Camminare sulla fune è un gioco pericoloso. Prima o poi dovrà scegliere: rimanere al governo o passare all’opposizione in maniera definitiva. Una cosa è certa: Matteo Salvini non mollerà il suo scranno privilegiato. Anche a costo di lasciare agli altri qualche seggio alle prossime amministrative. Chi intende fare sul serio gli interessi degli italiani si comporterebbe in maniera diversa. Mentre Giorgia Meloni si frega le mani.
Roma – La posizione della Lega non è cambiata, anzi e peggiorata. Oggi si, domani no. Dopodomani non so. Altro che equilibrismi da circo. Se ci fosse un campionato dei voltagabbana, Salvini sarebbe il vincitore. Tentato com’è dal Governo ma anche dall’opposizione, che non intende mollare del tutto alla Meloni. Ed è per questo timore che il capo del Carroccio sta compromettendo i rapporti, non sempre idilliaci, con gli alleati della maggioranza e con lo stesso Draghi, che fila spedito per la sua strada.
Comunque stiano le cose il Carroccio ha votato a favore di due emendamenti dell’opposizione per eliminare l’obbligo della certificazione verde ai minorenni. Entrambe le proposte di modifica sono state bocciate, ma anche sul secondo decreto Green pass, quello che estende l’obbligo del certificato nelle scuole, università e nei trasporti a lunga percorrenza, la Lega si muove in difformità dal resto della maggioranza.
“…Il voto contro un Governo di cui si fa parte è un atto grave sempre, in tutti le situazioni…”, ha dichiarato Elena Bonetti, ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia. Ma potrebbe servire anche da stimolo perché non è detto che cento persone la debbano pensare tutte allo stesso modo solo perché tutto e cento stanno al Governo. Certo questo non è il caso di Salvini, beninteso.
Sul Green pass, infatti, la Lega ha già adottato tre posizioni differenti: approvazione in Consiglio dei Ministri, astensione e voto contrario in commissione e in aula a ranghi ridotti. Comportamento, peraltro, usuale per ogni provvedimento.
In altri momenti qualsiasi Governo sarebbe saltato, facendo esplodere la crisi. Ma siamo nel periodo del semestre bianco e quasi tutti gli alleati si lamentano ma, concretamente. non vanno oltre la critica. Pd compreso nel silenzio assordante di Draghi.
Forse è tutto calcolato e concordato con il Presidente del Consiglio, anche perché la ribellione continua della Lega non è stata determinante, in numeri, sull’estensione del Green pass. La prova provata? Non è stata posta la fiducia sui provvedimenti del certificato sanitario. Troppo rischioso. Poteva finire male.
Anche Giuseppe Conte, presidente del M5s, ha detto la sua ma senza arrabbiarsi più di tanto “…La Lega deve assumersi la responsabilità degli atti del Governo…Non può, come ha fatto con il RdC, avere votato la legge quand’era al Governo con i grillini e adesso ritenerla iniqua e dunque volerla abolire…”. In effetti è un controsenso ma considerando il pulpito da cui giunge la predica è inutile continuare a sparare a zero contro Salvini che ormai sappiamo di quale pasta è fatto.
Salvini e Draghi sono forse d’accordo? Giuseppe Conte
Infatti non c’è più nulla da scoprire per quanto riguarda l’inaffidabilità del Carroccio, è solo un dato oggettivo e per tutti. Il funambolismo rimane necessario, secondo l’ottica del Capitano, per due motivi: mantenere all’esterno un campo sempre più largo di consenso, mentre all’interno dovrebbe servire per migliorare la convivenza della diverse anime che compongono la Lega. Nonostante la vecchia guardia si sia allontanata da Salvini già molto tempo fa. Riducendo il numero degli elettori, almeno in Lombardia e Veneto.
Seguire a tutti ci costi Fratelli d’Italia, che “non tocca palla” ed è all’opposizione, è un grosso sbaglio per almeno due ragioni. Prima, perché votando un emendamento del partito di Giorgia si valorizza la posizione del suo partito a discapito della stessa Lega.
Seconda, non si comprende perché i cittadini dovrebbero votare la Lega se c’è FdI che porta avanti alcuni emendamenti, talmente importanti, da mettere in crisi il rapporto del Carroccio con la stessa maggioranza. Il cittadino sceglie sempre l’originale, mai la fotocopia. Basta riflettere. La vera leadership si manifesta quando si portano i più riottosi sulla propria posizione. E basta.
Però “…Alzare i toni ci permette di ottenere risultati, stiamo facendo il nostro mestiere…”, dichiara ancora il leader della Lega, in visita al Salone del Mobile di Milano. Salvini ne approfitta per il suo solito refrain da propaganda elettorale:“…L’obiettivo è garantire salute e lavoro…”. Da quando don Matteo si trova al Governo, e sono ormai più legislature, in quanto a salute e lavoro, Covid a parte, ce la siamo passata proprio male e non si prevedono tempi migliori.
Comunque al di là delle dichiarazioni e della propaganda dei leader intenti a lavorare sulle amministrative, il certificato vaccinale, per una questione di credibilità del Governo e dei suoi componenti, sarebbe meglio renderlo obbligatorio, in primo luogo, per senatori e deputati.
Infatti costituirebbe un bel segnale per tutti. Anzi l’estensione dovrebbe riguardare tutto il mondo delle istituzioni, sino agli amministratori regionali e comunali. Ma per fare questo ci vorrebbe una volontà politica unanime. Che non appartiene all’attuale pletora di parlamentari.