Lo ha puntualizzato Matteo Salvini giustificando l’assenza dei suoi ministri al CdM di ieri. Approvata la legge delega sul Fisco ma si sarebbe parlato di nuovi balzelli e di una “toccata” ai risparmi degli italiani. Vero o falso? Di riforme vere e proprie nemmeno a discuterne. Cosi facendo quando potremo ripartire davvero?
Roma – Com’era prevedibile la consultazione di domenica e lunedì scorsi è stata vinta dal partito degli assenti che ha ottenuto, un po’ dappertutto, percentuali superiori al 50%. L’esito del voto ha comportato una batosta per il centrodestra, che comunque entra nel ballottaggio a Roma, Torino e Trieste mentre il centrosinistra ha conquistato al primo turno Milano, Napoli e Bologna.
Per Roma e Torino è caccia ai voti degli sfidanti che non sono giunti al secondo turno. In Calabria il nuovo presidente della Regione è Roberto Occhiuto di FI, attualmente deputato nazionale e capo gruppo del movimento fondato da Berlusconi.
La sconfitta del centrodestra nelle principali città italiane era prevedibile e il sospetto l’avevamo anticipato su queste colonne già tempo addietro. Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno commesso un grave errore di presunzione: hanno scelto, in extremis, candidati deboli e poco noti, pensando che bastasse la loro di forza per convincere i cittadini a votarli. Cosi non è stato, naturalmente.
I sondaggi galeotti, nel caso di Meloni e Salvini, hanno provocato le prime vittime. Infatti i due leader della destra pensando fossero, come sono, ad alto gradimento politico ritenevano potersi permettere il lusso di sfruttare il semplice “brand del partito” per potere vincere. Macché, e gli è pure andata bene.
In sostanza la destra, solo formalmente unita, non è riuscita a sfondare ed essere credibile, perché è caduta nella trappola della componente maggioritaria del centrosinistra (ma si scrive Pd) la quale ha radicalizzato la sfida elettorale, sfruttando la debolezza di Forza Italia ed il desiderio di vanità delle altre due componenti dello schieramento.
In tal modo il Partito Democratico punta ad una divisione netta del campo politico, cioè da una parte il Pd alla guida di una coalizione di sinistra composta da Movimento 5 stelle, Liberi E Uguali e Forze di Centro e dall’altro campo i Partiti Sovranisti.
Il tutto per trasformare le elezioni in un secco confronto tra europeismo e antieuropeismo, fascismo ed antifascismo, per sfruttare le tradizionali argomentazioni contro le destre che, peraltro in un ampio scoop giornalistico, più di qualcuno è riuscito a strumentalizzare con dovizia di particolari.
Insomma uno schema, quello bipolare, che ricorda per certi versi l’esperienza dell’Ulivo e che riporta alla guerra tra berlusconiani ed antiberlusconiani. F.I. certamente non si farà strumentalizzare e dividere dalla strategia di Letta junior, il quale schermendo Berlusconi e, nello stesso tempo, ritenendolo l’artefice dei trascorsi successi di tutto il centrodestra, almeno come potenziale federatore, adesso cerca di dividere i seguaci del Cavaliere per indebolirli ulteriormente.
Infatti molti si sono dispersi nelle fila di FdI e Lega. Tutto questo per evitare che sorga un vero centro, indipendentemente da dove potrebbe collocarsi. Insomma attualmente è importante che si creino situazioni di contrasto ed intolleranza fra partiti di destra e di sinistra.
Il centro, d’altronde, dovrebbe rimanere deserto perché la presenza di piccoli partiti renderebbe lo schema, del segretario Dem, inefficace. Italia viva, Più Europa e Azione sarebbero infatti un problema dal momento che complicherebbero, di molto, lo scontro impostato dall’ex premier.
Insomma il governo esce rinforzato dalle amministrative, ovviamente per quanto riguarda il Pd e parte del centrosinistra. Draghi, nel Consiglio dei Ministri di ieri pomeriggio, ha ribadito di non perdere tempo per attuare le riforme. Intanto i ministri leghisti hanno disertato l’assise spiegando che l’assenza è scaturita dall’impossibilità di leggere le carte per tempo. Per il Carroccio non è “serio” dare il voto senza aver avuto modo di leggere i testi. Intanto la legge delega sul Fisco è stata approvata. Lega o non Lega:
“…L’assenza dei ministri leghisti sarà Salvini a spiegarla – ha detto Mario Draghi – gli scambi avvenuti in cabina di regia e nelle conversazioni avevano dato sufficienti elementi per valutare la legge delega..“. Ma la risposta di Salvini non si è fatta attendere:”…Nella delega non c’era quanto pattuito – ha detto il leader del Carroccio – non voto la delega fiscale perché non contiene quello che era negli accordi. I ministri della Lega non possono averla in mano alle 13.30 per una riunione alle 14. Non è l’oroscopo, non è possibile avere mezz’ora di tempo per analizzare il futuro degli italiani. C’è qualcosa da cambiare nella modalità operativa…“.
Ma Salvini non si ferma solo a questo manifestando una certa insofferenza, forse dettata dal palese malcontento per il risultato delle amministrative:”…I nostri ministri mi dicevamo che nei corridoi tutti gli altri colleghi dicevano avete ragione – ha evidenziato il capo della Lega in conferenza stampa – poi dentro per ipocrisia si china il capo e si alza la manina. Noi non chiniamo il capo quando ci sono di mezzo la casa e il risparmio degli italiani…C’è un’ipotesi di aumento di tasse che la Lega non avalla...”.
Se cosi fosse Salvini non avrebbe fatto altro che il proprio dovere. Ma non vorremmo che queste dichiarazioni fossero dettate da un primo, maldestro tentativo di recuperare i dispersi che con la loro assenza hanno determinato un netto calo del centrodestra in generale, della Lega in particolare. Vedremo a breve.