L’animalista paladino dei quattro zampe

Il giovane zoofilo, da anni sotto scorta, gira l’Italia in lungo e in largo per denunciare violenze e maltrattamenti ai nostri amici a quattro zampe. Odiatissimo da cacciatori e bracconieri Rizzi si batte per l’abolizione della caccia e per la modifica delle leggi a protezione degli animali. E’ probabile la sua candidatura alle prossime nazionali.

Trapani Enrico Rizzi, classe ’89, è un influencer paladino degli animali e segretario del partito animalista. Convinto vegano vanta sui social circa 350mila followers. Gira l’Italia in lungo e in largo e non si risparmia quando si tratta di tutelare animali in difficoltà senza fermarsi nemmeno di fronte alle minacce di morte.

Enrico Rizzi

Famoso per le sue dirette Facebook con le quali documenta violenze e maltrattamenti a poveri bestiole, negli ultimi tempi è stato al centro di accese polemiche che lo hanno visto contrapporsi al giudice del tribunale di Trapani che lo ha condannato all’oblio social proprio per una delle sue dirette live per la ormai nota vicenda di Fulgatore.

L’animalista, tempo addietro, aveva denunciato con una diretta su Facebook presunte condizioni disumane in cui veniva detenuto un cane di proprietà di una famiglia del paese trapanese. I proprietari del povero quattro zampe non gradivano l’invasione nella loro proprietà e ne nasceva una lite con tanto di accuse e querele reciproche. Il legale della famiglia, nella controdenuncia, affermava che il cane non era tenuto in cattive condizioni e non c’era traccia di maltrattamenti. Per meglio comprendere i fatti abbiamo raggiunto Rizzi per un’intervista:

Fulgatore: l’aggressione di Rizzi e del suo staff
  • Lei è un attivista ed influencer impegnato nella tutela degli animali. In Italia come siamo messi per quanto riguarda la protezione zoofila?

“…Spiace dire che l’Italia è decisamente indietro rispetto ad altri Paesi in quanto non tutela per niente gli animali nonostante la presenza di leggi e regolamenti. Ad oggi chi maltratta o uccide un animale resta totalmente impunito e libero di delinquere nuovamente per colpa di una legge ingiusta e ferma al 2004

Per non parlare della pratica indecente della caccia che ogni anno provoca morti e feriti anche fra gli umani e che viene ancora permessa se non incentivata con vergognose deroghe che ci costano innumerevoli sanzioni ogni anno dall’Unione Europea e ciò per favorire un piccolo gruppo di cacciatori che rimangono solo un bacino di voti per i partiti

Ma basta pensare anche ai circhi. In Europa ben 20 Stati hanno dichiarato lo Stop definitivo all’uso di animali, mentre l’Italia ne permette ancora l’indecente utilizzo rimanendo ferma ad una legge di 50 anni fa (Legge 337/1968). C’è ancora tanta strada da fare. Siamo troppo, ma troppo indietro…”.

  • Quando e come ha sentito la necessità di doversi battere per dare voce agli animali?

“…Amo gli animali ed ho sempre pensato che più un essere vivente è indifeso più ha il diritto di essere tutelato, purtroppo gli animali non possono parlare. Cerco di far valere i loro diritti da oltre 17 anni e continuerò a farlo fino all’ultimo giorno della mia vita. E’ la mia missione...”.

La cinomachia clandestina è un fenomeno in netta recrudescenza e gestito dalla criminalità
  • C’era e c’è davvero bisogno di una persona come lei nel variegato mondo degli animalisti italiani? Perchè?

“…Non penso di essere indispensabile, ma di sicuro ho salvato la vita a tantissimi animali. Dal cane maltrattato, alla pecora pronta per essere uccisa di frodo. Dal cavallo utilizzato per le corse clandestine, al leone utilizzato illecitamente dentro un circo. Dall’oca utilizzata in una festa centenaria, al coniglio allevato dentro una gabbia minuscola. Potrei raccontare centinaia di situazioni in cui, fortunatamente, sono riuscito a restituire la dignità agli animali…”.

  • Lei si è definito paladino degli animali e attraversa l’Italia in lungo e largo per correre in aiuto di quelli meno fortunati. Per questa sua attività ha subito aggressioni ed intimidazioni. Quanto le costa in termini personali il suo impegno verso i quattro zampe?

“…Ho dovuto cambiare la mia vita e purtroppo, indirettamente, è stata costretta a cambiarla anche la mia famiglia. Da 5 anni è stata attivata nei miei riguardi una misura di protezione attivata dalla Prefettura, proprio a causa delle pesanti ritorsioni e minacce che ho subito in modo particolare dalla criminalità organizzata, avendo denunciato numerosi pregiudicati. Purtroppo ho subito il danneggiamento della mia autovettura, distrutta a colpi di sassi e ho anche ritrovato animali morti davanti la mia abitazione. Per ultimo un povero animale di specie protetta che mi hanno fatto trovare attaccato al cancello, impiccato…”.

  • Lei ha dichiarato che per la vicenda di Fulgatore un giudice l’ha condannata all’oblio sui social, ma il magistrato pare si fosse limitato ad ordinare la rimozione della diretta live su Facebook. Non è cosi?

“…All’inizio sì ma poi ha deciso di andare oltre, ad avviso dei miei legali, in maniera del tutto illegittima. Non posso al momento entrare nei dettagli della vicenda considerando che quanto accaduto negli ultimi giorni è talmente grave che ho dovuto formalizzare un atto di denuncia-querela nei confronti del giudice per i reati di falso ed abuso d’ufficio…”.

Partito Animalista Europeo, prima di dare le dimissioni mesi fa Rizzi era il capo della segreteria nazionale
  • Perché ha deciso di candidarsi in Parlamento?

“…Me lo hanno chiesto tantissimi miei followers che seguono la mia pagina Facebook; devo dirle che un anno fa ero molto felice e convinto di fare questo importante passo, oggi no. Sono disgustato dall’aria che si respira nei palazzi di potere…”.

  • Lei è stato più volte oggetto di feroci illazioni e aspre polemiche da parte di altri animalisti per la gestione e l’utilizzo delle raccolte fondi. Ci spiega come stanno le cose?

“…Le rispondo in primis dicendo che l’invidia è una brutta bestia – conclude Enrico Rizzi Molti colleghi animalisti non sopportano il fatto che io sia seguitissimo sui social. Detto ciò, le raccolte fondi non sono mai nascoste come qualcuno vuole far credere, bensì sempre pubbliche e visibili sui social. I miei sostenitori e chi ha donato soldi non mi hanno mai contestato nulla ed hanno piena fiducia in me, atteso che sanno perfettamente che ogni volta rendo pubbliche ricevute fiscali e fatture relative alle spese effettuate

Qualcuno però continua a confondere (spesso in malafede) una raccolta fondi magari per un animale salvato, con i guadagni del mio lavoro da influencer animalista; quest’ultima attività riguarda la mia professione essendo titolare di partiva iva e quindi capirà bene che di quanto guadagno non devo rendere conto proprio a nessuno. Concludo ricordando che, come qualsiasi lavoratore, su miei redditi ovviamente pago le tasse…”.

 

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