Se il Governo volesse potrebbe sin da subito eliminare alcune, non diciamo tutte, delle odiose accise sui carburanti che rappresentano una rapina per il cittadino. Gran parte di esse sono un oltraggio a chi non arriva a mettere insieme il pranzo con la cena ma ha bisogno dell’auto per recarsi al lavoro. Salvini si era fatto promotore dell’iniziativa ma una volta dentro la stanza dei bottoni la memoria gli è venuta meno.
Roma _ Tempi folli. L’Italia è piegata su sé stessa. Tant’è che l’unica “ripresa” che si nota, finora, è quella dei costi. Di qualsiasi genere. Quasi una tempesta perfetta. Il nostro Paese purtroppo vive un momento di enormi preoccupazioni, ancor più gravi rispetto alla media europea. Lo stesso Draghi lo ha ricordato: “…L’Italia importa il 95% del gas, di cui oltre il 40% dalla Russia…”.
È vero che nel breve termine un’interruzione dei flussi di combustibile non dovrebbe comportare seri problemi, ma la preoccupazione è alta. I prezzi continuano ad aumentare senza sosta e sono evidenti gli effetti shock sui carburanti.
Prezzi che ci riportano ai tempi dell’Austerity, a quel 1973 fatto di targhe alterne e passeggiate in bici. Ma erano altri periodi e poi sarebbero venute di nuovo le vacche grasse. Qui si va verso una stretta della cinghia senza precedenti. E non è tutta colpa di Putin, diciamolo.
Roberto Cingolani, Ministro della Transizione Ecologica, ha dato il suo ok per l’adesione del Paese alla proposta di rilascio di una quota delle scorte petrolifere, che è stata promossa dall’IEA, l’Agenzia Internazionale dell’Energia, con un contributo di 2,041 milioni di barili.
Lo scopo è chiaramente quello di diminuire questo pericoloso picco di prezzi al rialzo. Come in tutta Europa stiamo vivendo giornate di crisi e di incertezze non solo perché è a rischio la pace mondiale, ma anche per il caro carburanti che in Italia sono sempre stati più onerosi.
Benzina e Diesel sono arrivati a prezzi incredibili. Il costo dell’energia è divenuto proibitivo, infatti le bollette di gas e corrente sono pesantissime per le tasche di qualunque famiglia italiana. Peraltro, quello che succede oggi sui mercati internazionali delle materie prime continua a spingere al rialzo i prezzi dei combustibili, il che è tutto dire.
Le proteste giungono da tutte le parti, imprenditori, artigiani, pescatori, autotrasportatori che a causa dell’aumento del diesel si trovano in grande affanno. Il costo del carburante in modalità self-service è arrivato oltre la quota di 2,049 euro/litro, e si sono addirittura superati i 2,249 euro per il servito. Il prezzo del gasolio corre velocemente verso questa quota.
In sostanza le quotazioni internazionali di benzina e gasolio hanno guadagnato l’equivalente di 4 e 5 centesimi al litro, questo vuol dire che dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina sono salite rispettivamente di 11 e 20 centesimi al litro. È davvero troppo. Il rincaro mette a rischio consumatori, aziende e le stesse stazioni di servizio.
Purtroppo i prezzi potrebbero ancora variare, perché le quotazioni sono soggette all’andamento dei mercati finanziari. Sul prezzo certamente incidono oltre al valore del petrolio, che ieri ha chiuso in forte ribasso su New York a 108,49 dollari al barile, i costi di estrazione, raffinazione, stoccaggio, trasporto e il costo della distribuzione finale. Ma a tutto ciò bisogna sommare Iva e soprattutto le accise.
Se invece il prezzo venisse depurato da tasse ed accise, si potrebbe arrivare ad un costo inferiore ad un euro. Tutti i Paesi tassano il carburante ma l’Italia resta sempre in testa alla classifica. La somma delle tasse e delle accise che l’automobilista paga, infatti, incidono per il 68% sul prezzo della benzina e per il 64% sul prezzo del gasolio.
D’altronde è noto che le accise vengono introdotte per finanziare eventi eccezionali, come guerre e calamità naturali, che poi una volta introdotte non vengono più eliminate. Almeno così è sempre avvenuto.
Con il costo del carburante si sono, infatti, finanziate la guerra in Etiopia del 1935-1936, la crisi di Suez del 1956, la ricostruzione del dopo Vajont del 1963, l’alluvione di Firenze del 1966, il terremoto del Belice del 1968.
Per non dimenticare il terremoto del Friuli del 1976 e dell’Irpinia del 1980, la guerra in Libano del 1983, la missione in Bosnia del 1996, il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004 e l’acquisto di autobus ecologici del 2005 tra gli altri, fino ai giorni nostri.
Perpetuare questo stile di gestione della cosa pubblica è divenuto impossibile. Ridurre il costo del carburante, anche in questo periodo, si deve e si può fare. Ma non erano Matteo Salvini e la Lega tutta che volevano strappare via i balzelli per diminuire il costo dei carburanti? Ricordiamo male?