La giostra del Quirinale: altro giro a vuoto

Il Parlamento è in tilt ma a qualcuno degli onorevoli Signori importa qualcosa? Incontri serrati e riunioni interminabili non hanno sortito alcun effetto. Ma è anche vero che se l’opzione Casini divide il centrodestra, quella Draghi non è da meno per il centrosinistra. Intanto siamo davvero agli sgoccioli. Presidente se ci sei, batti un colpo.

Roma – Mentre in Parlamento manca un vero progetto politico, si continua a giocare a “Risiko” per l’elezione del nuovo Capo dello Stato. La Nato, come se non bastasse, sta iniziando a reggere l’urto di nuovi scenari provocati dall’escalation militare sul confine tra Ucraina e Russia.

Jens Stoltenberg

“…Non c’è trasparenza nel movimento delle truppe di Mosca e questo accresce la preoccupazione e la tensioneCi sono oltre 100 mila uomini già schierati lungo il confine ucraino e sta aumentando la presenza di forze di terra e di aria anche in Bielorussia…” ha spiegato Jens Stoltenberg, segretario generale Nato, facendo il punto della situazione sul fianco orientale dell’Alleanza.

Insomma si spera per il meglio, ma ci si prepara al peggio. Per questi motivi è stata consegnata una lettera all’ambasciatore russo in Belgio in risposta a tutte le preoccupazioni di Mosca. Infatti “…E’ stato preso molto seriamente lo sforzo di fare progressi attraverso la diplomazia…” ha spiegato Stoltenberg, nel corso di una conferenza stampa a sorpresa. Certamente la via da seguire è quella del dialogo, così la parola “guerra” non viene mai pronunciata e rimane ancora lo scenario più remoto, nell’approccio della Nato, alla crisi con la Russia.

Bruxelles, Quartier Generale della NATO

Intanto nella capitale, tra una votazione e l’altra, si individuano spiragli che potrebbero sbloccare la situazione di stallo. La questione identitaria travolge tutti i leader, alla ricerca di una figura presidenziale che possa giustificare la scelta e fare vincere tutti sotto l’ala protettiva dei “supremi interessi nazionali”.

Dalla quarta votazione, comunque, i grandi elettori diventano temibili. Insomma sono i giorni della verità. Le mattinate ed i pomeriggi, sino a tarda notte, sono segnati da nuovi vertici e frenetici colloqui. Nella rosa dei nomi che circolano con maggiore frequenza ci sarebbero il premier Mario Draghi, l’ex presidente della Camera Pierferdinando Casini ed Elisabetta Belloni.

Pierferdinando Casini

Sembra tramontata l’ipotesi Casellati, affossata proprio da Berlusconi che, così come Letta, ha dato il via libera proprio per Casini. Si attende ancora di conoscere le proposte del Pd, che fino adesso ha giocato solo di rimessa. Però sembra che il segretario dem, dopo l’endorsement, abbia inchiodato l’ex Presidente del Senato proprio con una sua affermazione, ovvero dicendo che Casini è un nome di centrosinistra.

Da qui l’ira di Salvini, le cui capacità di “king maker” sono ritenute discutibili. Comunque l’intesa, in tal modo, resta ancora lontana e anche ieri, con il quorum sceso a quota 505, non si è raggiunto alcun risultato.

Matteo Salvini e Enrico Letta

Dopo la quarta “fumata nera, proprio nel giorno dedicato alla memoria per ricordare le vittime dell’olocausto, ci doveva essere la grande réunion, ma le ore vengono scandite da una girandola di incontri e appuntamenti che si chiudono con un nulla di fatto.

Proprio Meloni ieri ha lanciato i nomi di Sabino Cassese e Elisabetta Belloni, tanto per aggrovigliare ancor di più la già intricata matassa. In ogni caso contro il trasloco del premier al Quirinale ci sono Berlusconi, Salvini e Conte, tutti sostenitori della sua permanenza a Palazzo Chigi.

Fino ad ora non c’è alcuna compattezza nel centrodestra, con la Meloni sempre sull’Aventino. Stessa storiaccia per il centrosinistra, diviso in mille frange. E’ chiaro che se l’opzione Casini divide il centrodestra, quella di Draghi divide il centrosinistra. Questo è poco ma sicuro.

Le ultime parole famose.

In ogni caso l’ipotesi Draghi si potrà concretizzare “last minute” per logoramento ma solo dopo che si manifesterà ulteriormente l’incapacità della politica. Ieri, intanto, ci sono stati 441 astenuti e fra questi tutto il centrodestra. Le schede bianche sono state 261 ed i voti validi 540.

Mattarella ha ricevuto 166 voti (con lo zampino di Di Maio che si è voluto contare), Nino Di Matteo, che prende il posto di Maddalena, ne ha avuti 56. La giostra continua, con il Parlamento in tilt.  

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