I prezzi sono aumentati ma le vecchie tassazioni in bolletta sono rimaste. Alcune di queste sono una rapina vera e propria ma il ladro è solo il cittadino che ruba un pezzo di pane al supermercato. Paghiamo più di Francia e Germania e un motivo ci sarà. Il ritorno al nucleare non è un’ancora di salvezza. E la ripartenza si fa sempre più lontana, guerra a parte.
Roma _ Quando si dice “piove sul bagnato”. E’ il caso di dirlo se ci riferiamo, ancora una volta, al caro bollette che come uno tsunami continua inesorabile ad abbattersi su imprese e famiglie italiane. Non bastava il fardello della pandemia con tutti i suoi effetti negativi, da cui è scaturita una eccezionale crisi sociale e sanitaria, i cui effetti si sentono tutti i santi giorni che il buon Dio manda sulla terra.
Adesso è sopraggiunto pure l’ennesimo aumento di elettricità e gas a completare il già fosco quadro delle spese casalinghe e produttive. L’incremento delle tariffe, tuttavia, non è arrivato all’improvviso ma parte da lontano. In linea generale dipende dallo squilibrio tra una forte domanda ed un’offerta insufficiente. Comunque il fatto incontrovertibile è che le imprese italiane ne stanno soffrendo maggiormente rispetto a quelle di altri Paesi.
Confermiamo, ancora una volta, di essere sempre in zona podio quando di tratta di aspetti negativi. Alberghi, bar, ristoranti, attività commerciali si troveranno una bolletta quasi raddoppiata rispetto, ad esempio, alla Francia e tra il 15 e 20% in più della Germania. Gli autotrasportatori avranno un regalo non richiesto: il raddoppio del metano per autotrazione, con una spesa annua maggiore di circa 10mila euro all’anno.
Per gli esperti del settore sono urgenti riforme strutturali, riduzione della dipendenza delle forniture estere, riforma della bolletta elettrica, affrontando il nodo degli oneri generali di sistema. Quest’ultimi sono dei costi fissi presenti in bolletta e rappresentano le spese relative al sostegno delle energie rinnovabili ed alla cogenerazione. Inoltre, ad altri esborsi di sistema come quelli per il nucleare, alle agevolazioni per il sistema ferroviario e alle industrie energivore. Infine alla ricerca di sistema e a sostegno del bonus elettrico.
Questo è il quadro che emerge da una ricerca di Confcommercio e Nomisma Energia sull’impatto dell’aumento di energia relativo alle imprese del terziario. La prima è la Confederazione Generale Italiana delle Imprese, delle Attività Professionali e del Lavoro Autonomo, un organismo italiano di rappresentanza delle imprese impegnate nel commercio, nel turismo e nei servizi (settore terziario) che associa oltre 700.000 imprese. La seconda è una società indipendente di ricerca nel settore energetico e ambientale per lo studio dei mercati e dell’industria.
Il caro energia, senza precedenti per l’alta percentuale degli aumenti, va ad incidere su un settore già stremato dalla pandemia. Come versare del sale su una ferita aperta. Confcommercio auspica maggiore sostegno alle imprese, riduzione dell’Iva sulla bolletta elettrica e carburanti, misure per la riduzione della dipendenza dall’estero.
Inoltre interventi sulla fiscalità energetica e valutazione dei costi di transizione del pacchetto europeo “Fit for 55“, ovvero delle proposte legislative per raggiungere entro il 2030 gli obiettivi del Green Deal. In particolare, ridurre le emissioni di gas ad effetto serra del 55% rispetto ai livelli del 1990 per raggiungere la carbon neutrality nel 2050.
La crisi energetica sta avendo effetti diversi sui singoli Paesi, innanzitutto per la diversa dipendenza dai mercati internazionali e dai differenti modi per cercare di contenere le tariffe. Il nostro Paese è quello messo peggio, sia perché è uno dei più esposti al mercato internazionale, sia per un debito pubblico molto alto, su cui andrebbe a scaricarsi qualsiasi intervento governativo.
La Francia è riuscita a contenere le tariffe grazie al nucleare e la Germania, possedendo molto carbone ha avuto aumenti inferiori. Tutto questo si riverserà sulle attività commerciali e turistiche italiane che si troveranno svantaggiate rispetto a quelle degli altri Paesi.
Secondo alcune stime, ad esempio un albergo di medie dimensione pagherà una bolletta elettrica il doppio rispetto allo stesso albergo in Francia ed oltre il 21% in più della Germania. Le stesse percentuali, più o meno, riguarderanno i ristoranti, bar e negozi. E’ chiaro che bisogna intervenire con moneta sonante per non far affondare un pezzo di economia e ridurre sul lastrico molte famiglie italiane.
Però la soluzione non può essere un ritorno al nucleare e al carbone, come fa sottintendere, tra le righe, Confcommercio. In primo luogo si verrebbe meno agli impegni presi in Europa e con l’Onu. In secondo luogo vuol dire non aver compreso granché sullo stato di crisi ambientale in cui versiamo. L’unica soluzione possibile e praticabile è investire nell’energie rinnovabili per creare un’economia altra da quella finora conosciuta. Altrimenti non se ne esce vivi.