Basta con i ricatti di Libia e Tunisia: dividiamoci i migranti una volta per tutte

Migliaia e migliaia di migranti continuano a sbarcare sulle nostre coste nel silenzio delle autorità europee e dei rappresentati dei Paesi Membri. Negli anni l’Italia è stata abbandonata al proprio destino da Bruxelles mentre i Paesi maghrebini hanno incassato sostegni e contributi per poi tradire gli accordi.

Lampedusa – Non accenna ad arrestarsi l’ondata di sbarchi che ha investito l’isola pelagica nelle ultime ore. Nel giro di 24 ore, grazie anche al bel tempo, sull’isola sono sbarcati migliaia di migranti ed il numero, molto più alto di quello registrato nelle scorse settimane, è in continua crescita.

Ci sono uomini, donne, bambini e decine di minori non accompagnati. Le 635 persone sbarcate la scorsa notte sono rimaste all’addiaccio sul molo Favarolo poiché il centro di accoglienza è saturo. Con gli ultimi arrivi si è arrivati a circa 3.000 sbarchi dai primi giorni di maggio e l’esodo continua senza sosta.

L’hotspot della più grande isola delle Pelagie, lo ripetiamo, è al collasso e non c’è un posto disponibile nemmeno a cercarlo. Luciana Lamorgese, ministro dell’Interno, si è confrontata con il premier Mario Draghi per istituire una “cabina di regia” per affrontare l’emergenza insieme a tutti i ministri coinvolti: non soltanto l’Interno dunque ma anche Difesa ed Esteri.

Dovranno pianificare misure condivise in vista dell’estate che si preannuncia davvero complicata sul tema dei flussi migratori. Lamorgese, intorno al 20 maggio, tornerà a Tunisi con il commissario europeo Ylva Johansson per affrontare il tema con le autorità locali.

Autorità che più volte avevano promesso di limitare gli sbarchi dei propri connazionali anche a fronte di “contributi” che l’Italia ha sempre elargito sotto forma di servizi, mezzi terrestri e navali e soldi. Le autorità maghrebine non sono state mai ai patti. Di contro le motovedette libiche, altra nazione sostenuta non poco dall’Italia, passano il tempo sparando ai nostri pescherecci che dovrebbero essere difesi quanto meno dalle nostre unità navali. Ma tant’è.

Il ministro Lamorgese con ll sindaco Totò Martello

Sono ancora parecchie le imbarcazioni che hanno lasciato le coste africane e si trovano in questo momento in navigazione sul Mediterraneo, nonostante si preveda un peggioramento delle condizioni meteo. La Guardia Costiera maltese non risponde ad alcuna richiesta d’aiuto pur essendo direttamente interessata all’esodo inarrestabile.

Anzi le autorità maltesi, vergogna nella vergogna, costringono le imbarcazioni zeppe di migranti a dirigere la prua verso la Sicilia dove sul confine delle 12 miglia dalla costa italiano troveranno le nostre motovedette pronte a scortarle sulla terra ferma.

Sono già in corso le estenuanti procedure di identificazione e l’esecuzione dei tamponi con il personale sanitario e di polizia allo stremo delle forze:

“…Sono preoccupato, non è più la rotta tunisina, è la rotta libica dice Totò Martello, sindaco di Lampedusa – sono imbarcazioni che arrivano con centinaia di migranti alla volta. Se continua così il sistema non regge. Non si può parlare di sbarchi solo quando c’è il bel tempo. Bisogna affrontare seriamente la questione. C’è un problema oggettivo che va affrontato con i paesi rivieraschi nel Mediterraneo e con l’Europa. Che posso fare io che mi trovo a Lampedusa per fare il segna-linea?..”.

La situazione è resa ancora più critica dal fatto che Lampedusa si trova oggi in zona rossa per via dell’alto numero di contagi di cui gli immigrati, però, sembra non siano responsabili. O, per lo meno, solo in minima parte. Nelle intenzioni delle autorità regionali la campagna di vaccinazione già avviata dovrebbe far diventare presto l’isola “Covid free” per cercare di salvare la stagione turistica.

Le persone sbarcate dovrebbero essere quasi tutte trasferite su navi quarantena. Il Viminale segue con molta attenzione quanto sta accadendo ma non è chiaro come il governo Draghi intenda affrontare la “vecchia” emergenza che si ripete puntualmente in ogni mese dell’anno.

I migranti imbarcati verso la Sicilia e in navi quarantena

Giorgia Meloni e Matteo Salvini, nonostante la Lega sia al governo, hanno iniziato di nuovo a parlare di blocco navale e di altre iniziative che dovrebbero coinvolgere tutti i Paesi membri dell’UE che, di fatto e come sempre, hanno lasciato sola l’Italia lavandosene le mani.

Draghi sembra avere un piano sugli sbarchi con una strategia orientata su tre fronti. Il primo sarebbe riprendere in mano gli accordi di Malta, firmati nel settembre 2019, da Italia, Malta, Germania e Francia sul ricollocamento automatico delle persone soccorse in alto mare.

In passato tali accordi avevano trovato scarsi effetti pratici poiché non erano stati ben accolti dagli altri Paesi europei. Il secondo riguarda gli accordi bilaterali tra Libia e Tunisia. Il terzo è contare sul il sostegno promesso dalla Commissione Europea. Tutte e tre le soluzioni non hanno dato alcun esito nel passato e non ne daranno certo adesso. E il premier dovrebbe saperlo.

La motovedetta libica (regalo dell’Italia) spara contro un nostro peschereccio

A questo va aggiunto il rimpatrio dei cosiddetti migranti economici ovvero di quelle persone che emigrano da una regione all’altra, compreso l’attraversamento dei confini internazionali, alla ricerca di un tenore di vita migliore.

Comunque stiano le cose Libia e Tunisia hanno mostrato il loro vero volto: il controllo delle loro coste è rimasto solo una promessa. Peggio, un’occasione di ricatto a cui il governo Draghi non dovrebbe piegare la testa. Non dovrebbe, il condizionale è d’obbligo.

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