Il segretario dei Dem coglie l’attimo e reitera la sua richiesta di vedere fuori dalla maggioranza la Lega di Salvini, alleato-avversario del governo Draghi. In politica le battaglie dietrologiche portano sfortuna e non sortiscono alcun effetto ai fini elettorali. Anzi servono a far guadagnare terreno ai concorrenti. Cosi è stato.
Roma – “…Quel gran genio del mio amico, lui saprebbe cosa fare, lui saprebbe come aggiustare, con un cacciavite in mano fa miracoli… Sì viaggiare, evitando le buche più dure, senza per questo cadere nelle tue paure…”. Cosi cantava Lucio Battisti nella sua indimenticabile “Si viaggiare” scritta dal mitico Mogol.
Infatti molto spesso il livore, frammisto alla spasmodica volontà di strappare consensi all’avversario, in politica fa perdere il lume della ragione. E se quel “nemico” fa parte poi della stessa maggioranza che sostiene il governo Draghi, allora la questione diventa veramente un grosso problema che andrebbe analizzato con grande serietà, proprio per la mancanza di alternative.
Nel Pd sta accadendo proprio questo. Purtroppo il percorso intrapreso da Enrico Letta non è molto trasparente e men che meno coerente con quanto affermato dallo stesso segretario in svariate occasioni. Insomma l’Enrico nazionale, pur di segare le gambe a Salvini, corre il rischio di perdere la bussola. Se non l’ha già perduta invocando a squarciagola l’uscita dalla maggioranza della Lega. E tutto questo ambaradam perché il Carroccio avrebbe votato l’illegittimità del Green-pass? Cos’è una scusa? Un’occasione propizia per tentare di disfarsi dell’alleato ingombrante?
Da diversi anni la sinistra ha perduti smalto e credibilità non rappresentando più quell’elettorato riformista al quale piacerebbe ancora oggi che alcune tematiche venissero affrontate con maggiore vigore e determinazione.
Come identità e valori del centrosinistra sono prevalse le parole rispetto ai fatti. D’altronde lo stesso segretario Dem, alle elezioni suppletive di Siena, non si è presentato con i loghi del Pd e degli altri partiti dell’area sinistrorsa che lo sostengono ma con un altro simbolo già depositato.
Nient’altro che un tentativo maldestro nella speranza di raccogliere maggiori consensi personali, non certo per rilanciare l’immagine di un Pd e di una sinistra ormai allo sbando. Il tentativo, è giusto evidenziarlo, non è affatto piaciuto alla base storica del Pd che ha molto criticato la manovra del segretario un po’ troppo sopra le righe.
Comunque stiano le cose il brano di Lucio Battisti simboleggia la vita stessa ed è una metafora della nostra esistenza. L’amico geniale è quello che ti aiuta sempre, soprattutto nei frangenti difficili e sa consigliarti alla luce della sua esperienza.
Per questi motivi farebbe piacere sapere chi è lo “spin-doctor” del Pd o il consulente personale del segretario, solo per comprendere meglio le dinamiche comunicative di Letta che, allo stato attuale, rimangono oscure. Come tante altre cosette che riguardano il suo partito.
Andiamo, però, con ordine per analizzare le mosse del segretario dei democratici. Vediamo la sua strategia politica in due righe, perché tante ne bastano per riassumere quanto sta facendo il partito della Festa dell’Unità. In primis rilancio dello Ius Soli e nessun dialogo sul Ddl Zan che sembra blindato in aula; no al rinnovo di Quota 100, conferma del Reddito di Cittadinanza e difesa prima del ministro Speranza e poi della ministra Lamorgese, ventre a terra invece per le dimissioni del sottosegretario leghista Durigon. Poi regolarmente presentate e ratificate.
In sostanza da quando è nato il governo di unità nazionale l’unico obiettivo politico, o almeno il principale, del Pd è stato quello di mettere in difficoltà e danneggiare Matteo Salvini e la Lega. Un piano “strategico” portato avanti quotidianamente. In maniera quasi maniacale. I risultati raggiunti, però, sono stati deludenti. I Dem sono sempre sul podio, ma al terzo posto. Il secondo se l’è aggiudicato il Carroccio, grazie proprio agli errori di mister Letta. Il primo posto spetta alla Meloni e anche in questo caso grazie all’ex Premier.
Se il segretario del Pd fosse stato meno accecato dalla rabbia contro l’alleato di centro-destra, si sarebbe accorto che la propria linea politica, ad esempio in tema di immigrazione, è stata molto più dura di quella adottata dal suo diretto avversario-alleato.
Lo dimostra il fatto che la Meloni ha ri-proposto il blocco navale per fermare gli sbarchi, soluzione che Salvini nemmeno da ministro dell’Interno si sarebbe sognato di proporre. Un vero capolavoro politico: “Quel gran genio del mio amico… Scinderebbe la gente, quella chiara dalla no. E potresti ripartire, certamente non volare ma viaggiare”. Letta datti una mossa.