L’emergenza: il killer della democrazia

Quando un Governo si circonda di tecnocrati democrazia e libertà passano in secondo piano. Vivere d’emergenza non significa normalità. Stessa cosa se si fermassero i trasporti e le industrie per migliorare il clima. Il 31 dicembre la nostra emergenza dovrebbe andare in pensione ma c’è chi giura che proseguirà. Di questo passo il regime è sempre più vicino.

Roma – Prezzi alle stelle, salari troppo bassi. Per milioni di italiani la povertà diventa un problema quotidiano. La pandemia oltre che a determinare una situazione d’emergenza, dal punto di vista sanitario ed economico, ha lentamente ma inesorabilmente prodotto rincari sempre più afflittivi per le tante famiglie prostrate dai costi mensili, purtroppo superiori alle entrate.

Aumenti in arrivo per i prezzi degli alimenti. Le previsioni non sono per niente rosee 

Il Governo ha assicurato che aiuterà i poveri, ma in tanto sono sempre più numerose le persone costrette a vivere ai margini dell’economia, per poi trovarsi dipendenti dalla magnanimità dello Stato, che non sempre arriva puntualmente ed in modo organizzato. Basti pensare al fallimento della concezione e del modello organizzativo che ha ispirato il Reddito di Cittadinanza, una sorta di stipendio per furbetti e scansafatiche.

Il 31 dicembre dovrebbe segnare la fine dello stato di emergenza, ma vi sono fondati motivi per ritenere che verrà prorogato di altri tre mesi, al fine di giustificare provvedimenti e decreti che altrimenti non troverebbero “alloggio” nel nostro Paese. Campa cavallo.

Stiamo pian piano uscendo dalla situazione pandemica provocata dal Covid-19, anche se con l’avvento della stagione invernale la situazione potrebbe complicarsi, soprattutto per coloro che non sono vaccinati e per l’arrivo dell’influenza. .

Numerose le manifestazioni, in ogni parte del Bel Paese, che invocano l’abolizione del Green pass. Per molti il lasciapassare impedirebbe l’esercizio della libertà di movimento, per altri non servirebbe ad un fico secco.

Ferma rimanendo la libertà di espressione da parte di chiunque non sia d’accordo con i provvedimenti del Governo, è opportuno ricordare che cortei e riunioni di piazza sono possibili grazie alle decine di milioni di italiani che si sono vaccinati. Se i numeri non fossero stati quelli che sono i contagi sarebbero saliti alle stelle. Un particolare, quest’ultimo, che deve far riflettere poiché il virus è ancora fra di noi tutt’altro che sconfitto.

In ogni caso non si comprende il motivo per cui si parla di certificazione “verde“. Poteva benissimo chiamarsi red, black, yellow. Chissà. Ma alcuni opinionisti ritengono che non sia un caso la classificazione del “lasciapassare” come “green”, poiché ci troviamo in un periodo di transizione ecologica.

I politici non sempre sono all’altezza di governare, prevedere e disegnare il futuro migliore per tutti. Questo dato di fatto non può sempre giustificare il ricorso ai tecnocrati, in quanto ritenuti gli unici in grado di potere affrontare le emergenze globali.

Cosi facendo si innesta la marcia indietro. Il politico deve riappropriarsi del suo ruolo ed assumersi, con competenza, la responsabilità delle sue scelte, anche impopolari, per la salvaguardia del suo Paese in particolare, del pianeta più in generale.

Fino a quando si penserà che l’unica via d’uscita, per affrontare scientificamente situazioni che vengono prospettate da allarme rosso, sia la costituzione di unagovernance” di tecnici a livello planetario, si corre il rischio di arrivare, in un battere di ciglia, alla fine della democrazia. Senza, peraltro, che si abbia la percezione di avere assunto questa direzione.

Certamente è più facile gestire la complessità e la natura di molte questioni in una situazione “commissariale”, ovvero con una bolla di esperti tecnici che, in ogni caso, non è detto che siano liberi, vocati al sacrificio e con un forte senso dello Stato. La democrazia è ben altro. Uno Stato che si dice democratico è il risultato di un Governo che ha fatto del Parlamento il luogo ideale di condivisione e confronto. Tutto il resto ha l’amaro sapore del regime.

Attenzione, dunque, alla continuità dello stato d’emergenza. Fa rabbrividire il solo pensiero che l’emergenza climatica si possa affrontare come la pandemia. E’ chiaro che le situazioni di lockdown, determinate dal Covid, possano avere determinato una diminuzione di CO2. Ma sono due cose diverse e debbono rimanere diverse.

Non bisogna essere geni per comprendere che riducendo gli spostamenti di aerei, autoveicoli e persino delle maggiori attività produttive, il clima migliora. Ma qualora si tentasse di fermare i trasporti e l’industria che vita normale sarebbe la nostra? Se non ritroveremo presto il nostro equilibrio, anche politico, sarà difficile uscire dall’incubo in cui siamo finiti.

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