Con Draghi sino a fine legislatura

L’ipotesi di elezioni anticipate non esiste. Il governo durerà sino al 2023 e dovrà sobbarcarsi l’onere di tutte le riforme più importanti. Lega e FdI dovranno rivedere e correggere il loro rapporto con l’elettorato mentre i 5Stelle potrebbero sparire a breve nonostante il grande impegno di Giuseppe Conte. Adesso il governo entra nel vivo e gli italiani stanno a guardare.

Roma – Ancora scintille dopo il CdM disertato dal Carroccio. La Lega ha manifestato cosi la sua vera identità non presentandosi all’importante assise per votare la Legge delega sul fisco. Attenzione ancora non si parla di riforma fiscale, ma solo di definire una legge quadro, e succede il finimondo, figuriamoci dopo.

Alta tensione, e forse un cortocircuito, fra Matteo Salvini e Mario Draghi, inutile negarlo. La diserzione dei ministri leghisti è servita a poco: il provvedimento è passato lo stesso senza il loro consenso rendendo pubblico il disappunto di Salvini nei riguardi dei presunti metodi “bulgari” del Premier, e viceversa.

Durante la cabina di regia, prima del Consiglio dei ministri, Massimo Garavaglia, dopo essersi visto respingere la richiesta di ottenere più tempo per esaminare il testo, si è alzato ed ha abbandonato l’aula, seguito da tutti i suoi colleghi di partito. Fatto questo già di per sé molto grave.

“…Non è possibile avere mezz’ora di tempo per esaminare il futuro degli italiani. – afferma Salvini ribadendo la sua fiducia nel Presidente del Consiglioma non do una delega in bianco a chi viene fra sei mesi per aumentare la tassa del 40% sulle case degli italiani…”.

La reazione degli alleati di Governo, comunque, non si fa attendere ed è durissima, a partire da Forza Italia, che invece rivendica come un proprio successo quello di aver “bloccato” qualsiasi aumento della pressione fiscale sugli immobili. Ovviamente il partito del Cavaliere intende beccarsi un merito che non ha ma anche questa è propaganda per risalire la china:

“…Con Forza Italia al governo la casa degli italiani non si tocca, né ora né mai – esultano Renato Brunetta e Mara Carfagna – il testo della delega fiscale è molto chiaro, noi di Forza Italia lo abbiamo approvato con convinzione…”.

L’unica a dare manforte al leader leghista è Giorgia Meloni che, come ai vecchi tempi, dagli scranni dell’opposizione non perde occasione per alimentare il malessere del Carroccio verso un governo che, ormai, calza sempre più stretto ma che non intende mollare. Specie in questo momento di brusca frenata dei consensi.

Giorgia Meloni

In ogni caso questi giochetti politici sono ancora possibili grazie alla pazienza (e alla competenza) di Draghi, che ha un compito importantissimo per le future generazioni con il PNRR. Appare chiaro infatti che la Lega necessita di una fase di riorganizzazione generale. L’epoca del populismo e del sovranismo si è tragicamente conclusa con le scorse elezioni.

Si sa che i problemi di ricollocazione non sono facili da affrontare ma è un percorso già iniziato. Fratelli d’Italia non ha avuto quel seguito che qualcuno si aspettava, anche perché la Meloni si è dimostrata non in grado di recuperare tutti i voti in uscita dalla Lega. Considerando anche il fatto che la maggior parte degli astensionisti erano elettori del centrodestra. Da qui dunque grandi riflessioni si impongono per Lega e FdI.

“…Prima ne ha recuperati un po’ ma ora potrà solo decrescere – puntualizza il filosofo Massimo Cacciari proprio perché la storia politica di Meloni pone dei limiti alla crescita di Fratelli d’Italia...”. Un altro grande sconfitto è il M5S che, come movimento politico, è finito trascinandosi appresso Giuseppe Conte che sparava in un crescendo rossiniano che non c’è stato. Gli ex elettori del partito di Beppe Grillo, già scomparso di scena, rappresentano la grande sfida del Pd e di altri partiti. Occorre recuperare i delusi e, soprattutto, coloro i quali hanno votato 5stelle solo per “votare contro gli altri partiti”.

Conte, sulla scorta die risultati, sta cercando di aprire un nuovo corso alla sua creatura, proprio per contenere l’emorragia, rilanciando la strategia degli ideali con la carta dei valori, che ai tempi di Grillo e Casaleggio non c’era. All’epoca del Vaffa-day il motto era “Scassiamo tutto”. S’è visto com’è finita.

Mario Draghi

Il centrodestra, detrattori a parte, è ancora molto forte, nonostante la batosta delle amministrative. Se si votasse domani alle politiche potrebbe anche vincere. Per adesso si va avanti con Draghi fino alla fine della legislatura e per il Quirinale c’è sempre tempo. L’unica cosa su cui ci troviamo d’accordo con Letta: di elezioni anticipate al 2022 non se ne parla.

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