Meno male che Draghi c’è

Tutti pendono dalle labbra del Premier. E difatti non aprono bocca. Se lo fanno si chiamano Matteo Salvini e remano contro per un’ora. Poi tornano a giurare fedeltà a Draghi che prosegue per la sua strada senza guardare in faccia nessuno. Fa bene? Fa male? In un clima come questo forse fa bene. Gli altri parlano solo di ballottaggi per difendere gli interessi personali e le poltrone. I bisogni urgenti degli italiani possono attendere.

Roma – La politica del tirare il sasso e nascondere la mano, quella del tira e molla per poi ritirare e rimollare ancora infinite volte, sembra ormai essere di moda. E mentre gli altri giocano al rimpiattino Draghi va avanti con fermezza per la sua strada nonostante siano tante le insoddisfazioni che maturano all’interno dei partiti.

Nessuno ha il coraggio di parlare e fare proposte serie per il futuro del Paese. Da quando è in carica Mario Draghi la politica italiana sembra essersi fermata, come sospesa e in attesa di chissà quali eventi. Anche Salvini grida, urla, minaccia e si dissocia per poi ritornare sui suoi passi il giorno accanto al Presidente del Consiglio. Che noia e che sfacelo per gli italiani.

Certamente la solidità e competenza del Premier rappresentano una garanzia (oltre a grandi responsabilità personali) per tutta la pletora parlamentare ma non si può continuare a contare sulle capacità di una persona sola per risollevare le sorti dell’Italia. E mentre non si parla di riforme ma solo di aumenti e nuove zone bianche, come se fossero la panacea per tutti i mali, ciò che conta in questo momento sono i futuri risultati del secondo turno.

Le fibrillazioni sono alle stelle in casa M5S in vista dei ballottaggi. Sul tavolo c’è soprattutto la questione di Roma con Giuseppe Conte che, pur avendo speso parole di elogio per Roberto Gualtieri, suo ex ministro nel precedente governo Conte II, non ha ancora espresso in modo netto la sua intenzione di voto.

L’ex Premier sta cercando di convincere i pentastellati dell’importanza politica del sostegno ai candidati di centrosinistra a Roma come a Torino. Con un percorso fatto di piccoli passi il leader del nuovo, si fa per dire, M5s cerca di spingere con gradualità all’endorsement per Gualtieri. Una strategia, in sostanza, pensata soprattutto per scongiurare eventuali “reazioni e relazioni pericolose” da parte di Virginia Raggi. Che per quanto ci riguarda una decisione già l’ha presa.

Infatti dopo l’incontro tra la sindaca di Roma ed il candidato del centrodestra, Enrico Michetti, al quale seguirà quello di lunedì con Gualtieri, il lavoro di Conte diventerà molto delicato, onde evitare scelte nevrotiche senza futuro. Per dirla pulita.

Intanto con il passaggio della Sicilia dalla zona gialla a quella bianca tutto il Paese si ritrova nella fascia candida e le persone si comportano come se nulla fosse accaduto. Mentre il virus circola ancora alla grande e con l’inverno alle porte ne vedremo ancora delle belle, influenza a parte. A proposito di Sicilia le amministrative isolane fanno parlare di sé.

Anche nella Trinacria sono due i cosiddetti impresentabili alle elezioni amministrative di domenica e lunedì prossimi, in base al Codice di autoregolamentazione e alla legge Severino. Li ha individuati la Commissione Parlamentare Antimafia presieduta da Nicola Morra.

Si tratta di Sebastiano Sanzarello, candidato alla carica di sindaco del comune di Mistretta, in provincia di Messina, sul quale risulta emesso un decreto che dispone il giudizio in data 29 ottobre 2014 per il reato di concussione consumata in concorso con altri. Il dibattimento, però, è stato rinviato all’udienza del prossimo 28 ottobre.

“…Segnalo – spiega Nicola Morrache la consumazione del reato risulta risalente al periodo 1999-2004. Alla luce di questi rilievi il candidato Sanzarello risulterebbe pertanto violare il codice di Autoregolamentazione…”.

Il secondo caso riguarda il candidato consigliere per il comune di Pachino, in provincia di Siracusa, Sebastiano Malandrino, che risulta definitivamente condannato a 2 anni e 5.200 euro di multa per detenzione illecita di sostanze stupefacenti in concorso. Malandrino, dunque, se verrà eletto sarà dichiarato incandidabile.

“…Peraltro, nei confronti dello stesso candidato sottolinea ancora Morra – è stato emesso decreto che dispone il giudizio per il reato, pluriaggravato, in quanto associato con altri allo scopo di commettere i delitti di cessione di sostanza stupefacente. Dunque la candidatura del signor Malandrino si pone in violazione anche dell’articolo 1, comma 1, lettera a del Codice di autoregolamentazione…”.

Intanto l’inchiesta “Lobby nera” riporta all’attenzione il problema del finanziamento dei partiti, del quale riparleremo a breve ma non c’era bisogno di un’inchiesta quando gli argomenti da codice penale sono noti. Cambiano i personaggi ma gli affari sporchi sono sempre gli stessi.

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