ROMA – ASSASSINI, MAFIOSI E SPACCIATORI FRA I BENEFICIARI DEL REDDITO DI CITTADINANZA

Le importanti risorse economiche vengono percepite dai delinquenti a scapito di tanta gente che muore di fame, specie in questo periodo. In attesa delle norme correttive e di maggiori controlli preventivi, la GdF continua a scoprire i truffatori.

Roma – Considerato il cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle, dall’aprile del 2019 il reddito di cittadinanza in Italia è una realtà. Una realtà regolata da una legge ad hoc che chiarifica la filosofia del contributo economico quale misura fondamentale di politica attiva del lavoro a garanzia del diritto al lavoro, di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale, nonché diretta a favorire il diritto all’informazione, all’istruzione, alla formazione, alla cultura attraverso politiche volte al sostegno economico e all’inserimento sociale dei soggetti a rischio di emarginazione nella società e nel mondo del lavoro…”. 

La misura di sostegno è concessa per un periodo massimo di 18 mesi, trascorsi i quali può essere rinnovata previa sospensione di un mese. Nonostante una certa utilità (ma di sostegni economici ce n’erano già a iosa) il RdC non ha mancato di suscitare polemiche ancor prima di essere istituito. La destra ancora oggi, puntualmente, torna ad attaccarlo e Giorgia Meloni non perde occasione per scagliarsi contro i percettori arrivando persino a definirli “strapagati”.

Giorgia Meloni

In questi ultimi giorni, proprio poco tempo dopo la scadenza del beneficio per quanti lo hanno ricevuto sin dall’inizio, il reddito di cittadinanza è balzato nuovamente agli onori della cronaca per un’operazione della Guardia di Finanza che ha permesso di scoprire l’indebita percezione del reddito di cittadinanza da parte di famiglie di soggetti con condanne passate in giudicato per reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico di stupefacenti, furto e persino omicidio.

Infatti, tra questi galantuomini, c’è anche uno degli esecutori materiali dell’omicidio del magistrato Rosario Livatino. Gianmarco Avarello ha fatto parte del gruppo di fuoco che il 21 settembre 1990 uccise il giudice “ragazzino“, come infelicemente lo aveva definito Francesco Cossiga.

Rosario Livatino

Avarello, oggi in carcere per 7 ergastoli, risulta tra gli 8 “furbi” scoperti dalle Fiamme Gialle. A norma di legge il sussidio è concesso solo in presenza di determinati requisiti che i richiedenti sono tenuti ad autocertificare (grosso errore ancora non sanato). Non bastano le difficoltà economiche, sono necessarie anche l’assenza di misure cautelari personali o condanne per reati gravi da parte di tutti i componenti del nucleo familiare.

Dunque i controlli sono pochi o non ci sono, evidentemente. Non è la prima volta del resto e, probabilmente, non sarà l’ultima, dunque in assenza di una norma “correttiva” ci saranno ancora mafiosi e assassini pronti a percepire il sussidio strappandolo alla pover agente che ha davvero bisogno. Specie in questo periodo. Salvini stesso, nonostante la Lega risulti tra i firmatari della legge, si è più volte espresso contro il beneficio che lui stesso aveva votato.

Federica Saraceni

Lo scorso anno, poco dopo la caduta del governo gialloverde, veniva alla luce il fatto che Federica Saraceni, la brigatista condannata a 21 anni di carcere per l’omicidio D’Antona, stesse percependo il reddito di cittadinanza. La notizia aveva permesso a Matteo Salvini, durante un comizio a Terni, di fare la solita demagogia al posto del più dignitoso mea culpa

“…Il presidente dell’Inps ha detto però che nella legge c’è scritto che se uno è fuori da dieci anni ne ha diritto – urlava il Capitano – amico mio cambiala la legge! Dare il reddito di cittadinanza a uno che è stato in galera per omicidio è una follia, qui c’è qualcuno che 600 ero al mese per vederli si fa un mazzo così dalla mattina alla sera…”.

Matteo Salvini a Terni

Il leader del Carroccio dovrebbe prendersela con i suoi che avevano firmato il Ddl a suo tempo e poi con quelli che avevano votato il provvedimento di concerto con i pentastellati piuttosto che prendersela col presidente dell’Inps che altro non ha fatto che applicare la legge. Il RdC è stato un fiasco su tutta la linea e adesso spetta alle Fiamme Gialle fare piazza pulita. Le sorprese non mancheranno di certo. 

 

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