Quadrato intorno a Draghi. Putin raus!

L’Italia compatta contro l’oppressore russo ha determinato maggiori consensi per il Governo di Mario Draghi, almeno questo è il dato indicato dai sondaggi. Il Premier ha conquistato la fiducia di un maggior numero di italiani che vedono nell’ex numero uno della Bce un deciso assertore di democrazia e libertà. Questa ampia condivisione è servita sotto il profilo economico e sociale.

Roma _ Mala tempora currunt. Sed peiora parantur, ovvero corrono brutti tempi, ma se ne preparano di peggiori, dicevano i romani. Infatti l’andamento economico e politico, in questo periodo di alta tensione per i noti eventi bellici voluti da Putin, rischia uno sbandamento epocale. Le rilevazioni analizzate attraverso i sondaggi evidenziano però che i partiti ed il consenso per il Governo hanno impedito grandi oscillazioni.

Quale sarà il destino del M5s?

I Dem rimangono in testa, crescendo dello 0,6% ed allargando il proprio vantaggio non solo su FdI, stabile come la Lega, all’incirca sugli stessi valori di 2 settimane fa, ma soprattutto sul M5s, che registra nuovamente il suo peggior dato dall’inizio della legislatura. Marca, in tal modo, il popolo grillino una distanza di oltre 7 punti e mezzo dal partito guidato da Enrico Letta.

In particolare, il Pd è al 21,6%, FdI al 20,2%, mentre la Lega è al 17,3% ed il M5s al 13,9%. Seguono FI all’8,5%, Azione e +Europa al 4,4%, invece Italia Viva e Verdi sono rispettivamente al 2,7% e 2,5%. Sinistra Italiana scende al 2%, così come Art.1 – MdP all’1,6%.

Tutti uniti contro la guerra in Ucraina.

Il motivo per cui, in queste primissime fasi del conflitto, i movimenti politici sembrano essersi “congelati” grava sul Governo italiano che ha assunto da subito una posizione netta di condanna dell’invasione russa e di sostegno all’Ucraina, sostenuto da una maggioranza vastissima, quasi unanime, degli italiani. In questo contesto rimane ben poco spazio per i distinguo tipici della normale dialettica tra i partiti, di conseguenza gli elettori sono ben poco stimolati a modificare le loro preferenze.

La manifestazione più evidente di questo nuovo clima di unità nazionale si è avuto con l’approvazione in Parlamento del decreto per autorizzare l’adesione del Governo italiano alle sanzioni internazionali contro la Russia e il supporto logistico e umanitario agli ucraini. Circostanza in cui l’opposizione di Fratelli d’Italia e della sinistra radicale hanno votato, a favore, insieme ai partiti di maggioranza.

Mario Draghi

Il voto favorevole delle opposizioni non era certo necessario per garantire numericamente l’approvazione che serviva al Governo, però ha dato quel senso di compattezza e condivisione necessari per rafforzare le decisioni del nostro Paese.

Le forze che sostengono l’esecutivo in Parlamento, oltre a disporre di una solidissima maggioranza in termini di seggi, continuano a raccogliere a tutt’oggi, nel complesso, ben oltre il 70% del consenso degli italiani.

Pertanto, proprio a causa della situazione bellica il Governo Draghi ha ripreso quota e di molto. Difatti secondo un sondaggio elaborato nelle ultime due settimane la fiducia sarebbe cresciuta di quasi 6 punti, spingendosi sino al 53,6%. Un dato assai rilevante.

I principali leader politici, da sx: Enrico Letta, Giuseppe Conte, Matteo Renzi, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni

La ragione di questa risalita, com’è successo durante la pandemia, si può attribuire attribuire ad una maggiore fiducia che si è trasformata in più ampi consensi verso le proprie istituzioni e i propri leader in momenti di grande crisi. Anche la larga condivisione tra gli italiani delle posizioni espresse, peraltro con una certa decisione, dal Governo Draghi in relazione alla guerra in Ucraina ha comunque inciso sulle scelte degli italiani.

Percentuali di consenso leggermente inferiori, ma comunque nettamente maggioritarie, si riscontrano in favore delle pesanti sanzioni economiche imposte alla Russia dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea e, quindi, anche dall’Italia. Da questo punto di vista va sottolineato come una fetta molto consistente della popolazione del Bel Paese sia preoccupata per le conseguenze economiche di questo conflitto a breve e media scadenza soprattutto.

Una parte della popolazione è però contraria alle sanzioni inflitte a Mosca per paura che Putin chiuda il rubinetto del gas all’Italia. Una paura infondata poiché il presidente russo aveva già ridotto del 43% circa l’erogazione del combustibile verso il nostro Paese, quando eravamo ancora alle prese con la pandemia. Per altro i nostri maggiori fornitori di gas e carburanti rimangono i Paesi maghrebini dove l’Eni gestisce i pozzi.

La paura di ritorsioni economiche è legittima ma sino ad un certo punto. Se c’è una persona che adesso deve preoccuparsi sul serio quella è proprio il signor Vladimir stretto da una morsa economica infernale. Sarebbe meglio per lui tornarsene a casa. I tempi sono brutti per tutti ma lui rischia di fare il botto, in tutti i sensi.

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