Convegni e meeting a livello internazionale interessano un numero sempre maggiore di cittadini e in tutto il mondo. Però manca una visione complessiva del fenomeno ed una definizione delle sue modalità di attuazione. Prerogative che spetterebbero alla politica, se ce ne fosse una all’altezza del suo compito.
Con l’autunno pare che ci sia un vorticoso giro di incontri, convegni, summit. Si sta svolgendo, infatti, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, COP26, a Glasgow in Scozia. Una settimana fa si è concluso il G20 in Italia. Due grandi eventi che mirano ad evitarci l’ecatombe.
Nel frattempo, un po’ sotto silenzio, si è svolta a Rimini, dal 26 al 28 ottobre scorsi un’altra manifestazione denominata “Ecomondo“, giunta alla sua XXIV edizione. La kermesse ha affrontato i temi dell’innovazione tecnologica e industriale nel settore della transizione ecologica e nuovi modelli di economia circolare e rigenerativa.
Quest’ultima tipologia di economia è un modo di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile, favorendo la riduzione dei rifiuti al minimo. Non più quindi un’economia estrattiva ma basata sulla rigenerazione dell’esistente.
Per la prima volta ha partecipato il Ministero dell’Istruzione nell’ambito del progetto “RiGenerazione Scuola“, il Piano del Ministero per la Transizione Ecologica e Culturale. Lo scopo è l’educazione dei giovani ad un nuovo modo di abitare il mondo, con maggiore accortezza verso i temi ambientali, come pone l’agenda 2030 dell’ONU. In contemporanea, negli stessi spazi si è tenuto Key Energy, il salone per le energie rinnovabili.
Le tematiche sono state quelle al centro delle agende di tutti i Governi, soprattutto perché legate all’avvio del PNRR: bioeconomia circolare, risorse idriche, trattamento dei rifiuti e processi di digitalizzazione, green economy e industria 4.0.
Le presenze sono aumentate rispetto all’ultima edizione pre-Covid, a conferma del forte interesse verso questi temi. Cresciuti in termini di business le bioenergie ed il fotovoltaico e con essi l’intero settore dell’illuminazione smart nelle città, tutto legato all’efficientamento ed alla sicurezza.
In contemporanea, per non farci mancare nulla, si è svolto pure il salone biennale dei veicoli per l’ecologia SAL.VE in cui hanno avuto modo di mostrare la loro perizia telaisti e allestitori di mezzi per l’igiene urbana e gli allestimenti per la raccolta differenziata con mezzi a propulsione ibrida o full electric.
Gli eventi succedutisi nelle manifestazioni sono stati curati da Fabio Fava, professore ordinario di Biotecnologie industriali ed ambientali presso la Scuola di Ingegneria dell’Università di Bologna.
Grazie all’analisi puntuale sul tema della rigenerazione dell’ambiente, in linea con le direttive del Green Deal europeo, sono state delineate le modalità per una rigenerazione sistemica ed inclusiva delle nostre manifatture, del nostro patrimonio naturale, suolo, acqua e mari.
A tal riguardo uno studio dell’Energy Strategy Group del Politecnico di Milano ha evidenziato le ricadute economiche ed occupazionali legate al PNRR. Sono stati ipotizzati più di 64 miliardi di euro di ricavi aggiuntivi e 132mila posti di lavoro in più.
Inoltre si è discusso di eolico off-shore, di agro-fotovoltaico, di mobilità elettrica e delle Comunità energetiche all’idrogeno, associazioni che scelgono di dotarsi di infrastrutture per la produzione di energia da fonti rinnovabili e l’autoconsumo attraverso la condivisione.
Che ci sia un certo movimento positivo verso le tematiche della transizione ecologica da parte di aziende e opinione pubblica è, senza dubbio, un aspetto positivo e da lodare.
Si ha la sensazione, tuttavia, che manifestazioni come queste lascino l’amaro in bocca, perché manca una visione complessiva del fenomeno ed una definizione delle sue modalità di attuazione. Prerogative che spetterebbero alla politica, se ce ne fosse una all’altezza del gravoso compito.