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ROMA – CONTE TRIS? GOVERNO DI LARGHE INTESE O DI CORSA AL VOTO

Gli italiani sono stanchi di una politica che sta mandando il Paese verso il baratro. Alle 19.20, dopo una giornata convulsa, è arrivata la conferma delle dimissioni di Conte.

Roma – Il premier comunicherà fra poco le sue dimissioni davanti al Consiglio dei Ministri. Poi Conte ritornerà dal presidente Mattarella per le successive consultazioni che inizieranno domani.

Nel frattempo l’opposizione continua ad invocare fino allo sfinimento le elezioni anticipate. Per il resto il centro-destra si ostina a recitare sempre lo stesso copione elencando le cose fatte male, senza proporre soluzioni alternative concrete.

Gridare non porta benefici al Paese. Può solo aumentare temporaneamente la percentuale nei sondaggi. Lagnarsi per le insufficienze del governo è facile per chiunque, la critica è liberatoria ma improduttiva. Inutile ed anche strumentale asserire di non essere ascoltati dalla maggioranza proponendo soluzioni fantasiose e sterili che parlano alla pancia del Paese.

Salvini & Meloni

Senza dialogo non si va da nessuna parte ma forse non condividere rappresenta la volontà di tutti. Con questo comportamento i sovranisti stanno solo agevolando l’attuale esecutivo. Sia chiaro la sveglia è già suonata, inutile intonare inni e sbandierare proclami inneggiando al ritorno alle urne.

Ora è il momento di mostrare le proprie capacità, in senso istituzionale. Perché qualora il centrodestra, stante ai sondaggi più verosimili, dovesse vincere la competizione elettorale, come dimostrato in decenni di governo berlusconiano, non cambierebbe, purtroppo, le dinamiche politiche.

Sarebbe opportuno, invece, proporre soluzioni vere intorno ad un tavolo piuttosto che in tv. Basta con la manfrina delle urne. Non se ne può più di slogan e luoghi comuni. Ricorrere al voto non è la panacea per i tutti i mali che affliggono il Bel Paese stremato dalla pandemia e dal basso spessore politico di una classe dirigente sempre più impreparata e intenta a conservare lo scranno.

Lo abbiamo compreso che, stante la gravissima situazione italiana, nessuno degli onorevoli nostrani intende giocarsi la poltrona sennò un governo delle larghe intese con un politico vero come presidente del Consiglio sarebbe già una realtà. Ma non è cosa per noi.

Le chiacchiere stanno a zero. Anche se la speranza di un eventuale ripensamento sarebbe gradita a tutti. Al di là di ogni altra considerazione appare troppo rischiosa la sfida in aula anche sulla relazione di Bonafede per quanto attiene il comparto giustizia.

Le avvisaglie erano presenti già da qualche giorno. Tramite Bruno Tabacci i centristi hanno recapitato a Giuseppe Conte un messaggio chiaro: l’unica via per creare la “quarta gamba” e veder nascere un nuovo gruppo parlamentare è quella di aprire una crisi formale.

Bruno Tabacci

In questo modo, però, a rientrare potrebbe essere proprio Italia Viva mentre il “Centro Democratico” di Tabacci farebbe, se necessario, da stampella sussidiaria. Comunque in questo caso si potrebbe parlare di nuova maggioranza allargata.

Altro discorso è verificare di quali e quante persone è composto questo fantomatico centro. Cioè da chi “responsabilmente” sarebbe rimasto folgorato dal canto delle sirene di Conte & company. Per l’avvocato del popolo non rimane altro che rassegnare le dimissioni e la sua presunta “fuga” di ieri sera verso il Colle potrebbe confermare questa ipotesi.

Lo sapremo a brevissimo specie se Conte, dimissionario da ieri sera, tenterà di fare appello alle forze politiche per provare a ottenere un reincarico per dare vita ad un possibile Conte ter, purché si trovi una nuova maggioranza. Al momento però non si muove foglia.

Anche i “costruttori” non hanno alcuna intenzione di palesarsi. Si attende, dunque, il ritorno del premier da Mattarella nelle prossime ore mentre si accresce il pressing di parte del M5S e del Pd, schierato in campo con le due correnti rappresentate da Goffredo Bettini e Andrea Orlando. Poi ci sarebbe anche chi è convinto della necessità di riprendere il dialogo con Matteo Renzi. Si vedrà in mattinata. 

Nell’immediatezza c’è poi da sciogliere il nodo importante della giustizia (e l’altrettanto importante del Recovery Plan) e qui cascherà l’asino. Sarà un voto politico quello su Bonafede e il rischio di assistere alla bocciatura della linea del Guardasigilli è reale. Se cosi fosse addio sogni di gloria. 

Il premier, nel frattempo, si guarda bene dal rilasciare dichiarazioni. Qualcosina sfugge dalla bocca di Vito Crimi il quale afferma che per il movimento di Grillo non ci sono margini per ricucire con Renzi. La porta per l’ex segretario del Pd rimane sbarrata. E senza Renzi non ci sarà un Conte ter, a questo punto.

Vito Crimi

Anche secondo il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, se fallisce l’operazione “costruttori” l’alternativa è soltanto il voto. Infatti in casa pentastellata il timore delle urne è altissimo e la maggior parte delle poltrone grilline non è sulla stessa lunghezza d’onda dei vertici.

La speranza di una crisi pilotata non è ancora tramontata ma i rischi di percorrere strade alternative con un diverso presidente incaricato da Mattarella non è improbabile. E anche Renzi vedrebbe di buon’occhio una soluzione come questa.

Comunque non sembra vi siano altre direzioni da prendere, per evitare lo showdown. Il che comporterebbe, per lo stesso Conte, l’impossibilità di vedersi affidato un nuovo incarico dal Capo dello Stato, stando cosi le cose. Il premier sembra convinto a compiere quel passo che, dalla rottura con Italia Viva, non ha mai voluto effettuare per il timore di agguati, che ancora non sono del tutto scongiurati.

Stefano Patuanelli

Può darsi pure che una volta ri-salito al Colle Giuseppe Conte possa uscire dal cilindro magico un’intesa per realizzare una crisi pilotata che possa materializzarsi in un Conte ter. Ormai unica alternativa alla debacle del governo licenziato. 

Tra gli azzurri la scelta di tentare una via centrista piace a tanti, invece di sottostare all’asse sovranista con Meloni e Salvini. Che piaccia o no l’impasse politico che stiamo subendo si svolge all’interno di un sistema debole e popolato, prevalentemente, da piccoli partiti evanescenti a caccia di voti pescati ovunque.

Da sciogliere subito il nodo giustizia

La situazione è drammatica forse più di quella provocata dal virus. Ma nonostante il Paese sia steso per terra nulla si sta facendo per limitare disagi e malesseri dilaganti. Ciò che conta, da destra a sinistra, passando per il centro, è l’interesse personale.

Quello degli italiani può aspettare. E chi lo invoca infastidisce tutta la classe politica che del virus se ne frega davanti a chi attenta allo scranno. Dio me l’ha dato, guai a chi me lo tocca. Speriamo nella saggezza di Mattarella. 

 

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