La giustizia italiana ha bisogno di una svecchiata e di nuove norme in grado di evitare, per quanto possibile, che gli innocenti finiscano in galera a tutto vantaggio dei colpevoli liberi. Insomma chi sbaglia deve pagare, cosi com’é per tutti. Nel frattempo il centrodestra cerca una coalizione che non trova mentre il centrosinistra non se la passa certo bene. Grillini per primi.
Roma – Riforme come l’Araba Fenice. Come quella della giustizia che attende ancora di vedere la luce. L’importante provvedimento al di là da venire, peraltro, è stato più volte sollecitato da diverse forze politiche e dallo stesso Sergio Mattarella nel suo discorso di insediamento. Adesso, archiviata l’elezione del Capo dello Stato e la conseguente permanenza di Mario Draghi a Palazzo Chigi, la data più importante che attrae l’attenzione delle forze politiche è quella del 15 febbraio.
Quel giorno, infatti, la Corte Costituzionale si pronuncerà sugli otto referendum, sui quali la Cassazione ha dato il suo via libera dopo la verifica sulle firme raccolte dai Comitati promotori, vale a dire giustizia (con sei quesiti), eutanasia e cannabis. In caso di ammissibilità si potrebbe, dunque, votare in primavera.
Per il centrodestra, uscito con le ossa rotte alla prova del Quirinale, sarà una ulteriore verifica che testerà, ancora una volta, se è una coalizione sbilenca o unita e leale. Al momento sembra di tutto tranne che una coalizione, a dire il vero:
“...I referendum sulla giustizia saranno un ulteriore banco di prova per il cosiddetto centrodestra – ha osservato Salvini – perché alla prova dei fatti sono stato uno dei pochi a credere all’unità della coalizione che si è sciolta come neve al sole...”.
Infatti, parlando della riforma della giustizia, il leader leghista ha ulteriormente sottolineato che si tratterà della “…Responsabilità civile diretta dei magistrati, con la separazione delle carriere e la riforma del CSM. A questo punto in quell’occasione si potrà vedere chi avrà un atteggiamento liberale, moderno, conservatore europeista, atlantista e chi, invece, giocherà per la conservazione, o giocherà di rimessa…”.
Parole dure che danno il segno dell’aria che si respira e delle difficoltà che vi sono nell’ambito della coalizione di centrodestra che comunque sia per Salvini che per Meloni, in Italia non esiste più. Una alleanza, dunque, che si è liquefatta per le diversità dei partiti che la compongono. Basti pensare alle scorse amministrative.
La crisi è così ampia che, già da qualche giorno, il leader del Carroccio ha riproposto ancora l’idea della federazione, in stile americano, con Forza Italia, per dare vita al Partito Repubblicano, ancora nemmeno concepito. Insomma la sfida è lanciata. D’altronde i sei referendum sulla giustizia sono stati promossi dai Radicali e dalla Lega e da nove Consigli regionali governati dal centro-destra.
Tra le sottoscrizioni per i giudizi popolari quelle di tutti i ministri e i governatori della Lega, ma il Carroccio conta sull’appoggio degli alleati Berlusconi e Meloni (pur con qualche distinguo su un paio di quesiti). Ha aderito anche il leader di Italia Viva, Matteo Renzi. I quesiti riguardano l’elezione dei consiglieri togati del Csm, la responsabilità civile e le valutazioni sulla professionalità dei magistrati, la separazione delle carriere tra Giudici e Pm, la carcerazione preventiva e la Legge Severino.
Così Salvini auspica almeno una posizione comune del centrodestra, ma sembra più una provocazione che un invito all’unità. Il tema giustizia è scottante. Finora, per esempio, per i 1.750 errori conclamati, 283 dei quali non più impugnabili, non c’è stata una sola censura, un solo ammonimento.
Per trovarne traccia bisogna risalire al 2018, anno in cui a fronte di 509 indennizzi per ingiusta detenzione riconosciuti, sono stati sottoposti ad azione disciplinare solo 16 magistrati, quattro dei quali censurati, gli altri, già in pensione, sono rimasti al riparo da ogni contestazione.
Intanto Berlusconi intende ancora fare la parte del leone nel rinnovamento del centrodestra, alternativo alla sinistra. Ma prima di parlare di federazione, secondo il fondatore di Forza Italia, Salvini dovrebbe assumere un atteggiamento più moderato ed entrare nel Partito Popolare Europeo. Anche Meloni vuole rifondare il centrodestra. Ma alla sua maniera, e forse è anche giusto. Ma chi sarebbero i suoi alleati?