Dopo le amministrative peggio che andar di notte. Adesso si pensa alle prossime elezioni e quelle del capo dello Stato. Insomma non si finisce mai di rincorrere le poltrone mentre i problemi degli italiani possono aspettare. Ci provano anche con nuovi soggetti politici che si prospettano autentici flop. Con queste persone sarà impossibile rialzarci da terra. E Draghi, da solo, che può fare?
Roma – La politica tenta di immaginare un futuro dopo la batosta dell’astensionismo. Le lacrime di coccodrillo scorrono a fiumi specie nel centrodestra i cui leader promettono unità e convergenza alle prossime battaglie elettorali. Insomma si tenta di cambiare pelle, di proporre analisi ed alleanze, concepire ipotetici “centri di gravità permanente” senza troppa convinzione.
Facile intuire rivalse e prossimi smottamenti, d’altronde come si può essere credibili con due partiti su tre (Lega e F.I.) che stanno al Governo? Allora tutti a cercare di fare i federatori alla Berlusconi dei bei tempi andati. Insomma una farsa che sembra non finire mai.
Tant’è vero che Salvini, a Palermo, in vista del processo Open Arms, si è recato a Palazzo dei Normanni nella sede del gruppo della Lega dove ha tentato di usurpare il ruolo del Cavaliere in una veste che, però, non gli è congeniale. Al solito suo:
“…Il centrodestra troppo litigioso e diviso non va bene – ha detto il capo del Caroccio – siamo qui per unire, non pretendere, non imporre. Voglio un 2022 per la Lega memorabile, epocale…”. Frasi trite e ritrite e che, in più di un’occasione, pare abbiano portato sfiga.
Le regionali siciliane e le amministrative nel capoluogo isolano, del resto, si svolgeranno il prossimo anno dunque scaldare i motori è quasi doveroso. Ma non tutti la pensano come il Comandante:
“…Ma con i sovranisti si va a sbattere – sostiene Brunetta – se la destra sovranista, anti-europea, anti-Green Pass va dietro al richiamo della foresta commette un grande errore, perché il popolo non la pensa così...”. La replica di Salvini non si è fatta attendere “…Non si può prescindere da due forze che valgono il 40 per cento…”.
Si avverte, comunque, la necessità di moderazione tra le diverse coalizioni, perché sia la destra come la sinistra da sole non vincono. Infatti una sorta di frittata si fa sempre più vicina e gli ingredienti più diversi, ricordiamolo, non esaltano il gusto, men che meno la qualità. Il problema e che la maggioranza rimane un “pasticcio” piuttosto “sformato” e lo chef SuperMario, con questa materia prima, fa quello che può.
In Sicilia parte “Forza Italia Viva”, una specie di esperimento dato per nuovo ma che ha tutta l’aria di una fusione fredda. Renzi e Miccichè investono su un progetto, con liste comuni, alle regionali ed alle amministrative di Palermo. Purtroppo i numeri dei due leader non fanno presagire sviluppi eclatanti tranne che il duetto non intenda dar vita ad un unico soggetto politico ma la strada è nettamente in salita.
In ogni caso si tratta di prove tecniche per ricreare una coalizione di centro-destra, con una forza moderata forte. Attualmente è la destra ad essere predominante. Totò Cuffaro è da tempo in movimento, mentre Clemente Mastella sta riorganizzandosi. Tanto per dire.
Ma la lista dei centristi si fa più interessante quando si tenta di mettere insieme “Coraggio Italia”, il movimento che ha per protagonisti Luigi Brugnaro e di Giovanni Toti, e con la partecipazione straordinaria di Italia Viva, +Europa, Udc, F.I. ed Azione di Calenda. Una vera e propria commedia all’italiana dove Renzi cerca di accaparrarsi il ruolo di capocomico e potrebbe anche riuscirci. Giusto per farci fare quattro risate.
Sono diversi invece i malumori in F.I., infatti al distinguo di Brunetta, si aggiunge quello di Mariastella Gelmini nei confronti di Tajani. Anche in casa del Cavaliere è un gran casino.
“…Se non si vuole che F.I. si riduca ad un cortile con dieci eletti la linea politica deve essere più quella di Carfagna che quella di altri: moderata, europeista, con cultura di governo – afferma Gelmini – ma è una linea che Tajani ha rinunciato a rappresentare…Se andremo avanti al traino di Lega e FdI ci sarà posto per pochi e altri occuperanno il nostro spazio. Il tempo del populismo è finito…”. Senti chi parla di populismo ma cosi è.
Poi c’è anche Carlo Calenda il quale sostiene che tutto è in cambiamento. “…Non si può più guardare la politica dal retrovisore – tuona Calenda – questa è la scommessa, una forza liberal-socialista, un pensiero che ci accomuna a Mario Draghi…”. Solo fumo e niente arrosto. Come sempre.
Se non fosse che gli italiani si sono stufati di una simile situazione di stallo. Solo Draghi può fare ben poco e non possiamo continuare in eterno con i governi monocratici. La politica deve tornare in Parlamento ma con questa pletora tra gli scranni la vediamo dura.