Siamo agli sgoccioli: il futuro presidente è già pronto

Con la sola maggioranza assoluta è possibile procedere al successore di Mattarella. Diversi i nomi che vengono allo scoperto ma pare che il prossimo presidente della Repubblica sia già pronto ad occupare la poltrona del Quirinale. E’ una persona che non metterà tutti d’accordo ma che proseguirà il lavoro del suo predecessore. E anche l’Europa sarebbe contenta.

Roma – La tensione cresce di pari passo con una certa preoccupazione. Già archiviato il quorum di 2/3, da oggi è sufficiente la maggioranza assoluta. Ora non c’è più spazio per l’inventiva, si fa sul serio. La terza votazione utilizzata per verificare la consistenza dei gruppi porta ad un ennesimo nulla di fatto. Nei tre giorni precedenti Paolo Maddalena, l’anti Draghi per eccellenza, è il nome pronunciato più volte per la prima carica dello Stato.

Paolo Maddalena

Nell’ultimo scrutinio insieme alle 411 schede bianche ci sono stati 128 voti per Mattarella, 115 per Crosetto, 52 per Casini e 20 per Giorgetti. Sono stati, invece, 62 i voti per Maddalena. Quest’ultimo è stato indicato come candidato dai parlamentari ex Movimento 5 Stelle e da quelli del movimento “L’alternativa c’è”.

Personalità super partes, lontana da appartenenze politiche, Paolo Maddalena, sostenuto dagli ex pentastellati solo per “marcare il territorio” ma senza alcuna reale possibilità di successo, è un forte oppositore dell’Euro.

L’ex magistrato in uno dei suoi scritti ha parlato chiaro in proposito: “…Una moneta parallela è diventata una necessità inderogabile per l’Italia e che il sistema neoliberista vuole tutta la ricchezza concentrata nelle mani di pochi, come autostrade, frequenze televisive, acqua, rotte aeree…”. Come dargli torto?

Mario Draghi

Tanto per capire, la critica maggiore, Maddalena, l’ha sferrata nei confronti del premier Mario Draghi. Infatti, nel settembre scorso, l’ex giudice tramite un tweet ha detto pane al pane, vino al vino: “…Draghi deve far luce sulla sua politica neoliberista che sta dilaniando il diritto al lavoro, egli sta portando l’Italia alla sua completa distruzione economica a favore dei Paesi forti dell’Europa…”. Del resto Draghi è un uomo di finanza, lo sapevamo, non un uomo di cuore, dunque perché tanto clamore?

Continua, in tal modo, l’altalena delle candidature, i confronti tra i leader e persino la proposta di un ventaglio di nomi, fatto in conferenza stampa da parte del centrodestra, come Marcello Pera, Letizia Moratti e Carlo Nordio.

Salvo le dichiarazioni di numerosi grandi elettori, che rivelano ben poco, non si sono fatte attendere le reazioni e le contromosse del Pd e del M5s che pur valutando positivamente la rosa di nomi proposta la ritengono non condivisibile. Forse perché sembra più un apostrofo rosa, insomma una pre-tattica.

Sergio Mattarella

Dal centrosinistra si propone, invece, un incontro ristretto tra le coalizioni, decidendo al momento di non contrapporre alcuna rosa di papabili, che nei fatti ha il significato di una bocciatura. Insomma, continua il gioco a scacchi. In effetti la situazione è confusa ed in divenire. Nella tre votazioni per l’elezione del Capo dello Stato nessuna novità degna di rilievo. Ancora la signora “scheda bianca” ha prevalso sugli altri nominativi inseriti nell’urna elettorale.

La politica sembra anestetizzata mentre nel frattempo, il giudice della Corte Costituzionale Giuliano Amato, non ha ancora abbandonato il sogno di poter diventare il successore di Sergio Mattarella e si sarebbe rimboccato le maniche perché nulla interferisca. Domani 28 gennaio scade, infatti, il mandato dell’attuale presidente della Corte Costituzionale, Giancarlo Coraggio e l’ex premier è il favorito alla successione. Prassi vuole che il suo posto venga preso dal giudice costituzionale più anziano, cioè Amato.

Giuliano Amato

Sabato 29 gennaio è il primo giorno utile per procedere all’elezione del nuovo presidente. Così, almeno, era inizialmente previsto, ma l’interessato starebbe lavorando e avrebbe ufficiosamente chiesto di far trascorrere qualche giorno in più. Soprattutto se si dovesse arrivare a sabato senza che sia stato eletto il nuovo Capo dello stato.

D’altronde i partiti, che al momento stanno ancora trattando e mantenendo ben nascoste le loro carte migliori, potrebbero ufficializzare da oggi in poi un nome condiviso. Ed Amato sa che la partita è ancora aperta, in quanto ai candidati basterà raggiungere la maggioranza assoluta dei grandi elettori (505). Casellati, in ogni caso, pare fuori gioco. Casini avanza tra la nebbia. Qualcun altro lo segue.

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