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Staccarsi dalla Russia si può: razionalizzare i consumi e produrre in proprio

Le strategie per stroncare la dipendenza dall’Est europeo esistono ma occorre da subito eliminare gli sprechi e spingere sulle energie alternative. Sino a raggiungere una relativa autonomia che limiti le importazioni all’indispensabile. Tetto massimo per i carburanti e agevolazioni per le aziende che producono energia elettrica da fonti diverse.

Roma _ Gli ultimi avvenimenti bellici tra Russia e Ucraina hanno esacerbato il problema delle fonti energetiche, che sono fondamentali per mantenere in vita un sistema di produzione ad alta intensità. Molti Stati dell’Unione Europea, Italia compresa, dipendono per buona parte dalle forniture di gas russe. La soluzione sarebbe riuscire ad essere autonomi e non dipendere da nessuno, nemmeno da Putin in questo caso.

Fatih Birol, direttore esecutivo IEA (Foto Daniel Leal)

L’IEA Agenzia Internazionale dell’Energia – ha suggerito una serie di soluzioni che possano controllare i prezzi. Si tratta di un’organizzazione internazionale intergovernativa, istituita dopo la crisi petrolifera del 1973 dall’OCSEOrganizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico – per assicurare la stabilità degli approvvigionamenti energetici e sostenere la crescita economica dei Paesi membri. Oggi l’Agenzia promuove anche la protezione dell’ambiente, la sostenibilità e le fonti alternative.

Tra i suggerimenti elencati dall’Agenzia ne ricordiamo alcuni. Quest’anno scade il contratto col colosso energetico Gazprom ed entro il 2030 ne scadranno altri. Rispettando l’estinzione dei contratti, l’UE non dovrà pagare le penali delle clausole. Il consiglio che proviene da più parti e quello di non rinnovarli ma di diversificare le importazioni.

La vexata quaestio: l’UE deve per forza dipendere dalla Russia?

L’introduzione di una soglia minima di stoccaggio del gas, eviterebbe oscillazioni del mercato energetico e renderebbe più resiliente il sistema. Inoltre accelerare gli investimenti per le energie rinnovabili, fotovoltaico ed eolico, semplificando e digitalizzando la burocrazia.

I cittadini potrebbero essere incentivati con un bonus del 20% sui costi di installazione di pannelli solari, il che comporterebbe un ulteriore risparmio di energia elettrica. Le centrali nucleari dopo i consueti controlli di sicurezza e manutenzione, dovrebbero aumentare la produzione di energia elettrica.

Il futuro dell’energia è nel solare

Mentre quelle a biomassa, già operanti per il 50% nel 2021, con opportuni incentivi ed una legislazione che possa permettere rifornimenti sostenibili di bioenergia, potrebbero far crescere ancora di più la produzione di energia elettrica.

Le compagnie che non usano il gas dovrebbero pagare una tassa temporanea sugli utili a cascata. In questo modo il maggior introito fiscale potrebbe essere redistribuito per diminuire le bollette elettriche, con giovamento per le fasce più povere della popolazione.

Ed ancora la sostituzione delle caldaie a gas obsolete con pompe di calore con un forte abbattimento dei consumi. La promozione dell’efficientamento energetico scatenerebbe un circolo virtuoso. Ad esempio il semplice isolamento termico avrebbe effetti sull’economia con un incremento dell’occupazione nelle imprese del settore.

E poi termostati intelligenti, manutenzione costante delle caldaie, provocherebbero un raddoppio del risparmio di gas, con riduzione dei costi delle bollette. Ridurre l’uso domestico di gas, secondo l’IEA, potrebbe trasformarsi in una risposta politica nei confronti della Russia.

Imporre un limite negli edifici pubblici e consigliare i cittadini di abbassare di un solo grado (21° e non 22°), ridurrebbe il costo delle bollette e la domanda comunitaria di materia prima.

I suggerimenti dell’Agenzia, come si è visto, sono validi sia per il singolo cittadino che per la comunità. Tuttavia le iniziative più rilevanti devono essere frutto delle azioni dell’Unione Europea e dei Governi dei Paesi membri. E’ qui che casca l’asino. Non bastano chiacchiere a iosa che si disperdono nel vento.

Vladimir Putin all’inaugurazione del gasdotto Nord Stream 2 che arriva fino a Greifswald, Germania

Ci vogliono fatti concreti e, soprattutto, una spinta decisiva verso le energie rinnovabili, senza se e senza ma e senza alcun tentennamento. Ci potremmo liberare della dipendenza con la Russia e con altri Paesi per produrre energia e calore. Necessario ripensare ad incentivi per far crescere la produzione interna e domestica di energia.

Ma, soprattutto, urge un radicale cambio del paradigma culturale su cui si è basato il sistema economico finora. Quindi meno produzione, più lentezza, meno consumo di energia. Faremmo del bene a noi stessi ed all’ambiente.  

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