Mentre il Bel Paese langue fra problemi di Green pass, vaccini, aumento dei contagi e milioni di persone che arrancano per mettere insieme pranzo e cena, nei palazzi del potere si parla ancora di elezioni. E si fanno pronostici e nuove alleanze che potrebbero trasformarsi in flop considerando i personaggi che ne fanno parte. Intanto si avvicina fine anno con tutte le sue scadenze politiche.
Roma – Ancora elezioni, è diventata una fissa bella e buona. Oltre che una lagna. Non si parla d’altro che di grandi manovre elettorali per le prossime amministrative e regionali di Primavera, in vista delle future elezioni nazionali del 2023. L’unione fa la forza dunque disperatamente cercasi “centrini o centristi” per individuare un’area di confino dove collocare sia la destra che la sinistra senza tanti complimenti.
Peraltro il fallimento dei partiti attualmente al Governo e all’opposizione appare ormai evidente. Tant’è che i due premier che si sono alternati nell’attuale legislatura non sono parlamentari. Così dopo l’avvento di Conte si è dovuti addivenire alla scelta di Draghi per pilotare efficacemente il transatlantico italiano verso le tanto desiderate riforme.
In Sicilia, invece, fa capolino l’unione di due partiti la cui denominazione è già un programma: “Forza Italia Viva”. Vedremo con quali risultati e se la cosa funzionerà davvero con due “galli” cosi ambiziosi e pieni di sé. Certamente l’alleanza tra Forza Italia ed Italia Viva potrebbe essere esportata a livello nazionale e diventare cosi strutturale. Ma sarà davvero cosi?
Il leader di Italia Viva sembra sondare un nuovo percorso, d’altronde all’ex premier l’alleanza del Pd con il M5s non è mai piaciuta. L’idea è quella di stare al centro per togliere spazio all’estrema destra e tentare di vedere affondare la coalizione giallo-rossa. La Sicilia, pertanto, diventa un laboratorio politico per individuare un percorso centrista composto esclusivamente da “moderati”.
Il progetto tra Matteo Renzi e Gianfranco Micciché è quello di proporre un sindaco per Palermo e liste in comune alla Regione. Lascia perplessi il fatto che, durante l’ultimo vertice del centrodestra, si siano presentati solo i “sovranisti” della Lega e di FdI. Ma pare che i renziani Micciché e Cuffaro avrebbero già individuato un candidato per la Regione e per Palermo. Tanti sono i nomi. Di certo non c’è nulla, tranne la figura del fratello di Micciché che sembra più una provocazione che lavoro di condivisione.
Nel frattempo si è consumata la rottura tra il sindaco di Catania, Salvo Pogliese, in quota a FdI ed i “salviniani”, a causa di una revoca assessoriale (Alessandro Porto) e delle dimissioni di un altro assessore (Fabio Cantarella), mentre l’ex leghista Francesca Donato si è candidata a Palermo.
Un’altra città dove l’accordo, tra moderati, potrebbe diventare realtà è Genova. Infatti proprio la nascita di “Coraggio Italia”, con Toti e Brugnaro, fa sembrare la strategia “centrista” più realista. Comunque tornando in Sicilia, l’obiettivo di Miccichè è “tutti dentro” cioè rimanere insieme con gli uomini di Renzi e Salvini.
D’altronde deputati vicini all’ex Premier toscano come Nicola D’Agostino e Edy Tamajo, eletti con la lista “Sicilia futura”, da tempo spingevano per un dialogo costruttivo e per loro si tratterebbe di un ritorno alla coalizione di centrodestra considerato che, rispettivamente, hanno iniziato il percorso “politico – elettorale” da quel versante.
D’Agostino deputato di Palazzo dei Normanni, catanese (di Acireale), era infatti tra i “lombardiani” (ex Mpa e Udc), ed il deputato regionale palermitano Tamajo (ex Grande Sud), invece, nei “forzisti”. Anche se Renzi ha ultimamente affermato che non è disponibile in Sicilia a fare alcun patto con la destra. Insomma solo prove di un grande centro che forse non è destinato a realizzarsi.
Dopo il rullo compressore di “Mani Pulite” che aveva steso per terra diversi partiti, il Pd è stato l’unico a rimanere a galla e sembrava destinato a prendere le redini del Paese. Ma l’intuizione di Berlusconi, quella di creare un argine alla sinistra, lo portò a realizzare “Forza Italia”, il movimento che all’epoca provocò scompensi all’intero sistema politico italiano ridefinendo partiti e schieramenti.
Dopo la comparsa del “rottamatore” Renzi, l’avvento del M5s e adesso di Draghi, c’è chi spera di ricomporre un elettorato moderato su cui contare nel momento opportuno. Sogno o possibile realtà? Siamo messi ancora troppo male per dare una risposta.