Rispetto a Salvini e alla Lega il partito della Meloni è messo meglio a ben vedere i sondaggi. Ormai gli accordi con Berlusconi sono quelli che sono e i tre capi di quello che un tempo era il tradizionale centrodestra italiano non hanno più nulla in comune. Ancora di meno da spartire. Se la Lega uscisse dal Governo non ne rimarrebbe granché. Il resto non sono altro che ricordi ormai sbiaditi.
Roma – Mancano 48 ore al President-Day. Un grande fermento politico sta animando le diverse anime del centrodestra. Un obiettivo accomuna Berlusconi, Salvini e Meloni: riformare l’alleanza storica ma su valori e principi diversi. L’idea di un grande partito conservatore italiano sta scuotendo, però, il dibattito interno a FdI, al fine di unire forze magari non così vicine od organiche all’attuale partito guidato dalla Meloni.
La riprova sta nel fatto che quest’ultima, presidente dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR), con non poca furbizia ha contribuito all’elezione della nuova presidente dell’Euro Parlamento del Partito Popolare Europeo (PPE). In buona sostanza sono in molti quelli che vorrebbero rompere quello schema ormai stantio, creato vent’anni fa dalla discesa in campo di Berlusconi, per dare alla leader di FdI una più ampia ed autorevole leadership anche a livello internazionale.
D’altronde Giorgia Meloni è la nuova presidente dell’ECR e prima italiana a guidare un partito europeo. Rappresenta, in sostanza, la Destra di Governo euroscettica e antifederalista, ma si distingue sia dal più moderato PPE, a cui è iscritta FI, che dal raggruppamento più estremo al quale aderiscono Lega e Front National di Le Pen. E non è una differenza da poco.
Come si vede anche in Europa non vi è alcun filo comune che li identifica. Anzi si trovano su posizioni molto distanti. Infatti appare chiaro che nell’attuale centrodestra, al di là della facciata, non c’è alcun punto in comune. Peraltro adesso la consistenza percentuale, almeno secondo i sondaggi, tra la Lega e FdI è più forte di FI. La coalizione è chiaramente sbilanciata a destra, mentre prima era l’opposto e Berlusconi come federatore riusciva ad imporre la sua linea politica.
La formazione del Governo Draghi, poi, con il suo dirompente impatto sui partiti ha sicuramente contribuito ad accelerare un processo, a cui molti stavano lavorando da tempo. L’atteggiamento della Lega, invece, rimane deliberatamente borderline e con il sogno di creare un contenitore nel quale mescolare nel tentativo di farle convivere, le diverse anime populiste e governative.
Quello che insegue la Meloni non è tanto, o non è solo, il partito unico di centrodestra che vorrebbero Berlusconi e Salvini, ma un partito che possa prevalere sugli altri due, con la copertura europea, per divenire un aggregatore di idee e progetti. Proprio quello che ispirò il progetto del Popolo delle Libertà ma che non fu realizzato e che ne decretò il successivo fallimento.
La tensione è comunque palpabile e non solo per le imminenti elezioni del prossimo Capo dello Stato, in cui mai come ora il centrodestra potrebbe essere determinante, ma anche per l’attesa che si sta creando in tutti e tre i partiti che formano la coalizione.
FI, Lega e FdI per diversi motivi stanno cercando di trovare una sorta di via d’uscita dall’impasse, in cui il Governo Draghi li ha confinati. Poi il fatto che nella coalizione ci siano due partiti al governo ed uno all’opposizione, certamente contribuisce a creare molte difficoltà su atteggiamento e condotta, univoci, da mantenere.
Ma appare chiaro che, al di là di ogni ragionevole dubbio ed apparenza, le due forze del centrodestra si stanno muovendo senza una regia concordata, animati ognuno dal solo desiderio di essere il capo coalizione. In ogni caso la Lega e FI si trovano su posizioni spesso divergenti rispetto a quelle di FdI.
Il risultato deludente delle recenti amministrative è stato anche frutto di questa anomalia. Comunque, l’elezione del nuovo Capo dello Stato dovrebbe diventare, almeno in teoria, un banco di prova della tanto proclamata compattezza del centrodestra, ma i disaccordi intestini non fanno ben sperare. Il conto alla rovescia è iniziato.