ROMA – COME SE NULLA FOSSE ACCADUTO: LA CRISI FILA LISCIA VERSO IL TRAGUARDO

Recovery e riforme rappresentano l'imperativo categorico di Draghi ma anche le politiche per il futuro dei giovani, a patto che tutti indossino le mascherine. In settimana il totoministri e la corsa agli altri incarichi.

Roma – La settimana che si apre è decisiva per Mario Draghi. Da oggi l’ex presidente della Bce darà il via al secondo giro di consultazioni con i partiti, probabilmente iniziando ad illustrare le prime iniziative urgenti da intraprendere, oltre ai nomi sulla squadra di governo.

Il via libera di sabato, seppur con alcuni distinguo da parte di Lega e M5S, allarga la maggioranza parlamentare che, a sentire i soliti rumors, sosterrà il nuovo governo senza alcuna remora. Anche dall’Europa segnali soddisfacenti, in particolare da Christine Legarde: “…Draghi farà ripartire l’economia con l’aiuto Ue…”.

Durante le le scorse concitate giornate di incontri, accordi e tentate alleanze più o meno ricucite, si è parlato solo di temi programmatici come la riscrittura del Recovery Plan e la messa in campo delle riforme ad esso legate e non più differibili quali giustizia, concorrenza, fisco e pubblica amministrazione.

Riformulare ancora il Recovery Plan

Ma certamente il premier incaricato avrà anche accennato alla composizione della squadra di governo, soprattutto se a sostenerlo si confermerà un asse amplissimo che va dal Pd alla Lega. È chiaro che in queste condizioni si avvalora ancora di più l’input del Capo dello Stato per formare un governo del presidente di “salvezza nazionale” privo di carattere politico, almeno all’apparenza.

Un “eccoci tutti” importante per programmare le risorse europee. Un’espressione, quella del “governo del presidente”, ripresa non a caso dal capogruppo Dem alla Camera, Graziano Delrio, e dal numero due di Forza Italia, Antonio Tajani, secondo il quale l’appoggio di FI non implica la nascita di una nuova maggioranza politica ma di un esecutivo scelto fra i “migliori elementi” al servizio dell’Italia e degli italiani. Ammesso che questi talenti ci siano davvero. 

Una precisazione che fa comodo anche a chi nel M5S, da Beppe Grillo a Luigi Di Maio, si sta spendendo per ridurre al minimo il dissenso di chi non sopporta la convivenza con Matteo Renzi e soprattutto con Silvio Berlusconi che, peraltro, è speculare alla sofferenza del Pd davanti all’ipotesi dell’abbraccio con Matteo Salvini.

I due furbacchioni dalla parte di Draghi. Adesso…

Anche se non si è entrati ancora nel confronto sulla formazione della squadra, una cosa i leader l’hanno capita: sarà Draghi a proporre una soluzione e non ci saranno trattative sui nomi, anche se il Parlamento può riservare sempre grandi sorprese. In ogni caso lo schema prevalente che i partiti si attendono è quello di un esecutivo misto, con tecnici di altissimo profilo, anche di area e con una rappresentanza snella delle forze politiche.

Forse addirittura i leader, parlamentari o dirigenti di prima fila scenderanno in campo. Verso questo scenario dovrebbero dirigersi i partiti maggiori come M5S, Pd, Lega e FI, due ministeri ciascuno (forse tre per i Cinque Stelle, a maggior ragione se dovesse entrare l’avvocato Giuseppe Conte assieme a Luigi Di Maio e Stefano Patuanelli o Federico D’Incà) e uno ciascuno per Italia Viva e Leu.

Per la sinistra si profila la riconferma del ministro della Salute Roberto Speranza. Per la la Lega, invece, potrebbe entrare anche Giancarlo Giorgetti, il più convinto estimatore di Draghi. Tra i tecnici, per l’Economia rimane accreditato l’arrivo da Bankitalia di Daniele Franco. Dario Scannapieco della Bei, invece, potrebbe diventare il nuovo ministro dello Sviluppo economico.

Roberto Speranza rimarrà alla Salute?

Per la Giustizia sembra certo l’ingresso della presidente emerita della Corte costituzionale Marta Cartabia, mentre al Viminale potrebbe rimanere Luciana Lamorgese. Su cui molti, però, non sono d’accordo. Si sussurra anche il nome dell’ex Presidente Istat, Enrico Giovannini, che potrebbe approdare al Lavoro.

Ma quasi tutti gli onorevoli in ballo sono certi che le improvvisate non mancheranno. Specie quelle dell’ultim’ora. Si parla poi di una grande rentrée politica con l’ex premier democratico Enrico Letta pronto a tornare in campo grazie al saluto, sornione, di Renzi che cinguetta un risolente”…Stai sereno Enrico…“, la cui presenza è gradita davvero a pochi.

Dopo la baraonda la cara, vecchia crisi (praticamente già iniziata nella primavera scorsa con i pronostici che si sono avverati) sembra navigare in acque tranquille, senza alcun turbamento atmosferico che minacci tempesta. Improvvisamente tutti si sono quietati e c’è da scommetterci che anche gli “opportunisti” dei Cinque Stelle caleranno la testa pur di raggiungere la fine della legislatura.

Enrico Letta

Poi ci sarà l’addio ed il ritorno nel mondo dei poveri mortali con qualche migliaio di euro in più in tasca ed una lauta pensione per la vecchiaia. Grazie a Pantalone che paga senza fiatare.

Parlando di cose serie va detto che l’ex presidente della Bce ha parlato soprattutto di obiettivi, primo fra tutti è quello di ricostruire la fiducia nel Paese depresso dal Covid-19 e da una crisi sociale ed economica senza precedenti. Per farlo, ha ripetuto più volte Draghi, bisognerà puntare soprattutto su “lavoro e impresa” ma anche su “scuola e cultura”.

In che modo e con quale tipo di interventi l’economista romano lo spiegherà nel secondo giro di consultazioni che si concluderà domani e durante il quale manifesterà i punti salienti del suo programma di governo. Concetti che saranno ribaditi anche negli incontri con le parti sociali che, presumibilmente, si terranno dopo la fine delle ricognizioni con i partiti e la salita al Colle per sciogliere la riserva.

Luciana Lamorgese rimarrà al Viminale?

Il professor Mario Draghi non potrà concedersi troppo tempo per approfondire i tanti dossier in sospeso. L’urgenza drammatica di un Paese allo sbando lo impone. Il premier incaricato dovrà fare subito i conti con l’emergenza sanitaria e la necessità di accelerare la “campagna” delle vaccinazioni.

Riassumendo gli impegni sono tanti e le priorità sono quelle che conosciamo: dal Recovery Plan ai decreti legge fermi in Parlamento, come quello sulla nuova mini-proroga al 28 febbraio delle cartelle fiscali da congelare. Ma è soprattutto sul Milleproroghe, all’esame della Camera, che saranno puntati i riflettori.

Giovani senza mascherina sanzionati dalla polizia

Intanto scoppiano diversi focolai legati alle varianti Covid inglese e brasiliana in diverse regioni d’Italia. Tensione alta ovunque ma anche nuove occasioni di assembramenti specie di giovani senza mascherine. Pare che circa l’80% degli studenti che hanno ripreso le lezioni in presenza non le indossi.

In un momento in cui il virus sembra diventato più pericoloso, se non letale, proprio nei confronti dei giovani. Mentre le piste da sci, per i grandi interessi economici che ci sono dietro, dal 15 febbraio riprenderanno a funzionare. Non è forse un liberi tutti autorizzato da Roma? Le cose all’italiana che Draghi dovrebbe stroncare sul nascere

 

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