Alitalia e il grande buco del carrozzone politico con le ali

Alitalia è stato un affare per tutti. Politici, plenipotenziari, commissari e presidenti, specie se incapaci. Il buco vertiginoso di miliardi e miliardi sembra senza fondo ed a rimetterci di tasca sono stati gli italiani di più generazioni. Chi non ricorda le assunzioni facili degli anni d’oro? Bastava la raccomandazione di un onorevole qualsiasi, un alto prelato, un banchiere o di chi aveva le mani in pasta per entrare nella gloriosa compagnia di bandiera. Adesso tocca a Ita che fra poco si chiamerà di nuovo Alitalia, dopo averne comprato il marchio. Un oscuro presagio?

Roma – Tra suoni di trombe e fanfare il 15 ottobre scorso è decollato il primo aereo della nuova compagnia di bandiera con il logo Ita. La nuova società pubblica ha sostituito Alitalia acquistandone lo storico marchio tricolore dopo la seconda asta, per 90 milioni di euro.

La prima asta, partita da 290 milioni di euro, era andata deserta. Gli aerei potranno partire coi colori storici e con lo stesso codice AZ sui tabelloni. Come sempre accade nelle vicende economiche italiche, è dovuto intervenire lo Stato italiano. Con Alitalia sono volati via anche tanti soldi dalle tasche degli italiani.

La newco (new company) Ita Trasporto Aereo, infatti, è stata finanziata dalle casse dello Stato per 1,35 miliardi di euro. Con questo esborso sono stati acquistati anche i domini internet di Alitalia e, quindi, è possibile che anche i biglietti saranno venduti con questo marchio. E’ molto probabile che gli aerei viaggeranno sia col nuovo marchio che col vecchio con differenze, forse, su tariffe e servizi.

(Foto LaPresse)

Con la creazione della nuova società è stato assorbito 1/3 dell’organico della vecchia compagnia. Il resto dei dipendenti continuerà ad usufruire della CIG (cassa integrazione) quindi si attingerà ancora una volta alle casse dello Stato. Com’è noto, infatti, la cassa integrazione è un’indennità erogata dall’INPS per i lavoratori delle aziende in crisi.

Il programma per il prossimo quadriennio prevede il raddoppio del personale e l’inaugurazione di nuove tratte. Per attuarlo, però, sarà imprescindibile effettuare un accordo con un partner importante. Tra i pronosticabili si sussurra che il favorito possa essere la tedesca Lufthansa, ma ci troviamo ancora nel campo dei desideri, non c’è niente di sicuro. E non sarà facile in tempi brevi.

La crisi di Alitalia, sostanzialmente un grande carrozzone politico, non è scoppiata all’improvviso, ma ha una durata più che trentennale ed è stato sempre necessario l’Intervento dello Stato. Ovvero continui esborsi dei contribuenti. Se fosse dipeso dal capitalismo nazionale, campa cavallo: ha sempre socializzato le perdite e privatizzato i profitti! Gli esecutivi degli ultimi decenni sono stati sempre costretti ad occuparsene, perché una definitiva soluzione all’annoso problema non si mai palesata.

Un report dell’Ufficio studi Mediobanca Mbres sui costi diretti, pubblici e collettivi, frutto della mala gestio di Alitalia riferiti al periodo che va dal 1974 a 2014, quindi 40 anni, ha quantificato un costo per gli italiani di ben 7,4 miliardi di euro. E per la cattiva gestione non ha pagato mai nessuno.

In dettaglio: il settore pubblico nella gestione in bonis fino al 2007 ha versato 3,3 miliardi di euro, intendendo i versamenti per ricapitalizzare la società, le garanzie prestate e copertura del debito e contributi a vario titolo. Per gestione in bonis, s’intende un’azienda solvibile, cioè in grado di restituire un prestito secondo le procedure prestabilite e concordate con l’istituto di credito.

Negli anni ’90 del secolo scorso gli interventi di ricapitalizzazione sono stati quelli più costosi. Né ha cambiato rotta la gestione dei vari commissari succedutesi e dei capitani coraggiosi di berlusconiana memoria. La cifra sottratta alle tasche degli italiani, difatti, è stata di 4,1 miliardi di euro. E che dire delle assunzioni facili ad ogni tornata elettorale?

Nei 14 anni successivi sono continuate le doglianze con esborsi di quasi 5 miliardi. L’insieme di interventi pubblici in 47 anni ha raggiunto i 13 miliardi di euro che si sono volatizzati, mentre gli aerei restavano, metaforicamente, a terra.

Secondo il Codacons associazione senza fini di lucro in difesa degli utenti, dei consumatori e dell’ambienteAlitalia è costata ad ogni famiglia italiana circa 500 euro. In media 216 euro per ogni cittadino, considerando pure i neonati.Alla faccia del bicarbonato di sodio!“, diceva Totò.

Senz’altro un bel gruzzolo, che poteva essere utilizzato in maniera più proficua, ma che non lascia alcun rimpianto per un marchio storico legato alla nostra storia collettiva e che ha fatto piangere le nostre tasche.

Si spera solo che il termine ITA venga inteso come attributo e, quindi nel significato di “partita“, appropriato se riferito ad una compagnia aerea. Ma in senso figurato, può anche intendersi come “spacciata, finita“. In effetti è andata cosi perché Ita, fra qualche giorno, si chiamerà di nuovo Alitalia! E la storia continua.            

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