Il resto interessa poco dunque per il Premier doppio lavoro. Mentre i leader dei partiti sono intenti o a litigare, o a raccattare voti Mario Draghi prosegue a passo spedito nel programma di governo le cui priorità sono l’allargamento del Green-pass e l’obbligo vaccinale. Poi ci sono le riforme ma se non prima termineranno le amministrative, come brutta consuetudine vuole, in Parlamento si parlerà di poco o nulla.
Roma – La politica nazionale ormai ha occhi solo per le elezioni. I problemi degli italiani possono attendere. Mario Draghi, almeno apparentemente, non si cura delle tensioni e delle beghe della maggioranza e va avanti per la sua strada. Come un trattore.
Anzi il Premier consiglia a Salvini, Lamorgese e Speranza di incontrarsi personalmente e discutere, insieme a lui, delle divergenze che si sono manifestate sino ad oggi. Le questioni di maggiore attrito sono quelle che riguardano i migranti e le problematiche legate alle vicende sanitarie del Covid, con maggiore attenzione per il tanto dibattuto allargamento del Green-pass e l’obbligo vaccinale.
Il colloquio de visu è sempre il mezzo migliore per risolvere una querelle che va avanti da mesi e che sarebbe opportuno affrontare con chiarezza, una volta per tutte, anche al fine di tracciare il programma di una destra che, attualmente all’opposizione senza battere colpo, potrebbe in seguito essere leggermente più rilevante nelle scelte legislative.
Avere dalla propria parte i numeri dei sondaggi rimanendo bene ancorati all’opposizione è cosa relativamente facile, altra cosa è guadagnare terreno rimando in maggioranza. La Meloni, del resto, cosi come tutto il centro-destra sanno bene come funziona perché quando erano parte integrante del governo con Berlusconi ben conoscevano strategie e responsabilità.
La Lega, invece, dovrà spiegare al proprio elettorato e a quello potenziale le scelte fatte in maggioranza. E le dichiarazioni di Matteo Salvini, a tal proposito, non convincono nessuno, men che meno gli elettori ancora indecisi:”… Ci troviamo al governo per fare da guardiani...”. Il Carroccio ed il suo capo si trovano al governo perché gli è convenuto. Come per tutti. Il potere si esercita molto meglio e con più soddisfazione con uno stuolo di ministri e sottosegretari ma le responsabilità si dividono in parti uguali. E questo Salvini dovrebbe saperlo senza bisogno di mentire per l’ennesima volta.
Bando alle commedie il Premier prevede, per le prossime settimane, il via libera del governo alle leggi delega per la riforma della Concorrenza e del Fisco, il raggiungimento dell’80% di italiani vaccinati entro la fine di settembre e l’estensione del Green pass, come abbiamo accennato, al pubblico impiego e al lavoro privato, oltre all’introduzione dell’obbligo vaccinale e alla terza dose.
Obiettivi impegnativi che solo a pensarli fanno scoppiare le vene ai polsi, vista la bagarre scoppiata all’interno della maggioranza e ancora una volta provocata dalla Lega. L’attuale panorama politico ormai non spaventa più nessuno, proprio per la diversità profonda dei partiti che compongono la compagine governativa. E, soprattutto, per l’obbligo di alcune trasformazioni necessarie al Pnrr.
Per la prima volta, pertanto, la diversità in politica potrebbe diventare una fonte inesauribile di arricchimento sia in senso politico che di produzione legislativa, così come l’autorevolezza e la competenza di un Premier riescono a diventare un collante importante. Ma non è detto che accada con certe persone.
In parole povere Draghi rappresentava e rappresenta l’ultima chance di un Paese dilaniato dalla pandemia e da una crisi economica mastodontica senza precedenti e ancora non risolta affatto nonostante qualche segno positivo. Appunto, qualche segno. Nel frattempo, però, anche le elezioni hanno contribuito a mettere il bastone tra le ruote della ripartenza galvanizzando i leader dei partiti, allontanandoli dai loro doveri istituzionali.
Meglio i comizi, le riunioni e gli annunci sui social piuttosto che velocizzare le riforme che servono al Paese per sopravvivere. Questa è la scelta che è stata fatta e gli italiani dovranno ricordarsene una volta entrati nel seggio elettorale.
Infatti le elezioni suppletive di Siena si arricchiscono di nuovi colpi di scena. Non ci sarà, infatti, neanche un candidato di “Azione” che fino a qualche giorno fa era stato dato per certo. Carlo Calenda, pur criticando Letta per avergli girato le spalle a Roma dove è candidato per il Campidoglio, ha però riconosciuto che l’Enrico nazionale è il segretario di un grande partito e deve poter sedere in Parlamento.
Motivazione che appare poco convincente e molto suggestiva. La sfilata di personalità interessate ad un seggio parlamentare viene ulteriormente incrementata dalla presenza di due nuovi candidati nel collegio uninominale, Toscana 12 alla Camera dei deputati, lasciato libero da Pier Carlo Padoan.
Le new entry sono Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista e Tommaso Agostini, pistoiese di 44 anni, che si presenta per il seggio di deputato per la formazione politica 3v, dell’area No Vax, nata nel 2019. Gli altri candidati sono oltre Enrico Letta, segretario del Pd, candidato del centrosinistra presentatosi con un simbolo elettorale senza alcun riferimento di partito; Tommaso Marrocchesi Marzi, imprenditore vinicolo residente nel comune di Castellina in Chianti (Siena) candidato del centrodestra; Elena Golini, ex operaria della Whirlpool, di Potere al Popolo; Mauro Aurigi, 82 anni, con il movimento Italexit di Gianluigi Paragone, quest’ultimo candidato sindaco alla comunali di Milano.