Il Pd alla Corrida: dilettanti allo sbaraglio

A poco più di 24 ore dalle elezioni presidenziali i partiti stanno ancora rimaneggiando nomi e personaggi. Specie il Pd all’interno del quale regna il malcontento. Anzi è probabile che proprio fra i Dem sortiscano sorprese e nuove correnti che intendono cambiare il vecchio andazzo delle cose. Arrivando anche a licenziare Letta.

Roma – A un giorno e mezzo dal voto per il Capo dello Stato i partiti cercano ancora un’intesa. Letta accelera per portare Draghi al Quirinale, ovviamente insieme ad un patto di legislatura che eviti le elezioni politiche anticipate e porti l’Italia al termine della naturale scadenza del Governo nel 2023.

Mario Draghi ed Enrico letta

Nel recente incontro fra Renzi e il segretario Dem si è parlato di questo e di altro problemi non certo a cuore aperto. I big del Partito Democratico, soprattutto i ministri dell’attuale Governo di unità nazionale, che temono di essere defenestrati e sostituiti da donne, frenano il tentativo di trasloco di Super Mario da Palazzo Chigi al Quirinale.

Acque agitate dunque nel centrosinistra ed in particolare nel Pd all’interno del quale non mancano le sorprese che tengono con il fiato sospeso diversi personaggi politici che ne fanno parte. La novità non sarebbe di poco conto: fra poche ore potrebbe nascere una corrente, interna al Pd, in grado di inglobare Base Riformista, denominata “Comunità Democratica” e composta da Graziano Delrio, Debora Serracchiani, Stefano Bonaccini, Dario Nardella ed altri amministratori.

Graziano Delrio

Detta corrente, secondo la versione ufficiale, avrebbe la finalità di contribuire alla riflessione all’interno delle diverse anime del Pd. Ma insieme a “Base Riformista” il vero scopo è quello di trovare la determinazione necessaria sia per l’elezione del Capo dello Stato, che per la formazione del nuovo Governo e delle liste elettorali.

Il dato importante è che l’area che farà riferimento a Delrio è abbastanza nutrita, tanto da potersi considerare maggioritaria in termini di gruppi parlamentari. La super-corrente, moderata e centrista, dovrebbe servire in pratica come argine rispetto alla sinistra del Pd rappresentata non tanto da Letta, quanto in particolare da Goffredo Bettini e dal vicesegretario Peppe Provenzano.

Enrico Letta

Attraverso le Agorà democratiche, il segretario del Pd sta infatti cercando di rafforzare la propria posizione con l’ingresso del ministro Roberto Speranza e di tutti coloro che intendono creare un campo largo del centrosinistra, compresi i 5 stelle.

Il momento chiave della contrapposizione all’interno del Pd, si avrà con la partita del nuovo Presidente della Repubblica. Comunque più di metà dei parlamentari è già pronta a non seguire le indicazioni ufficiali del Nazareno. In questo contrasto, al momento, resta in silenzio il ministro Dario Franceschini, capo di “Area Dem”, in attesa probabilmente di capire come finirà la sfida interna al Pd. D’altronde è risaputo che il Ministro della Cultura posiziona sempre le proprie truppe accanto al condottiero vincente. Vecchia scuola, come si dice.

Dario Franceschini

In ogni caso il Pd, com’è nel proprio Dna, è già pronto a defenestrare il proprio segretario, appena i più avranno la netta sensazione che il capo la faccia troppo da padrone. Insomma sembra che nel back stage della politica dei democratici si sta organizzando un vero e proprio congresso, con un’area pronta a dare battaglia, almeno nei gruppi parlamentari.

Tutto ha avuto inizio con la bocciatura del Ddl Zan, che ha trasformato il sogno del Pd in un incubo, solo perché non si è avuto il buon senso di accettare i tentativi di mediazione. Infatti, pur di nascondere presunzione ed incapacità, la tattica del Pd è stata quella di puntare il dito contro i “renziani”, accusandoli di volersi alleare col centrodestra.

Simona Flavia Malpezzi

Tant’è vero che l’ex ministro Valeria Fedeli ha chiesto le dimissioni del capogruppo Pd, Simona Malpezzi. “…Siamo un gruppo allo sbando, governato da dilettanti allo sbaraglio…”, hanno rivelato con grande realismo alcuni senatori Dem.

Dalle parti del centrodestra, invece, al di là delle spaccature tra le due destre sovraniste (Lega e FdI), un senso di immobilismo sta pervadendo tutta la coalizione, arroccata ad un conservatorismo privo di aderenza alla realtà. Continuare ad esaltare il nazionalismo, senza affrontare, in chiave moderna, fenomeni sociali, dirompenti e discriminanti, come l’immigrazione e l’europeismo è da irresponsabili

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