Sono centinaia i borghi italiani con alle spalle storia e cultura millenarie. Occorrerebbe un progetto nazionale per valorizzarli e metterli nelle condizioni di rilanciarli a livello turistico internazionale. Posso dare molto al Bel Paese forse anche una parte rilevante per quella vera ripartenza che ancora stenta a partire. Occorre però acume politico e lungimiranza. E qui casca l’asino…
Il nostro territorio è costellato da una miriade di piccoli borghi, che negli ultimi anni hanno subito un devastante spopolamento. Legambiente, associazione ambientalista italiana, dal 2004 si è fatta promotrice della campagna “Voler bene all’Italia” con l’obiettivo di porre al centro del dibattito pubblico i piccoli Comuni, tesori nascosti e poco valorizzati, custodi di tradizioni millenarie, ma allo stesso tempo capaci di innovazione sostenibile, turismo di prossimità e tutela della biodiversità.
L’appello di quest’anno: Borghi e aree interne non vanno dimenticati, perché sono strategici nel rilancio socioeconomico del paese. Per ripopolarli è necessaria un’equilibrata distribuzione delle risorse del PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, e una rigenerazione urbana e sociale basata sulla green economy.
I piccoli comuni hanno pagato nel tempo anni di isolamento e gli scarsi investimenti in infrastrutture digitali, anche se negli ultimi tempi molto si sta facendo in questa direzione, ma non ancora abbastanza. I borghi con non più di 5000 abitanti rappresentano il 72% delle municipalità in aree di assoluto valore ambientale, storico e artistico, costituiscono spesso terreni fertili per un’economia circolare.
Economia circolare
Per questi motivi dovrebbero occupare un ruolo strategico nel rilancio del Sistema Paese. A tal proposito, il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, ha messo a fuoco il problema evidenziandone i punti cardine:
“…Proprio in questo particolare momento storico di difficoltà per le note vicende, i borghi rappresentano realtà tendenzialmente orientate alla coesione della comunità – ha detto Ciafani – ad una migliore qualità della vita, per non parlare delle produzioni di eccellenze enogastronomiche che tutto il mondo ci invidia. Urge ripopolare questi territori, trasferendo attività e lavoratori dello smart working e del telelavoro in questi territori. Per fare ciò sono necessarie infrastrutture digitali all’avanguardia, il primo passo per una rigenerazione urbana e sociale basata sulla green economy…”.
Legambiente, insieme ai sindaci e alle comunità che hanno aderito alla campagna Voler bene all’Italia, ritengono che i fondi del PNRR destinati ai piccoli Comuni debbano essere utilizzati seguendo questo programma: promuovere la diffusione di comunità energetiche; ridurre il rischio idrogeologico; attrezzare nuovi prodotti turistici legati al cluster del turismo attivo e sostenibile, dai cammini alle ciclovie; favorire lo sviluppo di filiere locali del legno; defiscalizzare servizi ed attività economiche di qualità che investono in lavoratori residenti e in centri innovativi di co-working, condivisione di un ambiente di lavoro.
Per realizzare tutto questo sarebbe necessario istituire una linea di finanziamento “smart working borghi”, con agevolazioni fiscali per l’insediamento di centri di ricerca e impresa digitale di prossimità, incentivando la nuova residenzialità al riutilizzo di spazi abitativi abbandonati e recuperati.
Stefano Ciafani Legambiente
“…La pandemia – ha ribadito Ciafani – è stata l’occasione di ripensare la fruizione dei territori e il PNRR deve offrire l’opportunità per i piccoli borghi di riequilibrare divari storici e dare nuovo slancio alla crisi climatica…”.
Per questi motivi, sono necessarie risorse sicure ed una politica forte per la promozione di una rivoluzione energetica e di un’economia circolare. Inoltre, sviluppare il turismo di prossimità e la multifunzionalità dell’agricoltura per favorire una mobilità e una gestione forestale sostenibili.
Green Economy, il futuro.
Un progetto da condividere in pieno e da approvare all’impronta. Si è parlato di risorse sicure e di una politica forte. Le prime possono anche esserci, ma conoscendo i nostri polli, si corre il rischio che si disperdano in tanti rivoli limacciosi, fino a scomparire.
Una politica forte? Sì, forte coi deboli e debole con i forti. Restiamo in attesa di smentite.