Il Premier Draghi programma caute riaperture e sempreché i contagi lo permettano. Lega ed altri premono per riaprire su larga scala mentre la decisione della Consulta mette paura: non si può abbassare la guarda.
Roma – Inesorabile il responso della Corte Costituzionale. Il “fine pena mai” non è compatibile con gli articoli 3 e 27 della Costituzione italiana, oltre che con l’articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.
I boss e affiliati alla mafia che non abbiano collaborato con la giustizia, attualmente, non possono accedere alla liberazione condizionale allo scadere dei 26 anni di reclusione, nemmeno quando è certa la riabilitazione.
L’argomento in questione, che ci vede non tutti uguali davanti alla legge, riguarda il cosiddetto ergastolo ostativo, ovvero l’impedimento previsto dall’articolo 4bis dell’Ordinamento Penitenziario sulla concessione dei benefici ai condannati per reati molto gravi, ovvero quelli di matrice mafiosa e terroristica, che non abbiano “utilmente collaborato” con la giustizia.
La Corte Costituzionale ha dato un anno di tempo al Parlamento per provvedere a quanto deciso dalla Consulta con una legge. Sul piano strettamente politico solo cronaca di scaramucce, liti e mozioni di sfiducia. Ma il problema rimane serio e non poco:
“…Stando cosi le cose un giudice potrà concedere la libertà vigilata anche ai boss più feroci – dice la parlamentare Piera Aiello, Gruppo Misto, membro della Commissione Antimafia – e senza che abbiano mai manifestato l’intenzione di collaborare con i magistrati. Il pronunciamento mette in pericolo l’impianto di contrasto alla criminalità organizzata per il quale giudici eroici e servitori dello Stato hanno perso la vita…
…Le istituzioni rischiano così di realizzare i desideri espressi dalla mafia stragista di Totò Riina nel famoso “papello”, e di rendere inutili i sacrifici dei magistrati assassinati da Cosa nostra. Corriamo il pericolo di ritrovarci feroci criminali in libertà e di perdere del tutto la fiducia dei cittadini e dei parenti delle vittime di mafia nello Stato… Spero che i miei colleghi non si facciano artefici della distruzione dell’impalcatura di contrasto alla mafia che molti Paesi ci invidiano e che lo Stato non decida di arretrare per l’ennesima volta davanti alla prepotenza della criminalità organizzata...”.
La Lega insiste per avviare le riaperture il prima possibile. Una posizione ribadita nell’incontro della delegazione del partito con Mario Draghi a Palazzo Chigi, alla quale non ha partecipato Matteo Salvini.
“Il miglior ristoro è cominciare graduali riaperture, il che non vuol dire liberi tutti”, ha dichiarato il capogruppo leghista al Senato, Massimiliano Romeo, al termine della riunione.
“…Ispiriamoci innanzitutto a un principio di ragionevolezza e di buon senso – ha aggiunto Romeo – e poi facciamo riferimento al fatto che nel decreto è previsto che, se i dati lo permettono, si possa riaprire. Bisogna allentare un po’ le restrizioni perché quando queste durano a lungo la gente rischia di ignorarle…”.
Draghi, alle sollecitazioni, risponde chiedendo maggiore unità e non dispetti. Alimentare polemiche, continua il Presidente del Consiglio, non produce buoni frutti ed è una strategia che serve a poco, ribadendo peraltro che quello da lui guidato è un Governo di unità nazionale.
Chiaro ed efficace l’invito alla Lega a non esasperare i toni. La versione finale del testo, che dovrebbe arrivare in Consiglio dei Ministri la prossima settimana, verrà illustrata da Draghi alle Camere il 26 e 27 aprile prossimi.
Intanto continuano gli incontri con tutti i gruppi parlamentari sul Recovery Plan, in vista del varo del piano da 191 miliardi da inviare a Bruxelles entro il 30 ottobre.
Nonostante il Premier abbia fatto da scudo a Speranza, continuano gli attacchi contro il ministro della Salute, prima sferrati dal “Carroccio”, adesso anche da Fratelli d’Italia, che ha presentato una mozione di sfiducia.
Mozione che potrebbe anche essere sottoscritta dalla Lega, ha detto Riccardo Molinari, capogruppo alla Camera.
Nessuno vuole mettere alla ghigliottina Speranza, però la testa del ministro sembra già rotolare. Il motivo degli attacchi e della condanna è uno solo, secondo l’ex opposizione di centrodestra: il Governo è cambiato, sarebbe ora che cambiasse anche la politica del ministro della Sanità.
Insomma le polemiche continuano e non accennano a placarsi, mentre le esortazioni di Draghi cadono nel vuoto.
L’iniziativa del partito di Giorgia Meloni è stata duramente criticata anche dal segretario del Pd, Enrico Letta: “…E’ una vergogna mettere alla gogna Speranza, solo perché sta tenendo duro sulla richiesta di aperture sconsiderate…”.
Certamente le riaperture possono avvenire ma in sicurezza. Non bisogna essere menti eccelse per comprenderlo, ma possedere solo buon senso e farsi condizionare meno dalle sollecitazioni delle varie categorie commerciali ed imprenditoriali.
Comunque, tanto per stordirci tra numeri e percentuali, ecco la classifica momentanea dei partiti secondo alcuni sondaggi settimanali: la Lega continua a calare, con il partito di Giorgia Meloni che invece cresce ancora e si avvicina al Pd.
Nonostante le tensioni nella maggioranza e la linea apparentemente critica condotta dal segretario Matteo Salvini, sempre in polemica con le decisioni dell’esecutivo, il Governo sembra non giovare al Carroccio per quanto riguarda i consensi. Forse se fosse rimasta all’opposizione la Lega avrebbe ottenuto ben altre percentuali.
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