La prima sta superando il secondo di qualche lunghezza. Poca roba ma saranno gli elettori a confermare o meno la pole-position di Giorgia Meloni. Salvini non perde occasione per ostacolare l’avversaria ma è difficile tenere un piede nel governo e l’altro fuori. Questa sorta di equilibrismi non pagano in politica. Capitan Matteo dovrebbe saperlo.
Roma – Il centro-destra parte all’attacco. Salvini e Meloni, apparentemente su sponde diverse, convergono all’unisono contro M5s ed il Pd, strenui difensori del reddito di cittadinanza. La cosa, volendo considerare, è assai curiosa. Da una parte c’è la destra di Governo, attualmente incarnata dalla Lega e dal suo capo, che sostiene il governo Draghi, insieme Pd, M5s, Italia Viva ed i rimasugli della sinistra alla sinistra, che gioca come membro della maggioranza e “rais” dell’opposizione.
Dall’altra parte insiste Fratelli d’Italia che rappresenta la destra, quella all’apparenza più coerente, che non accetta contaminazioni con la sinistra e con gli stessi alleati del centrodestra al governo (FI e Lega), in questa gestione-Draghi definita da Mattarella come il “Governo di unità nazionale”.
Giorgia Meloni, dal canto sua e in maniera sempre più palese, mira a spodestare definitivamente la Lega e lo stesso Salvini per avere diventare la prima forza politica in vetta al gradimento dei cittadini interpellati nelle intenzioni di voto.
Certamente non è evidenza scientifica, perché i sondaggi elettorali si basano su un campione di appena mille-due mila persone in rappresentanza di tutti gli italiani, ma più sondaggi politici diversi indicano Fratelli d’Italia come il primo partito d’Italia. Ma anche come primo partito da battere alle prossime amministrative del 3 e 4 ottobre. Il problema è chi riuscirà a superarlo in termini di consensi autentici.
Ad ottobre si vedrà. Però chi lo avrebbe mai detto: solo tre anni fa, nelle ultime elezioni nazionali del 2018, al termine dello spoglio dei voti delle politiche (che consacrarono il M5S primo partito d’Italia, seguito dal Pd e dalla Lega) Fratelli d’Italia si attestava al 4,3% dei voti (ovvero 19 seggi, gli stessi che attualmente detiene), oggi invece vale circa il 21% netto delle intenzioni di voto, seguito dalla Lega al 19,5%.
Un distacco per i due partiti, alleati nel centrodestra, di 1,5 punti percentuali. Poca cosa, certamente, ma proprio per questo Meloni cerca di differenziarsi da tutti gli altri partiti, ponendo il veto a tutto ciò che viene proposto in Parlamento al fine di superare, con margini più alti, il rivale Salvini, che cerca a sua volta di salire in classifica, sino ad oggi senza riuscirci. Insomma è battaglia aperta e chi gareggia può essere alleato sino ad un certo punto.
Al di là delle immagini in cui i due rappresentanti della destra si fanno ritrarre insieme sorridenti, la battaglia all’ultimo voto continuerà fino alle prossime amministrative. In ogni caso sia Salvini che per Meloni “il reddito di cittadinanza non si è rivelato efficiente”. E speriamo usino un eufemismo. Il RdC è una fetecchia che deve essere eliminata subito se vogliamo che milioni di italiani tornino a lavorare senza gravare sulle spalle di chi produce e si sacrifica per una Paese che annaspa sempre di più proprio per colpa di simili iniziative assistenziali.
Il leader della Lega, infatti, dichiara che “metterà la sua firma su una proposta di legge per eliminare l’obbrobrio del RdC“, fortemente voluto dai grillini e votato nel primo Governo Conte anche dall’ex ministro dell’Interno leghista e dal Carroccio in Parlamento. Così come la Legge portata avanti dal M5s è stata anche osteggiata dal Pd nel primo governo Conte (M5s – Lega) e sostenuta invece, successivamente, nel Conte bis (M5s – Pd).
In effetti entrambi i leader della destra stanno rilasciando interviste simili e dello stesso tenore, dal Forum di Cernobbio: “Otto miliardi di euro spesi male che devono tornare nel settore produttivo per creare lavoro e non assistenza”. E i soldi che si sono fregati torneranno mai nelle casse dello Stato?
Meloni sostiene che il RdC è “…Assimilabile al metadone…” mentre Salvini intervenendo, sempre a Cernobbio, per togliere ogni dubbio, ha affermato quasi uno sproposito che in molti non gli perdonano “…La Lega rimane al governo per vigilare e non lasciare un Paese, in mano a Pd e 5 Stelle, ricco di tasse e sbarchi, con all’ordine del giorno il proporzionale, lo Ius soli, il Ddl Zan e altre amenità del genere…”. Per chi crede ancora alle parole di Capitan Matteo.
Giuseppe Conte, invece, pur sostenendo il RdC è favorevole ad un miglioramento della Legge. Non avrebbe potuto dire il contrario. Almeno è stato sincero.