Senza lasciapassare non si mangia

Ormai è fatta il certificato con il Qr Code è obbligatorio praticamente dappertutto. Senza di esso non ci si può muovere. Non puo fare nulla. Gli anti Green pass minacciano fuoco e fiamme e incitano alla rivolta. Ribadiamo che, a tempo debito, il Governo avrebbe dovuto ascoltare anche chi non era d’accordo. Adesso la situazione potrebbe sfuggire di mano.

Roma – Si pensa a tutt’altro mentre gli italiani sprofondano nell’indigenza. Troppi accadimenti, che non possono considerarsi solo coincidenze, fanno pensare che si stia sottovalutando, da parte del Governo e di tutte le forze politiche, lo stato di necessità e sfiducia in cui versano ormai decine di migliaia di famiglie. La sfiducia dei cittadini verso le istituzioni si allarga a macchia d’olio e si è già manifestata alle scorse elezioni amministrative.

Proteste da oggi contro il Green pass da parte dei portuali di Trieste, i quali chiedono l’abolizione del certificato verde e minacciano una serrata senza precedenti. Tensioni un po’ ovunque ed allarme degli autotrasportatori per il rischio paralisi. La gente è stanca di ascoltare prediche e di avere pazienza. Bisogna rimettere a posto un Paese che non riesce a risollevarsi nonostante gli annunci trionfalistici del Governo.

Lunedì 4 ottobre, allo spoglio delle schede per le amministrative, il 50% degli italiani hanno disertato le urne. E se fosse accaduta la stessa cosa per le politiche? Sabato 9 ottobre, davanti alle immagini tremende dei blindati, degli idranti, dell’assalto alla Cisl, delle manganellate e degli squadristi che minacciavano chiunque è opportuno riflettere. Al di là dei noti facinorosi, poi arrestati o meno, da chi era composta quella folla presente per protestare contro il Green pass?

Senza giustizia sociale è quasi impossibile ricostruire un rapporto di fiducia con la politica. Uno degli elementi fondamentali di un Paese civile e democratico è proprio la partecipazione della gente agli affari pubblici. Intanto da oggi via libera al lasciapassare.

Sono due i decreti della presidenza del Consiglio, firmati da Mario Draghi il 12 ottobre scorso, che regolano l’obbligo del Green pass in ambito lavorativo. I due Dpcm sono le linee guida per il rientro in ufficio dei lavoratori della Pubblica amministrazione e sulle modalità di controllo del nulla osta sia in ambito privato che pubblico.

Ogni amministrazione o azienda è autonoma nell’organizzare i controlli, nel rispetto delle normative sulla privacy e delle linee guida emanate. I datori di lavoro, comunque, definiscono le modalità operative per l’organizzazione delle verifiche, anche a campione, prevedendo prioritariamente, ove possibile, che tali controlli siano effettuati al momento dell’accesso nei luoghi di lavoro, individuando con atto formale i soggetti incaricati dell’accertamento delle certificazioni.

I soggetti che, per comprovati motivi di salute, non possono effettuare il vaccino contro il Covid-19, dovranno esibire un certificato contenente l’apposito “QR code” in corso di predisposizione. Nelle more del rilascio del relativo applicativo, il personale esente, previa trasmissione della relativa documentazione sanitaria al medico competente dell’amministrazione di appartenenza, non potrà essere soggetto ad alcun controllo.

Il lavoratore, pubblico o privato, è considerato assente ingiustificato, senza diritto allo stipendio, fino alla presentazione del Green pass. Però nel caso di aziende con meno di 15 dipendenti, dopo il quinto giorno di assenza ingiustificata, il datore di lavoro può sospendere il lavoratore per un periodo non superiore a dieci giorni, rinnovabili per una sola volta.

Il datore di lavoro deve poi effettuare una segnalazione alla Prefettura ai fini dell’applicazione della sanzione amministrativa. Infatti il lavoratore che accede al luogo di lavoro senza Green pass è soggetto, con provvedimento del Prefetto, a una sanzione amministrativa che va da 600 a 1.500 euro. Oltre alla retribuzione, non sarà più versata al lavoratore senza certificato qualsiasi altra componente di natura previdenziale, prevista per la giornata di lavoro non prestata.

I giorni di assenza ingiustificata non concorrono alla maturazione delle ferie e comportano la perdita anche della relativa anzianità di servizio. Il datore di lavoro che non controlla il rispetto delle regole sul lasciapassare rischia una sanzione amministrativa che va da 400 a 1.000 euro.

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