La corsa al Quirinale è ancora l’argomento più gettonato della politica italiana. Nel frattempo il centrodestra si divide, la nuova legge elettorale langue e il 74% dei parlamentari si preoccupa di accaparrarsi la pensione e rimanere a galla. E chi pensa ai problemi degli italiani? Questo è un dettaglio, a chi volete che importi.
Roma – Covid all’attacco? Mentre la situazione epidemiologica generale tende a peggiorare, nonostante chi ritiene il contrario, aumentano le preoccupazioni dei presidenti di alcune Regioni a rischio per il diffondersi del virus. Nel frattempo la situazione politico-parlamentare rimane in fermento e quando non lo è i leader dei partiti si occupano della ricerca di nuovi equilibri futuri. Il ruolo di Draghi, intanto, si definisce sempre più. Il Premier, specie in questo delicatissimo momento, non è facilmente sostituibile con altro personaggio del medesimo spessore culturale e politico. In pratica non c’è alternativa. Ed è il primo dei mali che affliggono il Bel Paese.
Nelle acque stagnanti in cui si trova attualmente il Parlamento sarebbe preferibile ed opportuno che Draghi continuasse a fare il premier. D’altronde soltanto espletando questo ruolo l’ex presidente della Bce, considerato il disegno istituzionale del nostro Paese e dell’Europa, potrà diventare il nuovo punto di riferimento europeo nel dopo Merkel.
Insomma Super Mario è più utile al Paese e alla stessa Europa con il timone in mano almeno fino alla prossima scadenza elettorale, dopo si vedrà. Intanto continua la manfrina nel centrodestra, che si ostina a proclamare compattezza, tanto che Giorgia Meloni e Matteo Salvini si sono incontrati solo per smentire le troppe chiacchiere che li vedono ancora in contrasto su tutto. Il capo della Lega e leader di FdI fantasticano sui possibili scenari per il futuro del Quirinale e per il prossimo governo, mentre nessuno parla dell’indispensabile legge elettorale che dovrebbe sostituire quella attuale ormai sorpassata.
Dall’altro lato, invece, la proposta del tavolo comune lanciata da Enrico Letta sembra già naufragata per il poco interesse dei partiti nel discutere una legge di Bilancio che arriverà in Parlamento già blindata dal voto di fiducia.
In effetti l’escamotage del segretario del Pd, serviva solo a mascherare il vero scopo, ovvero quello di parlare del prossimo inquilino del Quirinale. In realtà il Parlamento teme il voto anticipato che potrebbe anche diventare realtà se Draghi traslocasse al Colle. Due i motivi che creano tensione e nervosismo: primo fra tutti il fatto che i partiti sono destinati a ridurre i seggi e, in secundis, lo spauracchio di perdere la pensione per il 74% degli eletti qualora non arrivassero con l’attuale legislatura al mese di settembre del 2022. In parole povere tutti pensano a rimanere a galla mentre il Paese affonda.
In questi giorni, infatti, si era sparsa la voce della possibilità che deputati e senatori potessero avere la retta dopo mandato anche se la legislatura finisse prima del termine fissato dai regolamenti interni per riscattare la previdenza, ovvero quattro anni, sei mesi e un giorno. In molti ci sono cascati ma il chiacchiericcio non era altro che una fake news. Sostenere che i parlamentari uscenti potrebbero presentare un ricorso all’amministrazione dello Stato e chiedere di integrare i mesi mancanti sarebbe una bufala.
Sul problema “pensione” dei parlamentari c’è, comunque, diversità di opinioni tra Camera e Senato. In ogni caso sono in atto grandi manovre per vedere se in Italia sarà possibile o meno realizzare una forza politica moderata capace di scardinare gli schieramenti classici degli ultimi anni.
Per quanto riguarda le elezioni del presidente della Repubblica c’è caos dappertutto e la cosa sta trasformandosi in un rebus bello e buono. Sulla poltrona del Colle siederà soltanto chi riuscirà ad ottenere voti superiori ai “franchi tiratori”. La vera strategia consiste proprio in questa analisi e non solo nei voti dei parlamentari e dei delegati regionali. Non bisogna dimenticare, infatti, che il voto è segreto. E ne approfitteranno in molti.
D’altronde la più alta carica dello Stato è sempre stata frutto di alleanze, a volte insospettabili, ma anche di tradimenti, agguati, vendette e compromessi, per individuare il nome che può più di altri unire e riscuotere consenso.
Certamente è auspicabile che non sostituiscano Mattarella con un altro personaggio che si identifichi troppo “visceralmente” con una parte politica. Su questo argomento potrebbe stilarsi una lista, abbastanza lunga, di esclusi e candidati mancati. Inutile dire, perché pleonastico, che sarebbe utile eleggere una persona dotata di grande equilibrio e che riscuota la fiducia dei cittadini per la sua autorevolezza, competenza e stile. Una strada tutta in salita, a meno che Super Mario…