I politici nascondono la testa. E’ il momento dei “consiglieri”. Che pensano ai fatti propri

Non si può demandare a terzi il proprio ruolo per evitare responsabilità. Ne abbiamo fin sopra i capelli di commissari, esperti, consulenti e intellettuali che si sono sostituiti, di fatto, ai rappresentati delle istituzioni che si defilano ogni giorno di più specie quando debbono rendere conto agli italiani. Intanto il Bel Paese non riparte e le imprese continuano a chiudere mentre le super bollette strozzano le famiglie.

Roma – Esperti, filosofi ed intellettuali non sempre sanno fare politica. Ma sanno interpretarla, e anche bene. Il problema grande della politica italiana, infatti, riguarda proprio la mancanza di una classe dirigente in grado di vedere nel futuro e di esprimere personaggi che possano ricoprire ruoli di leadership.

Enrico Letta, Giorgia Meloni, Matteo Salvini

Questo deficit è particolarmente presente tra le forze “populiste” di Governo, che rischiano di non durare a lungo perdendosi a volte anche nell’affrontare le difficoltà del presente. Questo molto spesso perché i novelli “Don Chisciotte” non conoscono i tortuosi meccanismi burocratici che hanno incancrenito il Paese. Questi “Cavalieri forniscono panacee che solo teoricamente possono andare bene, per poi infrangersi sugli scogli aguzzi di vecchi apparati amministrativi che stoppano qualsiasi iniziativa.

La frenesia del “tutto subito”, che va per la maggiore, condanna il progetto al fallimento. La grave situazione necessita dunque di una regia composta da politici e consulenti esperti che evitino al sistema politico di avvitarsi su sé stesso, ma con i giusti ruoli. Il problema è proprio quello di trovare un punto di equilibrio soddisfacente, al fine di evitare di vivere alla giornata. L’ideale sarebbe che ogni partito possa disporre di una comunità ideale o di appartenenza con un forte “senso dello Statoin grado di fare da traino all’amministratore di turno per realizzare progetti sociali.

Per arrivare a tanto si dovrebbe disporre di una visione condivisa e prospettica del singolo atto legislativo. Cioè sapere come applicarlo tenendo conto in primis della burocrazia ed in secondo luogo delle varie fasi necessarie per la realizzazione di tutti gli step, necessari a rimuovere le sofferenze dei vari apparati amministrativi che potrebbero bloccare ed ostacolare il disegno di legge. Ma l’elettorato è molto fluido, così come le idee, ed allora i politici si vedono costretti a seguire la corrente.

Se si vuole andare avanti si deve rifondare la cultura politica. I leader non guardano oltre i tweet, i sondaggi e le percentuali di gradimento dei cittadini. Il politico illuminato, alla capacità di intercettare ilconsenso” deve saper unire una “visione” chiara ad ampio raggio.

Il tempo stringe e urge da subito migliorare la situazione di sofferenza e di buio che il Paese sta soffrendo. La responsabilità di chi gestisce la cosa pubblica deve essere diretta e non demandare ad altri i propri doveri.

Generale Francesco Paolo Figliuolo

Fino ad oggi, invece, ci si é affidati esclusivamente a esperti e consulenti che, in pratica, assumono o meglio assurgono ad un ruolo che non compete loro. Ma ciò fa comodo alla politica, che si schernisce dietro il parere delle commissioni di esperti tentando in tal modo di deresponsabilizzarsi.

Il rapporto di consulenza, invece, non dovrebbe orientare il politico, piuttosto renderlo edotto in maniera indipendente su argomenti che non conosce. Invece sta avvenendo l’esatto contrario. Ormai pare che si voglia delegare anche la funzione di legislatore o amministratore a soggetti terzi, e non per avere un parere professionale (come dovrebbe essere) piuttosto per farsi sostituire nel ruolo politico. Evento inaccettabile e pericoloso. La consulenza, così facendo, si pone, rispetto alla scelta politica, in un rapporto per certi versi inquietante, anche all’esterno.

I virologi Massimo Galli, Matteo Bassetti e Fabrizio Pregliasco

Basti pensare alle miriadi di interviste e comparsate televisive dei virologi. Davanti alle telecamere si sono spesso espressi con pareri discordanti innescando meccanismi perversi e disinformazione. Poi c’è l’aspetto “spettacolare” dei partecipanti che sono diventati vere e proprie star che pubblicizzano i propri libri ed altri lavori professionali che al pubblico interessano poco e niente.

Una vera assurdità generata dai politici che hanno perso di credibilità e ceduto le armi ad una pletora di consiglieri che pensano esclusivamente ai fatti propri. Insomma un fallimento bello e buono.

Se richiamiamo alla mente la stagione di “Mani Pulite” ci potremmo rendere conto facilmente del ruolo che ebbero all’epoca i magistrati, rispetto alla debolezza della politicaIeri come oggi.

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