Grazie Draghi. Firmato Benetton

Di fatto è ancora la famiglia Benetton a giostrare gran parte della autostrade italiane grazie al provvedimento del Governo Draghi che gliene ha dato la possibilità. Ma non basta. C’è stata un’ulteriore concessione: il proseguo della gestione delle stazioni di servizi disseminate sulle grandi vie di comunicazione. Dove durante i divieti per la pandemia nessuno si è sognato di rispettare le regole.

Roma – L’anno appena passato agli archivi si è concluso in bellezza per i signori delle autostrade, i Benetton, tristemente noti per la tragedia del ponte di Genova del 2018 alla vigilia di ferragosto. Il Governo Draghi ha stabilito una doppia proroga che, di fatto, prolunga le concessioni autostradali senza bando di gara. Poiché siamo bravi nell’arte degli artifizi retorici e burocratici, il testo del provvedimento sembra un vero e proprio specchietto per le allodole.

Genova, 14 agosto 2018: crollo del ponte Morandi.

Si parla, infatti, di voler contenere gli effetti economici della pandemia e di salvaguardare i livelli occupazionali. Invece l’art. 2 del decreto numero 121/2021 recante disposizioni urgenti in materia di investimenti e sicurezza delle infrastrutture, dei trasporti e della circolazione stradale, si rivela un grazioso cadeau alla famiglia Benetton quando recita:

“…E’ prorogata di due anni la durata delle concessioni in corso, relative ai servizi di distribuzione di carbolubrificanti e ai servizi di ristoro sulla rete autostradale…”.

Il riferimento del tutto evidente è ai famosi Autogrill che sono oltre 200 quelli diffusi su tutto il territorio nazionale, tutti facenti parte di Schematrentaquattro SpA, la società le cui quote appartengono al 100% ad Edizione Srl, la finanziaria di proprietà proprio della famiglia Benetton.

Come succede spesso in Italia, il documento mette in atto il contrario di quanto previsto dal decreto Genova del 2018, approvato dopo la tragedia del Ponte Morandi. Il provvedimento ratificato dal primo Governo Conte, prevedeva l’introduzione di condizioni più stringenti per la gestione delle autostrade, accompagnate da un nuovo meccanismo tariffario e da un aumento delle verifiche degli investimenti sulla manutenzione. Insomma finalmente la bilancia pareva pendesse dalla parte delle utenze, invece tutt’altro.

Luciano Benetton, co-fondatore Benetton Group (foto Andrea Panegrossi)

Praticamente è come aver deliberato nel deserto, perché questo provvedimento ha annullato il precedente in quanto le predisposizioni previste non possono essere attuate. Una gran presa in giro per tutti gli italiani, accentuata dalla proroga in bianco concessa senza inserire alcun bando di gara. Ma siamo in Italia, il Paese degli amici degli amici, amici dei potenti di turno, E ci fermiamo qui, non volendo offendere.

Ma non basta. Come già accennato, c’è stata un’ulteriore concessione che è stata accordata dal Governo Draghi alla famiglia Benetton, ovvero quelle delle stazioni di servizi disseminate sulle grandi vie di comunicazione.

Ressa in autogrill, altro che divieto di assembramento

Sempre giustificate dal concetto di sostegno economico sono state prorogate per due anni le concessioni dei servizi di carburante e di ristoro sulla rete autostradale. Ancora una volta, senza alcun bando di gara, la famiglia Benetton potrà gestire come le pare l’attività degli Autogrill.

Posti di ristoro, come li chiamano, dove in clima di restrizioni nessuno ha fatto rispettare il divieto di assembramento, nessuno ha controllato i Green-pass, i commessi maneggiano i soldi spesso senza guanti e porgono al cliente cornetti e caffè con grande disinvoltura senza preoccuparsi dell’igiene. E dei contagi. Per non parlare dei servizi igienici, sempre più pietosi e sporchi, e della merce in vendita, di pessima qualità spacciata per prelibatezze.

Così mentre il titolo in Borsa continua a segnare risultati positivi per la gioia degli azionisti, lo Stato, cioè i cittadini che pagano le tasse, continua ad elargire prebende. E cortesie.

Una scelta molto discutibile, anche perché soltanto qualche mese fa la Commissione Europea ha ufficialmente messo in mora l’Italia per aver allungato la concessione di parte delle infrastrutture pubbliche alla SAT, Società Autostrade Tirrenica.

E non è la prima condanna per la stessa infrazione, infatti in nostro Paese ha già subito una condanna dalla Corte di Giustizia UE. Ma noi delle multe o dei richiami dell’Unione Europea ce ne facciamo un baffo, anzi ci teniamo a detenerne il primato.

Roberto Tomasi, amministratore delegato del Gruppo Aspi

Inoltre, per la cronaca, la stessa SAT è controllata al 99% da Aspi (Autostrade per l’Italia), la stessa azienda sotto inchiesta per il crollo del ponte di Genova tre anni fa, che causò 43 morti e 11 feriti. Per quest’ultima tragedia è stato chiesto il rinvio a giudizio dei presunti responsabili.

L’ottimismo della volontà suggerisce di avere fiducia nella giustizia e che i colpevoli pagheranno una giusta pena. Il pessimismo della ragione, invece, conoscendo l’impunità nel nostro Paese, ci consiglia la rassegnazione, tanto i soliti noti la faranno sempre franca. Comunque, ovunque.

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