Le riforme sono state rallentate da mille intoppi e dai soliti interessi dei partiti. Il conto alla rovescia, adesso, è per il Piano di Ripresa e Resilienza, la questione che tormenta il Governo. Per il resto la situazione generale è in lento ma progressivo peggioramento con aumenti in tutti i settori merceologici. Ancora qualche mese di sofferenza e la situazione economica generale potrebbe essere gravemente compromessa.
Roma – Mentre la guerra semina morte e distruzione, la Presidente dell’Ue, Roberta Metsola, si reca a Kiev per portare un messaggio di speranza all’Ucraina ed assumere tre impegni precisi.
“…L’invasione criminale di Vladimir Putin lo mette in contrasto con il mondo – afferma Metsola – non vi abbandoneremo nella vostra lotta, mentre sul medio periodo riconosciamo le vostre aspirazioni per l’adesione all’UE e potete contare su di noi per arrivarci…”.
Nella pericolosa visita la rappresentante europea promette anche l’impegno dei ventisette Paesi dell’Ue a ricostruire il Paese quando la guerra sarà finita. Sul fronte politico interno, invece, l’emergenza del conflitto, ha senza dubbio scompaginato l’agenda del Governo, nonostante il Presidente del Consiglio abbia più volte ribadito che il lavoro sulle riforme continua. In maniera lenta e discontinua.
I noti rallentamenti dell’iter legislativo sono dovuti, almeno in parte, alle difficoltà dei partiti nel trovare un equilibrio tra le diverse esigenze all’interno delle commissioni parlamentari.
Giustizia, Delega Fiscale, DDL Concorrenza e Codice degli Appalti, sono ancora le riforme più attese del Governo Draghi che sono ferme in Parlamento, complici una serie di “stop and go” dovuti anche alla guerra sferrata da Vladimir Putin. Poi ci sono le lentezze dovute agli interessi di ciascuna parte politica e che pesano notevolmente sulla celerità dei provvedimenti di cui tutti attendiamo con ansia l’approvazione.
I lavori di Camera e Senato hanno subito un’ulteriore frenata tra il voto delle risoluzioni e il DL Ucraina, con la maggioranza che ha scricchiolato fino all’ultimo sul nodo delle spese militari.
Ma anche su altri dossier i partiti, almeno quelli che sostengono l’esecutivo, hanno dovuto fare i conti con differenze di vedute, che rischiano di trasformare in un percorso ad ostacoli l’iter per le riforme, il cui cronoprogramma è scandito dagli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Peraltro la sessione parlamentare, caldeggiata dal Pd subito dopo il discorso di insediamento bis del Presidente della Repubblica, non è andata oltre un confronto preliminare. La Giustizia rappresenta una delle questioni chiave e proprio domani ci sarà un nuovo round fra la ministra Marta Cartabia e la maggioranza.
Il nodo principale è il sorteggio per il Consiglio Superiore della Magistratura che andrà in votazione il giorno successivo in commissione alla Camera. Poi c’è la Delega Fiscale, che alza la temperatura tra i partiti che sostengono l’Esecutivo. L’approdo a Montecitorio è stato fissato per martedì 19 aprile, anche se il provvedimento era inizialmente atteso il 28 marzo.
Votazioni traballanti ed incerte, in Commissione Finanze, hanno fatto vacillare il Governo sulla Revisione del Catasto all’inizio di marzo ed ora sia FI che la Lega spingono per un aumento del tetto della Flat Tax. Divergenze che non sono certamente dettagli insignificanti ma visioni diverse che all’interno della maggioranza rendono, ulteriormente, difficile il percorso politico. Ma non finisce qui.
Il DDL Concorrenza si è trasformato in un altro campo di battaglia, con oltre mille emendamenti presentati da tutti i gruppi per il Disegno di Legge Delega dell’Esecutivo, adeguato agli obiettivi del Pnrr, per cui si punta sull’approvazione in Senato entro aprile e in un assenso definitivo entro giugno.
Le polemiche, però, sulle Concessioni Balneari ancora non si placano, mentre sulla liberalizzazione di Taxi e NCC (noleggio auto con conducente), Forza Italia, Lega e FdI hanno innalzato un muro, con l’obiettivo di stralciare queste norme.
Fra le riforme più attese, però, c’è anche quella del Codice degli Appalti, passata alla Camera dopo il via libera del Senato a marzo. Tra i punti fondamentali c’è la semplificazione di norme e procedure.
Anche in chiave Pnrr, che continua a rappresentare una stella polare in cima all’agenda di Palazzo Chigi, si devono fare i conti contro il tempo. Che scarseggia.