LA PANDEMIA HA RIVOLUZIONATO IL LAVORO: SMART WORKING, UNO O MILLE OCCHI CONTROLLANO.

Come la storia ci ha dimostrato saranno i lavoratori a subire gli effetti sociali, tecnici, organizzativi ed economici del lavoro agile. Confermando, per l'ennesima volta, l'idea marxiana che la borghesia è l'unica classe autenticamente rivoluzionaria.

La pandemia ha provocato non solo effetti letali alla salute delle persone ma ha anche accelerato un cambiamento nell’organizzazione del lavoro e dei rapporti sociali di produzione, che in realtà era allo stato latente.

Smart working per i lavoratori più poveri. Più controllati.

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Cosa è riuscito a combinare un minuscolo, infido ed infimo virus! Oltre agli effetti letali per la vita di cittadini e lavoratori ha dato una scossa al moto accelerato dei cambiamenti, che già erano in fieri, per usare un linguaggio forbito da radical chic, nell’organizzazione del lavoro e nei rapporti sociali di produzione ad essa legati. La pandemia ha rappresentato la cartina di tornasole dei cambiamenti in atto. Da quando, infatti, è scoppiato il bubbone del XXI secolo, lo spietato Covid-19 , nuove locuzioni sono entrati con prepotenza nel linguaggio comune e nella vita dei lavoratori. Ad esempio lo smart working, il lavoro agile, come metodo di organizzazione dell’attività lavorativa da remoto. E’ un processo professionale per fasi, cicli, obiettivi, previo accordo tra il datore di lavoro ed il dipendente. Il lavoro, all’improvviso, è diventato Agile, Scattante, Leggero e con un… un Fisico Bestiale. Mentre, in precedenza era in Sovrappeso, Lento, Goffo, Molle, mostrando una certa Flemma ed era quasi del tutto… Brutto se non peggio!

Smart working per i lavoratori più ricchi. Meno controllati.

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Basta avere un efficiente Pc connesso a più reti e “voilà, le jeux son fait, rien ne va plus!”. Secondo alcune ricerche solo il 30%, in teoria, degli occupati ne potrebbero usufruire. Lo smart working, tuttavia, non va confuso col telelavoro. Inteso, quest’ultimo, come un modo di lavorare indipendentemente dalla localizzazione geografica del datore di lavoro, grazie all’ausilio dei nuovi strumenti tecnologici. Lo S.W è fondato su un’accentuata flessibilità sia nella sua organizzazione che nel suo espletamento. E’ rivolto, innanzitutto, a manager, professionisti e dirigenti, con alti stipendi e bassi livelli di controllo da parte dell’azienda. Tutti gli altri (gli sfigati?), la moltitudine, anche attraverso lo smart working, subiscono una forma di controllo, sotto altre forme rispetto al passato.

Karl Marx,il filosofo di Treviri.

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Ora, con l’introduzione del lavoro agile, si è affermata la tendenza verso forme di organizzazione per obiettivi e non per ore lavorate. Una sorta di novella cottimizzazione della produzione e dei suoi rapporti socio-economici. Una retribuzione, quindi, che scaturirebbe non dal tempo impiegato per lo svolgimento di quell’attività ma dalla quantità di cose e/o servizi prodotti. Un’ideologia affatto nuova. Anzi, sembra di essere ritornati alla fine dell’800 e inizi del ‘900. E’ intuibile, a questo punto, lo spostamento dei costi dal capitale al lavoratore. Alcune spese, infatti, come elettricità, riscaldamento/refrigeramento e strumentazione tecnica, si abbatterebbero sul lavoratore. Riducendone, nei fatti, la retribuzione.

Ma come hanno ben illustrato gli studiosi del management, dell’organizzazione dei sistemi complessi e della sociologia del lavoro, i processi lavorativi non sono la risultante solo ed esclusivamente di meri calcoli quantitativi, bensì il frutto di complesse relazioni sociali. La Borghesia Imprenditoriale ed il Capitale Organizzato, soprattutto in periodi di crisi, come quelli che stiamo vivendo, riescono sempre a mantenere alti i margini di profitto di beni e servizi, mostrando notevoli e pervasive capacità di ristrutturarsi.

La sindrome dell’ortolano.

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Come la storia ci ha dimostrato saranno i lavoratori a subire gli effetti sociali, tecnici, organizzativi ed economici del lavoro agile. Confermando, per l’ennesima volta, l’idea marxiana che la borghesia è l’unica classe autenticamente rivoluzionaria. Se questo è stato vero fino ai tempi del filosofo di Treviri e lo è altrettanto oggi. Col concetto di classe rivoluzionaria, si intende quella che è riuscita e riesce a sovvertire, mutandoli, i modi di produzione, i suoi rapporti sociali e l’organizzazione del lavoro. Avvalorando cosi l’idea molto meno filosofica, ma più concretamente prosaica, del motto popolare della cosiddetta sindrome dell’ortolano. Ovverosia: “il cetriolo, gira e rigira, va a… conficcarsi nel deretano dell’ortolano“. Ora se alla locuzione cetriolo sostituiamo il termine capitale e ad ortolano quella di lavoratore, la… teoria è subito dimostrata.     

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