Le ulteriori sanzioni a Putin, con tutto ciò che ne potrebbe conseguire, e le riforme di Giustizia e Fisco dovrebbero galvanizzare la pletora politica nostrana ancora troppo occupata in campagna elettorale. Mentre l’Italia sprofonda in una crisi economica senza precedenti con aumenti in tutti i settori merceologici, servizi, consumi, sanità e trasporti. I problemi della quotidianità per oltre sei milioni di persone sono diventati una lotta per la sopravvivenza.
Roma – Restrizioni per l’aggressore e riforme. La richiesta di nuove sanzioni contro la Russia e il confronto tra i partiti sulla riforma della Giustizia e del Fisco, sono i temi caldi della politica. Ma ciò che più indigna sono le ultime aggressioni di Putin. Il tema, così, dello stop alle importazioni di energia dalla Russia, finora rimasto sotto traccia dall’inizio dell’invasione decisa da Putin contro l’Ucraina, entra nel dibattito della politica italiana.
Le ultime immagini del massacro dei civili di Bucha, cittadina del nord-ovest della capitale ucraina colpiscono nel cuore il mondo intero. Nessuna visione geopolitica può, in effetti, giustificare tante morti così come nessuna sanzione potrà fermare la guerra e l’aggressione di Putin. Il perseguimento della pace con azioni di mediazione e diplomatiche non deve fermarsi o essere soffocata dalla rabbia violenta e distruttiva del conflitto.
Mentre l’Unione Europea annuncia nuove sanzioni in arrivo per Mosca, a chiedere l’embargo su gas e petrolio russo è il segretario del Pd Enrico Letta con poche righe scritte in inglese su Twitter, afferma: “…How many #Bucha before we move to a full oil and gas Russia embargo? Time is over…” (trad. “quante Bucha prima di muoversi verso un pieno embargo di petrolio e gas russo? Il tempo è finito”).
Un’uscita che ha raccolto nell’immediato il consenso di Pier Ferdinando Casini, il quale ha risposto a Letta scrivendo: “…You are right…” (Trad. “hai ragione”). Ma il Governo vuole discutere di nuove sanzioni solo di concerto con l’Europa. Anche il Papa è pronto a recarsi a Kiev, ma sembra troppo pericoloso.
Intanto la realizzazione del Pnrr è a rischio perché i fondi sono insufficienti e, in alcuni casi, i bandi non sono partiti. Colpa anche dell’inflazione. Infatti l’incremento dei prezzi energetici e il caro materie prime mettono sotto pressione anche il comparto delle costruzioni e, di conseguenza, rendono più difficile il conseguimento di alcuni obiettivi del Pnrr, mentre il disagio sociale aumenta così come le tasse.
“…Bloccare, rottamare, rateizzare cartelle esattoriali impossibili da pagare sarebbe un atto di giustizia nei confronti di milioni di italiani che, dopo pandemia e guerra, rischiano di perdere tutto. Incredibile che la sinistra si opponga…”, scrive Matteo Salvini il quale, sui social, rilancia la “pace fiscale”, ovvero la Rottamazione quater.
La preoccupazione riguarda i periodi 2018, 2019 e 2020 che erano fuori dalla Rottamazione ter e che non rientrano nella nuova riapertura, e le aziende già in difficoltà stanno vedendo aggravarsi le proprie condizioni di salute, già in arretrato con le imposte di questi tre anni. La soluzione, dunque, potrebbe essere una Rottamazione quater in cinque o, ancora meglio, dieci anni.
Il progetto di cui parla Alberto Gusmeroli, vice presidente della Commissione Finanze alla Camera, riguarderebbe multe e cartelle non solo derivanti dalle attività economiche ma anche dei privati, per le tasse comunali come l’Imu o la tassa rifiuti, che le famiglie durante gli anni di pandemia non sono riuscite a pagare.
Infine ci sono anche le cartelle cosiddette inesigibili, per le quali non c’è speranza che siano pagate a causa di fallimenti o situazioni debitorie molto compromesse. Il loro valore ammonta a circa mille miliardi. Ma niente da fare, si preferisce non intervenire e considerarli imprenditori “invisibili”, ovvero reietti della società.
Dopo l’avvio della riforma sulla Riscossione è arrivato, con sentenza dell’11 marzo scorso, il no della Consulta alla cancellazione delle cartelle, in quanto definita “contraria al valore costituzionale del dovere tributario”. Un rebus difficile da sciogliere ma che riguarda milioni di cittadini dai quali, in ogni caso, lo Stato non potrà ricavarne nulla. Allora meglio condannarli all’oblio.