenziali per la nostra sopravvivenza. Che non rimangano solo parole.

Durante il G20 per l’Agricoltura, che si è svolto il 17 e 18 settembre scorsi, è stata approvata la Carta di Firenze sulla sostenibilità dei sistemi alimentari, il cui obiettivo primario è: fame zero. Il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli in un post su Facebook ha evidenziato il solito luogo comune:

“…Ora la palla è nel nostro campo e dobbiamo essere in grado di mettere in atto politiche che invertano la rotta in modo definitivo. Serve una forte cooperazione tra Paesi contro lo spreco di cibo…”.

Tra gli obiettivi anche il trasferimento tecnologico e transizione ecologica. L’incontro si è svolto nella splendida cornice di Palazzo Vecchio. La conferenza stampa, tenutasi al termine dei lavori, ci ha informato sullo sviluppo di una food coalition.

Questa alleanza volontaria proposta dal Governo italiano e guidata dalla FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations – Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) è aperta a tutte le parti interessate a sostenere un’azione globale e coordinata per salvaguardare la sicurezza alimentare e la nutrizione e promuovere la trasformazione sostenibile dei sistemi agroalimentari sulla scia del Covid-19.

Questa coalizione è stata finanziata con 10 milioni di euro dall’Italia. Coldiretti, invece, ha posto l’attenzione sullo spreco alimentare. Ogni anno nel mondo viene buttato un miliardo di tonnellate di cibo, pari al 17% di quello prodotto.

In testa a questa classifica dello spreco ci sono le abitazioni private, dove in media viene eliminato circa l’11% di cibo, mentre per mense e rivenditori vanno via, rispettivamente, il 5% e il 2%. Un controsenso se si considera che 2,37 miliardi di persone non hanno avuto accesso ad un’alimentazione sana nel 2020. Oltre a questi dati allarmanti, il fenomeno produce effetti deleteri sull’economia nel suo complesso, sulla sostenibilità e sul piano ambientale per l’effetto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti.

Secondo alcune stime le emissioni derivate dallo spreco alimentare si aggirano sull’8-10% del totale dei gas serra. Ogni abitante del Bel Paese spreca 67 kg di cibo annui, per un totale di oltre 4 milioni di tonnellate. Un problema che non riguarda solo la sfera economica, ma anche quella etico-morale.

A questo riguardo il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha riferito il proprio orientamento: “…Siamo impegnati da tempo nel progetto dei mercati Campagna Amica per il contenimento degli sprechi con la più grande rete di fattorie e mercati a km zero…”.

La CIA, Confederazione Italiani Agricoltori ha messo in chiaro che bisogna essere pronti alla rivoluzione tecnologica in agricoltura. Dai robot intelligenti nelle stalle, alla vendemmia digitale, fino alle App che permettono di monitorare il lavoro nei campi e di connettere tutti i diversi aspetti di una moderna azienda agricola.

Fare agricoltura digitale vuol dire raccogliere dati, elaborarli e assumere decisioni in base alle informazioni raccolte, la cosiddetta data driven decision. Per mettere in atto questa vera e propria rivoluzione c’è bisogno di strumentazioni evolute sia nell’hardware che nel software, per rendere più efficiente il lavoro degli agricoltori, allo scopo di colmare il gap che ancora sussiste nel mondo rurale.

In questa ottica s’inserisce la lotta al climate change per progettare soluzioni che attenuino gli effetti del riscaldamento globale. L’Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano ha stimato che in Italia il valore dell’agricoltura digitale sfiora i 400 milioni di euro e può, quindi recitare un ruolo rilevante nello sviluppo dell’economia nazionale.

Dopo tutti questi bei propositi, è necessario metterli in atto. Altrimenti saranno solo inutili chiacchiere da conferenze o, peggio, da salotto.

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