Di Battista rimprovera a Calenda di aver preso in giro gli elettori con le sue dimissioni da consigliere mentre il leader di Azione risponde di aver deciso cosi per dare spazio ad un giovane consigliere e seguire meglio le attività politiche del suo partito. “Dibba”, evidentemente, non ha digerito la sconfitta di Virginia Raggi che l’ex grillino aveva sostenuto con una manciata di voti.
Roma – Roberto Gualtieri completa la squadra che dovrà affiancarlo nel gravoso impegno di governare la Capitale. Dopo anni grigi i romani sperano di vedere l’alba del nuovo giorno. La Giunta municipale sarà composta per metà da tecnici e l’altra metà da politici. In totale 12 assessori: sei uomini e sei donne.
A breve oltre l’ufficializzazione della squadra del nuovo inquilino del Campidoglio è attesa anche la presentazione del piano straordinario per la pulizia della città, in pratica il primo punto su cui si misurerà la nuova stagione amministrativa della Città Eterna.
Difficile trovare profili di altissimo livello disposti a mettersi in tasca ben poca pecunia per l’espletamento del loro mandato. A breve, infatti, verrà sciolto il rebus del manuale Cencelli, poi si vedrà. Intanto gli altri due candidati a sindaco di Roma si dimettono dalla carica di consigliere comunale per lasciare il posto ai primi dei non eletti delle rispettive liste. Sono Michetti e Calenda, rispettivamente secondo e terzo alle elezioni per il Campidoglio.
Mentre Michetti afferma che la sua decisione nasce dall’intenzione di continuare a fare l’avvocato amministrativista e dal desiderio di offrire un contributo civico alla buona amministrazione. Dall’altro lato Calenda motiva la scelta come un’occasione per meglio seguire, a livello nazionale, le attività politiche di Azione, il partito fondato dall’europarlamentare e già ministro dello Sviluppo Economico nei governi Letta e Renzi.
L’avvocato Michetti, in buona sostanza, non si tira indietro ma vorrebbe offrire “…Un contributo civico indubbiamente superiore rispetto a quanto potrebbe garantire da consigliere di opposizione…”. Ma la sua dichiarazione innesca non poche polemiche.
Se da FdI c’è chi plaude al passo indietro di Michetti, nella Lega e Forza Italia non la pensano allo stesso modo. Infatti Maurizio Gasparri ed il coordinatore leghista di Roma Alfredo Bechetti la bollano come una decisione irrispettosa, che non apprezzano. Non solo, anche dall’opposizione Michetti diventa bersaglio di un ex grillino, come Alessandro Di Battista, il quale spara a zero su entrambi i dimissionari e li attacca a spada tratta come “disertori“.
“…Hanno fatto dichiarazioni d’amore nei confronti di Roma e ora hanno rinunciato al ruolo di consigliere comunale. Vi hanno chiesto i voti ma di quei voti se ne fregano…”, tuona dai suoi social Di Battista. Nonostante sia comprensibile che la rabbia dell’ex pentastellato è dovuta allo scarso risultato della Raggi, arrivata allo scrutinio solo quarta fra i candidati sindaci nonostante l’aiutino dello stesso Di Battista, simili espressioni sono eccessive e fuori luogo.
Dimenticando, peraltro, quando 5 anni fa lo stesso Grillo aveva decapitato Marika Cassimatis, la vincitrice delle primarie on line, preferendole la Raggi nonostante la base del M5s avesse fatto altra scelta. Un esempio di etica e moralità a corrente alternata, secondo l’utilità del momento. A volte il silenzio, come il rispetto verso le scelte altrui, andrebbe non solo rispettato ma certamente non strumentalizzato politicamente dagli avversari. Così come il rifiuto di “Dibba” di non candidarsi alle elezioni nazionali nell’attuale legislatura in corso.
In ogni caso la risposta di Calenda non si è fatta attendere: “…Cuore di Panna… in consiglio comunale, dove potrei stare anche rimanendo parlamentare europeo, farò entrare un ragazzo giovane che ha coordinato il programma. Se riesci a scrivere la domanda di assunzione potrei chiedergli di prenderti come assistente…”.
Comunque Calenda, al di là delle polemiche, parteciperà alla prima riunione del Consiglio Comunale prevista per oggi 4 novembre e solo in seguito darà le dimissioni. In questa data si svolgeranno il giuramento del sindaco e l’elezione del presidente dell’Assemblea capitolina.