Palla al centro: tanto spazio per nuovi e vecchi leader in cerca di alleanze

Nella confusione nasce un nuovo soggetto politico: Italia al centro, con Renzi, Toti e Quagliarello. Il centrodestra tenta la strada della federazione ma la Meloni non riconosce più i suoi alleati che, comunque, continuano a mantenere tutti e due i piedi dentro la maggioranza. Il M5S è zeppo di guai ed i contrasti fra Di Maio e Conte non saranno di facile soluzione. La nuova legge elettorale rimarrà a mollo chissà per quanto tempo.

Roma – E’ il momento di nuove alleanze e neonati schieramenti. Considerato il fallimento e la presunzione degli “opposti” all’interno di ogni coalizione, la scommessa di un nuovo equilibrio politico si gioca al centro, dove cercano spazio numerosi leader e progetti diversi. Comunque stiano le cose l’elezione del Presidente della Repubblica ha causato un vero e proprio scossone politico. Il centrodestra si è spaccato e anche il M5s si avvia tristemente verso la scissione.

A confermare le modifiche degli equilibri interni arriva la decisione a sorpresa di Matteo Renzi, il leader di Italia Viva, che forse Silvio Berlusconi attendeva da tempo. Il buon Matteo Stringe alleanza con Toti e Quagliarello e formano un nuovo gruppo alla Camera denominato “Italia al centro”.

Via libera dunque ad un percorso centrista, ad una federazione di cui si discute da mesi, con una serie di tappe che scandiranno tempi e modi del progetto politico. Nelle intenzioni dei fondatori la nuova coalizione dovrà essere inclusiva e aperta con chi condivide la scelta di creare un’area moderata.

In questo momento di grande scomposizione del quadro politico, soprattutto nel centrodestra, pare comunque ancora prematuro inserire negli accordi la riforma della legge elettorale in senso proporzionale. Infatti anche Matteo Renzi è cauto e conferma che la legge elettorale non è fra le priorità da prendere nell’interesse degli italiani.

Lo stesso Renzi ha confermato i suoi dubbi poiché con il “Rosatellum” il Pd dovrà decidere se inseguire o meno i massimalisti e i populisti, mentre i rapporti fra Salvini e Meloni si dovrebbero rinsaldare nonostante la Meloni non lo dia proprio per certo tanto da spararla grossa: “… Salvini deve decidere, se stare col Pd o no...”.

Giorgia Meloni e Matteo Salvini

Insomma secondo il leader di Italia Viva, il Rosatellum è il sistema migliore per creare un grande spazio riformista e liberal democratico. In ogni caso, sia che resti l’attuale normativa, sia che si vada verso una legge elettorale proporzionale, ambita anche dal Pd di Enrico Letta all’indomani delle macerie delle coalizioni nel voto per il Quirinale, a fare da ago della bilancia saranno i centristi.

Questa è una certezza avvalorata da una simulazione di YouTrend, che tiene conto dei consensi mediamente rilevati per ciascuna forza politica a fine gennaio. Nulla è scontato ed in questo marasma politico può succedere che avvenga, come si ipotizza da tempo, un rimescolamento trasversale dei partiti onde superare antichi steccati, divenuti ammuffiti oltre che veri e propri recinti all’interno dei quali convivono forze che non hanno nulla da spartire in quanto a ideali e tradizioni politiche.

D’altronde con una Lega sempre più anti-governativa e Fratelli d’Italia sull’Aventino, le fibrillazioni sono molto forti, così come non sono da meno nel partito del Cavaliere, dove si ripropone uno scontro antico. Quello di chi guarda al centro pensando a una federazione con le altre sigle, da Matteo Renzi a Giovanni Toti e Carlo Calenda e chi, invece, intende rimanere aggrappato alla scialuppa di Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

Giancarlo Giorgetti

Però sembra che il leader leghista continui a non tenere una strategia univoca, come si è visto dal mancato voto sull’alleggerimento delle misure anti Covid in Consiglio dei Ministri, provvedimenti che, e qui sta il paradosso, sono proprio quelli sollecitati dal Carroccio già mesi addietro. Il Capitano guida a fari spenti nella notte ma deve stare attento.

Tant’è che, plaudendo al discorso di Mattarella e rivendicando il bis, ha allargato ancor di più il fossato che lo separa dalla Meloni. Sta di fatto che il comportamento “schizofrenico” del Carroccio è sempre meno tollerato, specialmente dai tre ministri, a cominciare da Giorgetti.

Nel frattempo Giorgia Meloni tira dritta per la sua strada, senza fare sconti a nessuno, pur sapendo che da sola sarà difficile assumere la guida del centrodestra. Almeno di quello attuale cosi composto

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