Cambiano per rimanere sulla poltrona

Questo è stato il governo dei transfughi e dei cambi di casacca con i numeri più alti. Nulla che abbia a che fare con gli interessi dei cittadini e del Bel Paese. Ciò che conta è rimanere appiccicato alla poltrona e pensare alla propria saccoccia. Lo scranno è come una droga, non se ne può fare a meno.

Roma – I parlamentari, come i giocatori di calcio, cambiano squadra ed allenatore sempre più spesso. Una sorta di “seggio-mercato” che permette loro di inseguire offerte allettanti a garanzia di uno scranno alle prossime elezioni nazionali. Il cambio di casacca, di contro, può anche essere frutto di una nuova passione ideale impossibile da esprimere nella vecchia squadra in cui si è stati eletti. Ma è proprio cosi? Nessun altro interesse?

In ogni caso i gruppi parlamentari rappresentano la proiezione dei partiti nelle istituzioni, per cui ogni parlamentare deve aderire ad un gruppo ma può scegliere senza vincoli a quale unirsi. Può pertanto accadere di cambiare stanza nel corso della legislatura, saltellando da un gruppo all’altro all’interno della maggioranza o da quest’ultima all’opposizione e viceversa. Un gioco che spesso non paga.

Comunque dopo quasi otto mesi dall’insediamento di Draghi, il Parlamento continua a cambiare pelle. Infatti si sono registrati passaggi di senatori e deputati da un gruppo all’altro, a causa della “maggioranza di larghe intese” che ha inglobato quasi tutti i partiti ad esclusione di FdI e L’Alternativa c’è (composto da dissidenti del M5s).

Lo scenario politico, in sostanza, è mutato assumendo una fisionomia diversa rispetto alla sua composizione nel 2018. Ben 267 sono stati i cambi di partito (dati Openpolis). Esattamente 119 nel solo 2021, più del doppio rispetto a tutti quelli avvenuti nel 2020 (58), in pratica il 44% del totale.

Tra gli ultimi passaggi si sono registrati quelli della senatrice Valeria Sudano, che è stata eletta nel Pd, confluita successivamente in Italia Viva di Matteo Renzi e che dal 28 luglio risulta iscritta nel gruppo della Lega. Sempre a fine luglio il senatore Lucio Malan ha lasciato F.I. per aderire a FdI, dopo che dal 2001 è stato ininterrottamente vicino al partito di Silvio Berlusconi.

Vi è da considerare che se gli spostamenti avvenuti a gennaio 2021 potevano essere interpretati come un tentativo di costruire una nuova maggioranza che sostenesse il Governo guidato da Giuseppe Conte, quelli avvenuti successivamente possono essere ricondotti, almeno in larga parte, proprio ai malumori per la nascita dell’esecutivo guidato da Mario Draghi.

A perdere più parlamentari è stato finora il Movimento 5 Stelle con 95 tra onorevoli e senatori, pur rimanendo il primo gruppo parlamentare, sia al Senato che alla Camerai, per consistenza numerica. Forza Italia, invece, ha subito 40 uscite, mentre il Pd ha patito 31 adios. Tra i partiti che hanno suscitato maggiore interesse ci sono Lega e Fratelli d’Italia.

C’è da dire che le migrazioni hanno favorito principalmente il Gruppo misto. Peraltro 49 parlamentari hanno fatto più di un cambio di gruppo e, tra questi, otto hanno fatto più di due passaggi. Al primo posto il senatore del Partito democratico Giovanni Marilotti che aveva iniziato la legislatura nel M5s per poi passare al Gruppo misto, Gruppo Per le Autonomie, Gruppo Europeisti, di nuovo Gruppo misto e infine Pd.

Tre cambi di gruppo per Michela Rostan, Maria Teresa Baldini, Saverio De Bonis, Gregorio De Falco, Raffaele Fantetti, Andrea Causin e Mariarosaria Rossi. L’ultimo cambio di casacca è stato fatto dal deputato siciliano Francesco Scoma che alla Camera, dopo essere stato eletto in FI, passato con Renzi, ora aderisce, come l’altra siciliana Valeria Sudano, alla Lega.

Comunque proprio alcuni giorni addietro il Carroccio ha accolto circa 200 nuovi amministratori locali tra cui due consiglieri regionali lombardi in uscita da Forza ItaliaParlavamo di interessi: solo quelli personali nel cambiare squadra. Nulla che riguardi il bene del Paese e dei cittadini.

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