Gli ultimi sono gli ultimi, anche per il vaccino

Alcune popolazioni più povere non hanno ancora ricevuto una dose di vaccino anti-Covid ed è probabile che non potranno mai accedere alla somministrazione del siero salvavita. I soldi, anche in questo caso, rappresentano la salvezza. E chi ha fiutato l’affare lo sa benissimo fregandosi le mani con i Paesi più ricchi.

Roma – Da inizio anno è partita la campagna vaccinale per debellare il Covid-19 con il refrain che campeggia dappertutto: “L’Italia riparte con un fiore, per la precisione trattasi di una primula“.

C’è da ricordare che nello scorso mese di aprile si è celebrata la Settimana Mondiale delle Vaccinazioni promossa dall’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, con lo slogan “Vaccines bring us closer”, ovvero “I vaccini ci avvicinano“. Lo scopo? Ricordare l’importanza di tutte le vaccinazioni per prevenire malattie mortali.

Ogni anno 14 mln di bambini nel mondo non ricevono alcun tipo di vaccino contro malattie prevenibili. Molti di loro vivono in zone dove non hanno accesso ai servizi sanitari.

Nell’ultimo anno, spiega l’Unicef, la pandemia ha peggiorato la situazione e l’interruzione degli aiuti prefigura una probabile quanto devastante crescita di morti infantili che potevano essere evitate.

Proteggi un bambino, proteggili tutti è il vademecum sui vaccini salvavita. Ora sembra che il siero sia l’unica arma a nostra disposizione contro la peste del XXI secolo, il famigerato ed odiato Covid-19.

Ed invece in quasi 70 Paesi a basso reddito, 9 abitanti su 10 rischiano di non avere la possibilità di accedere alla somministrazione. Oltre la metà dei prodotti è già stata acquistata dai Paesi ad alto reddito, dove vive meno di un sesto della popolazione mondiale.

Sulla sx dispositivi di protezione contro la peste bubbonica del XIV secolo – Sulla dx i dispositivi contro la peste del XXI secolo

La stima è stata effettuata dalla People’s Vaccine Alliance, coalizione di organizzazioni non governative che annovera, tra gli altri, anche Oxfam e Amnesty International, i cui aderenti hanno, tra l’altro, dichiarato “A nessuno dovrebbe essere impedito di avere un vaccino che salva la vita solo per via del Paese in cui è nato o dei soldi che ha nel portafoglio”.

Ancora una volta, purtroppo, vale l’antico detto francese “l’argent fait la guerre” (il denaro fa la guerra), in questo caso il denaro fa il vaccino.

Nei Paesi poveri 9 persone su 10 rimarranno senza vaccini

Oppure la locuzione più popolare “senza soldi non si canta messa”. Ovvero, i poveri non hanno potere decisionale su nulla e, per averne un minimo, il denaro è indispensabile. Fatalismo e pessimismo che pare provenga dai nostri padri latini “sine pecunia ne cantantur missae”.

Niente di nuovo dunque sotto il sole. Da che mondo è mondo è il potere economico e finanziario a decidere le sorti dell’umanità.

Una situazione in controtendenza rispetto ai buoni propositi del segretario dell’ONU, Antònio Guterres, che al summit Global Vaccine del 4 giugno 2020 disse “Un vaccino deve essere visto come un bene pubblico globale, un vaccino popolare“. Altro che popolare.

Gli speculatori del capitalismo più spregiudicato si sono avventati come iene fameliche sul nuovo affare per proteggere i loro monopoli ed innalzare barriere finanziarie per limitarne la produzione ed aumentare i prezzi.

Antònio Guterres

La People’s Vaccine Alliance chiede ai Governi e alle società farmaceutiche di garantire che il vaccino venga acquistato a prezzi di costo reali e fornito gratuitamente ai cittadini; prevenire i monopoli sulla produzione, subordinando i finanziamenti pubblici per la ricerca e lo sviluppo alla condivisione libera di tutte le informazioni, dati, materiale biologico, know-how e proprietà intellettuale, da parte degli istituti di ricerca e delle aziende farmaceutiche; garantire che il vaccino abbia un prezzo accessibile, trasparente e basato sui costi di ricerca, sviluppo e produzione, oltre a tenere conto di eventuali finanziamenti pubblici forniti.

Chissà se questa richiesta verrà presa in esame o cadrà nel vuoto. La miopia politica e la mancanza di una visione a largo raggio manifestata dalle Istituzioni mondiali lascerebbe propendere per la seconda ipotesi.

La speranza è, comunque, l’ultima a cedere le armi. Anche perché la salvezza di uno garantisce quella dell’altro. Ce lo insegna l’accezione classica dell’economia, intesa come gestione della casa.

Ovvero il soddisfacimento dei bisogni dei membri della collettività attraverso l’utilizzo di tutti quei beni utili a questo scopo, ma non liberamente reperibili. Senza far prevalere quelli individuali su quelli della collettività.

Altrimenti, lo slogan “il vaccino ci avvicina” resta un semplice auspicio. Mentre il portafoglio ci allontana. Come volevasi dimostrare.

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