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Prima le elezioni, poi le riforme. Forse

La corsa agli scranni amministrativi e regionali è ormai in corso. Non c’è tempo per le riforme e per le necessità impellenti dei cittadini che non ne possono più dopo quasi due anni di pandemia. Sarà un luogo comune ma nessuno pensa rimettere in sesto il Bel Paese. Solo caccia sfrenata all’ultimo voto.

Roma – In politica non sempre la diversità è una ricchezza. Anzi. Le forze politiche faticano tuttora ad adattarsi al nuovo contesto, caratterizzato non solo da una maggioranza di Governo atipica ma soprattutto dalla centralità assunta dal PNRR che dovrebbe indurre i partiti a cambiare prospettiva, concentrandosi su riforme e obiettivi di medio-lungo termine. Invece sembra l’esatto contrario.

Le riforme, quelle vere, sembrano diventate come l’Araba Fenice perché ormai sono solo i risultati delle amministrative e regionali che contano. Dunque le necessità dei cittadini, ormai stremati ad quasi due anni di pandemia, possono attendere mentre le campagne elettorali incombono sui leader di tutte le parti politiche. Nessuna esclusa.

In buona sostanza non si riesce ad abbandonare l’ossessiva ricerca del consenso immediato utilizzando qualsiasi metodo, anche quello più sporco della calunnia e del pettegolezzo. Tutto si concentra su una “attività predatoria veloce”. Nonostante l’evidenza dei fatti l’apprezzamento per l’operato del Governo e del Premier, secondo Ferdinando Pagnoncelli, ha un indice di gradimento che per l’esecutivo si attesta al 61%, mentre per Draghi raggiunge il 66%.

Certamente dopo aver toccato il valore più alto del 70% prima della pausa estiva, può sembrare sorprendente, mentre per il Premier si mantiene comunque su valori elevati. E non è certo la ripresa della preoccupazione per il Covid ad influenzare i giudizi, infatti due italiani su tre esprimono un giudizio molto positivo sulla campagna vaccinale.

I motivi, invece, sono da ricercare, come più volte ripetuto su queste colonne, nelle frequenti contrapposizioni tra le forze politiche della maggioranza. D’altronde era prevedibile che la tregua, tra alcune delle forze avversarie che sostengono il Governo, si sarebbe affievolita in tempi brevi. Le polemiche e i frequenti dissidi determinano l’insoddisfazione di quella categoria di elettori poco propensi ad accettare i compromessi richiesti all’interno di un’area di governo assai eterogenea.

Allo stesso modo c’è chi non gradisce che venga indebolita l’immagine di coesione dell’esecutivo, la cui azione rischia di essere considerata poco efficace perché rallentata dagli estenuanti tentativi di ricomporre le fratture interne.

In 1.195 comuni i cittadini sono chiamati alle urne, nelle città dove si vota il 3 e 4 ottobre. Anche in questa tornata elettorale sono numerosi i candidati che ambiscono alla poltrona di primo cittadino, per esempio a Torino sono tredici gli aspiranti sindaci, in particolare 11 uomini e 2 donne. Tutti in pole position per agguantare la poltrona che è stata occupata da Chiara Appendino, che non si è ricandidata.

In tal modo è toccato a Valentina Sganga, sostenuta dal Movimento 5 Stelle e dai Verdi, difendere la vittoria ottenuta dai grillini nel 2016 sperando, così, di arrivare almeno al ballottaggio. Stefano Lo Russo, invece, è il candidato del centrosinistra formato dal Pd, Moderati, Sinistra Ecologista, Torino Domani, Articolo Uno e Lista Civica Lo Russo Sindaco. Dentro quest’ultima lista sono presenti i candidati di Italia Viva, Azione, +Europa, Demos e Italia dei Valori.

Il centrodestra presenta come proprio “campionePaolo Damilano, con una coalizione composta da Lega, FdI, Forza Italia, Popolo della Famiglia, Progresso Torino, Sì Tav Sì Lavoro, Torino Città Futura e dalla sua lista Torino Bellissima.

Altri candidati sono Angelo D’Orsi, sostenuto dalla Sinistra radicale torinese e da Sinistra in Comune, Potere al Popolo e PCI, mentre a contendergli l’area comunista vi sarà, anche, Giusi Di Cristina. Nell’agone politico cerca spazio anche Roberto Salerno, il candidato sindaco del Movimento Ambientalista Torino, che è stato già deputato e senatore per Alleanza Nazionale. Altri aspiranti alla poltrona di sindaco di Torino sono Ugo Mattei, Davide Betti Balducci ed Ivano Verra.

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