Anno nuovo: migliaia di famiglie a rischio fame e freddo

Nel giro di alcuni mesi i prezzi di luce e gas, ma anche di carburanti ed energetici in genere, rischiano di raddoppiare se non di andare oltre. Speculazioni e incapacità di approvvigionamento fanno lievitare i prezzi ma a farne le spese sono milioni di persone che non sanno più a quale santo votarsi per sopravvivere. Questi sono i problemi seri che non permettono al Bel Paese di ripartire. Non va tutto bene.

Roma – Corsa irrefrenabile ai rincari. Se Super-Mario non s’inventa qualcosa siamo fritti. In base alle ultime stime di Nomisma, senza interventi da parte dello Stato, dal primo gennaio 2022 la bolletta del gas avrà un balzo del 50% in più, quella dell’elettricità almeno del 17%, forse del 25%.

E non sappiamo se basterà. Il prossimo anno una famiglia tipo potrebbe arrivare a spendere 1200 euro in più per gas e luce. Cifre mostruose, come d’altronde quelle che servirebbero per evitare la stangata sulle famiglie italiane. Servirebbero, infatti, almeno 10 miliardi per sortire l’effetto tampone. Ci riusciranno o dovremmo prepararci a patire freddo e fame?

Tra le altre emergenze di fine anno il Consiglio dei Ministri conferma l’intervento fiscale da 7 miliardi sull’Irpef e di un miliardo sull’Irap, e non passa la proposta spinta da Pd e Leu di introdurre un contributo di solidarietà temporaneo, la solita patrimoniale mascherata sui redditi più alti, per finanziare l’intervento contro il caro-bollette.

La proposta avanzata dal premier Mario Draghi voleva andare incontro alle richieste dei sindacati, critici con il nuovo impianto Irpef, considerato penalizzante per i redditi più bassi. Si trattava di annullare per uno o due anni lo sconto fiscale di 247 euro a contribuente, per un totale di circa 250 milioni, dovuto con la nuova tassazione per i redditi oltre i 75 mila euro.

In pratica per questi redditi non sarebbe cambiato nulla rispetto alla situazione attuale, mentre le risorse recuperate sarebbero state impiegate per alleviare il peso dei rincari dell’energia. Ma sul punto il Cdm si è diviso e data la contrarietà di Lega, FI e IV il contributo addizionale è stato messo da parte. A PD e LEU non è rimasto altro che stringere i denti.

Purtroppo l’insensibilità dilaga a macchia dolio così anche questa volta le tariffe pazze di luce e gas, che dipendono non solo dai mercati e dalle speculazioni ma anche dai problemi strutturali dell’Italia nel settore dell’energia e dalle incapacità dimostrate dallo Stato sul fronte degli approvvigionamenti, verranno caricate nelle tasche dei cittadini. Sbagliano loro per incapacità e paga Pantalone.

In ogni caso sul tema dell’energia ci saranno 300 milioni aggiuntivi, nonostante il no al contributo. In tutto, quindi, saranno 800 milioni in più, oltre ai 2 miliardi già messi a bilancio, destinati alla misura contro il caro-bollette.

Sorte migliore ha avuto, invece, l’ipotesi di applicare ai lavoratori dipendenti, entro i 35 mila euro di reddito, la decontribuzione una tantum prevista per il 2022. Era stata anche ipotizzata una soglia più alta, fino a 47 mila euro ma la copertura non bastava.

L’operazione forse sarà finanziata attingendo a 1,5 miliardi del tesoretto derivante dai risparmi previsti nell’applicazione della nuova Irpef nel primo anno.

Laura Castelli
Laura Castelli

Fino adesso solo parole ma forse qualcosa si muove:“…E’ importante fare un intervento sul cuneo fiscaleha assicurato il vice ministro all’Economia, Laura Castellitutto questo senza inficiare l’impianto della riforma fiscale che rappresenta un grande punto di caduta ottenuto dal lavoro delle forze politiche di maggioranza. In ogni caso scaglioni, importi e detrazioni restano invariati…”.

Il premier, nel suo intervento alla Conferenza sulla Famiglia, ha colto l’occasione per affrontare l’argomento dell’assegno unico, che da gennaio si potrà richiedere con apposita domanda. In pratica uno strumento equo e semplice, universale per tutte le famiglie a prescindere dalla condizione lavorativa, che servirà a sostenere chi ha un reddito basso.

Il Premier Draghi

In sostanza nel Pnrr sono stati investiti quasi 6 miliardi per rafforzare in maniera strutturale i servizi per l’infanzia e sostenere in particolare i genitori che lavorano. Verranno aggiunti 264 mila nuovi posti nei nidi e nelle scuole dell’infanzia. Un aumento di oltre il 70%. Nonostante questi presupposti il prossimo 10 dicembre è stato confermato lo sciopero del comparto Scuola a cui aderiscono quasi tutte le sigle sindacali tranne la Cisl.

Si penserà anche a ristrutturare o adattare almeno mille edifici, per ampliare l’offerta del tempo pieno con il servizio mensa. Fino adesso solo chiacchiere e promesse, coniugate al futuro. Di concreto pochino.

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